La
decisione presa dagli elettori inglesi di uscire dall’UE potrebbe
essere l’occasione giusta per accelerare l’integrazione tra i 19 Stati dell’Eurozona
e per la nascita degli Stati Uniti d’Europa
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Winston Churchill (foto da wikipedia.org) |
In un’intervista
rilasciata oggi a Repubblica.it Gregorio De Felice, capo economista di Intesa
Sanpaolo, ha dichiarato: ‘Per il futuro
dobbiamo guardare alle capacità di reazione della politica europea. Se la
sberla inglese avvierà un processo di adeguamento della costruzione europea
maggiormente orientata alla crescita, gli effetti finali di Brexit potrebbero
essere paradossalmente positivi’. Ed ancora: ‘Il fallimento di Lehman Brothers
portò ad una recessione mondiale. Qui siamo
di fronte ad uno choc importante che implicherà una fase recessiva per il Regno
Unito ma con effetti limitati per l'Eurozona’.
Foto da trend-online.com |
Dal
1992 con la stipulazione del trattato di Maastricht oltre ad essere italiani, francesi,
tedeschi, olandesi, spagnoli, ecc., siamo
diventati cittadini europei e la delusione dei giovani inglesi, che in
massa hanno votato per il Remain, lo dimostra.
La
Gran Bretagna è stata per troppi anni una ‘palla al piede’ per un’ulteriore
integrazione tra gli Stati membri dell’UE. Oggi è il tempo di fare un passo
avanti, l’integrazione istituzionale è urgente ed inevitabile. Tutto dipenderà dalla volontà
politica dei principali leader europei: Angela Merkel, François Hollande e Matteo
Renzi. Essa dovrebbe avvenire tra i 19 Stati che hanno aderito alla moneta
comune, l’Euro, e dovrebbe portare alla
nascita di un governo dell’Europa che traghetti l’Ue negli Stati Uniti d’Europa.
La
Brexit nell’immediato
sta avendo un impatto negativo sul sistema finanziario ma nel medio periodo potrebbe essere una grande opportunità d’integrazione
politica ed istituzionale per gli Stati del Vecchio Continente e per i loro
cittadini.
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