La classe dirigente dei Paesi occidentali di fronte alla crisi di
rappresentatività dei parlamenti nazionali per mantenere il ‘Potere’ adattano a
loro piacimento i sistemi elettorali
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
1953 - Foto da ilquotidianoitaliano.com |
Era
il 31 marzo del 1953 quando la cosiddetta ‘Legge truffa’ fu promulgata. In vigore per le elezioni politiche
del 3 giugno di quello stesso anno non produsse nessun effetto, perché la
coalizione vincente non raggiunse il 50 più uno dei voti validi, risultato che
avrebbe consentito alla Democrazia cristiana ed ai suoi alleati di ottenere il
65% dei seggi della Camera dei deputati. Quella legge elettorale fu abrogata
l’anno dopo, il 31 luglio del 1954. Da allora e per i successivi venticinque anni è rimasta
in vigore la legge elettorale che prevedeva un sistema proporzionale ‘puro’.
Lo
scopo della ‘Legge truffa’ era di garantire la 'governabilità', cioè assicurare al Paese dei Governi
stabili, in quanto i suoi fautori non ritenevano possibile allargare l'Esecutivo alle forze politiche di Destra (Msi) e di Sinistra (Psi e Pci).
Roberto Calderoli (foto da il giornalettismo.com) |
Negli
ultimi settant’anni sono stati adottati diversi sistemi elettorali. Dal 1946 e per oltre quarant’anni è
rimasto in vigore, con la sola parentesi della ‘Legge truffa’, il sistema
proporzionale 'puro'. Quel sistema, sotto la spinta di ‘Tangentopoli’ e dei
referendum abrogativi, è stato modificato nel 1993 con la legge Mattarella, un
sistema elettorale misto. Sostituito, a sua volta, nel 2005 con la legge
Calderoli, definita dallo stesso promotore una ‘porcata’, che introdusse le
liste bloccate ed un premio alla coalizione vincente.
Ora
l’Italicum, il nuovo sistema elettorale voluto nel 2015 da Matteo Renzi, dalla
maggioranza del Partito democratico e da una parte del Centrodestra, che ha lo
stesso obiettivo della ‘Legge truffa’: garantire alla lista vincente, al primo o al secondo
turno, la maggioranza in Parlamento (54%) e, quindi, consentire la ‘governabilità’. La
principale differenza rispetto a sessantatre anni fa è che allora ad
avvantaggiarsi era la coalizione, oggi sarebbe la lista. Il problema non
sono più le ali estreme del sistema politico (Destra e Sinistra), ma si vuole impedire
che i piccoli partiti di qualunque orientamento ideologico possano condizionare
l’attività del Governo.
Maria Elena Boschi e Matteo Renzi (foto da il giornalettismo,com) |
In un mondo
globalizzato l’esigenza di prendere decisioni con rapidità e senza compromessi
è legittima, ma essa comporta alcuni rischi. Il pericolo maggiore è che una sola forza politica possa conquistare e mantenere
il potere anche se nel Paese ha un consenso limitato. Questa è una situazione
che si è già verificata per l’elezione dei Sindaci e dei Governatori. Rosario
Crocetta in Sicilia, ad esempio, è stato eletto con circa il 30% dei voti che
corrisponde a circa il 15% degli aventi diritto. Questo significa che l’ex sindaco
di Gela è diventato presidente della Regione con il consenso di poco più di un
siciliano su dieci.
Tuttavia, il potere degli
amministratori degli Enti locali è bilanciato da maggioranze assembleari o
consiliari poco coese. Il sistema è, in sostanza, equilibrato. L’Italicum
invece è strettamente legato alla riforma costituzionale approvata di recente
dal Parlamento. Le due leggi danno al Governo ed al suo leader un potere quasi
assoluto sulla composizione della lista elettorale ed un potere eccessivo sul Parlamento
e sul Governo, da qui i dubbi di molti politici e costituzionalisti.
I sistemi elettorali con premi di
maggioranza e l’astensionismo
elettorale stanno depauperando uno dei principi fondamentali delle democrazie moderne: il vincolo del mandato politico e, quindi, della
rappresentanza parlamentare. Le forze politiche tradizionali non riescono
più a cogliere gli inputs che vengono da una parte consistente della società. I
populismi che si stanno affermando nel mondo occidentale sono espressione di
questo malcontento. Da qui le modifiche ai sistemi elettorali. Lo scopo delle élites politiche ed
economiche è, quindi, sempre lo stesso: conquistare o mantenere il potere anche se il consenso
tra i cittadini è ormai ridotto ai minimi termini.
Nessun commento:
Posta un commento