La
legge di Stabilità 2017 ha previsto il bonus per la messa in sicurezza degli
edifici, ma c’è chi può usufruirne e chi invece, più bisognoso, è escluso
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da cngeologi.it |
Secondo i dati Istat relativi al
2015 in Italia vivono in uno stato di povertà assoluta 1 milione 582 mila
famiglie, vale a dire 4,6 milioni di individui, il numero più alto dal 2005
ad oggi. Si
tratta di disoccupati, precari, pensionati al minimo e lavoratori con nuclei
famigliari numerosi che fanno fatica ad
arrivare a fine mese. Nella maggior parte dei casi sono persone che vivono nel
Sud dell’Italia, dove si registrano il maggior numero di costruzioni abusive. I
costi che si devono sostenere
per effettuare i lavori per la messa in sicurezza dell’abitazione di proprietà non
sono una cosa da poco, almeno per alcune categorie di cittadini. La spesa
oscilla tra i 300 ed i 700 euro al metro quadrato. Ed è evidente che gli edifici
che hanno bisogno di questi lavori sono quelli più fatiscenti e/o costruiti nel
secolo scorso. Chi è benestante di certo non vive in questi immobili. Le case
da mettere a ‘posto’ sono soprattutto quelle della povera gente, che,
probabilmente, ha ereditato la struttura o ha costruito in condizioni di
necessità e che, per cultura o per furbizia, è stata 'poco attenta' al rispetto
delle regole.
Foto da ancecatania.it |
Per
capire le difficoltà in cui si possono venire a trovare queste famiglie
facciano un esempio concreto.
Se ipotizziamo una spesa di 50mila euro la detrazione sarà di 35mila euro. Il
credito si potrà detrarre dalle imposte con cinque rate annuali di pari importo.
Nel nostro caso 7mila euro ciascuna. Chi vive con una pensione minima è un
incapiente, cioè percepisce un reddito così basso che è esentato dal pagamento
delle imposte dirette come l’Irpef per cui non potrà detrarre nulla. Per questi
soggetti l’agevolazione non è fruibile a meno che non vivano in un
condominio. In questi casi se l’assemblea dei proprietari decide di eseguire i
lavori essi saranno obbligati a contribuire per la quota spettante
indipendentemente dal fatto di disporre o meno delle risorse finanziare. Essi,
tuttavia, potranno utilizzare la detrazione cedendola all’impresa che esegue i
lavori. La procedura su come questo possa avvenire non è ancora chiara, sarà l’Agenzia
delle entrate a dare le relative indicazioni.
Foto da avantionline.it |
In
tutte le ipotesi il nostro pensionato,
ma potrebbe essere un disoccupato, un precario o un padre di famiglia con un reddito incapiente
o medio basso, è comunque obbligato a far fronte al 30% o al 20% della spesa. Nel
nostro esempio corrisponde a 15 mila euro, ma se il costruttore e l’ingegnere
non sono disposti ad aspettare cinque anni per essere pagati dovrà affrontare
l’intera spesa (50mila euro). Solo successivamente essa sarà restituita per il
70 o l’80% (35mila euro) dallo Stato come credito d’imposta, sempreché il contribuente
disponga di un reddito adeguato. Nella nostra ipotesi il reddito annuo deve
essere di almeno 36mila euro lordi, che corrispondono a circa 29mila euro netti
l’anno. Secondo le ultime
statistiche il reddito medio pro-capite nel Sud dell’Italia è di 17.984 euro,
più basso di quello che abbiamo ipotizzato. Ora, se un padre di famiglia deve
scegliere tra il garantire un’esistenza dignitosa ai suoi figli o investire le poche
risorse di cui dispone per ristrutturare la propria casa, non c’è alcun dubbio su
quale sarà la sua scelta. Insomma, il
credito d’imposta per la messa in sicurezza degli edifici assomiglia molto al
bonus degli 80 euro, c’è chi può usufruirne e chi invece, più bisognoso, è
escluso. Ancora una volta quella che a prima vista può apparire come una
buona legge in realtà realizza un’altra ingiustizia e, pertanto, finirà per
allargare il divario economico tra le classi sociali benestanti e quelle più
povere.
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