Perché scrivo questi pensieri anche se so che è tutto inutile? Non credo ci sia una risposta e anche se ci fosse sarebbe inutile anche quella
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Foto da tamdempsicologia.it |
Elaborare
pensieri di senso compiuto non è semplice. Condividerli è ancora più difficile.
Ogni
essere ha un carattere, un’intelligenza, una memoria, strumenti e tempi di
elaborazione propri,
ect…
Le
variabili per sviluppare e comunicare un pensiero sono tantissime e sono
diverse per ogni individuo.
Comprendersi è impossibile. I silenzi a volte aiutano, ma non sono sufficienti per capirsi
completamente. Uno sguardo o un gesto sinceri spesso dicono molto di più delle parole.
Ma non basta, non basta.
Il ‘fanciullino’ è più sincero di un adulto perché non ha sovrastrutture, non ha
modelli da rispettare, non ha rimpianti da cancellare. Eppure è tutto vano, quello che arriva è sempre un’altra cosa, non è comprensione ma un’interpretazione, che
ogni volta è sempre diversa.
L’elaborazione
è il primo passaggio, a volte essa è istintiva, altre è complessa e ‘pensata’. Tradurla in parole, gesti o silenzi è altrettanto complicato ed è diverso da un
individuo ad un altro. L’ambiente e il livello culturale condizionano ed
incidono sulla forma oltreché sul contenuto. Stesso limite per chi deve
interpretare e comprendere, altri due passaggi inevitabili che ci allontanano
dalla comprensione corretta del pensiero che è stato appena condiviso.
Elaborare,
esprimere, ascoltare, comprendere è diverso per ciascuno di noi. Comprendersi è
impossibile oltreché illusorio.
Chi
leggerà queste quattro righe come interpreterà quello
che ho pensato? Di certo sarà sempre un’altra cosa. Ma che importa.
E
poi, perché scrivo anche se so che è tutto inutile? Non credo ci sia una risposta e anche se ci fosse sarebbe
inutile anche quella.