Con
la chiusura di 145.000 imprese artigiane e di 12.000 piccoli
negozi di vicinato tra il 2009 ed il 2016 si sono persi circa 400.000 posti di lavoro. A sostenerlo è l’Ufficio
studi della CGIA di Mestre
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Foto da pulvino.blogspot.com (free advertising) |
Negli
ultimi otto anni il numero complessivo delle imprese attive nell’artigianato è sceso
da 1.463.318 a 1.322.640,
le attività del commercio al dettaglio, invece, sono diminuite in misura più
contenuta. Se nel 2009 erano 805.147, nel giugno di quest’anno si sono
attestate a quota 793.102. Le categorie artigiane che hanno subito le
contrazioni più importanti sono quelle degli autotrasportatori (-30%), dei
falegnami (-27,7%), degli edili (-27,6%), dei produttori di vetro e ceramica (-22,1%).
Mentre in controtendenza ci sono parrucchieri ed estetisti (+2,4%), gelaterie,
pasticcerie e take away (+16,6%), designer (+44,8%), riparatori, manutentori e
installatori di macchine (+58%).
Foto da lentepubblica.it |
A
livello territoriale le regioni più colpite sono quelle del Sud, dove la diminuzione è stata del 12,4%. In
particolare in Sardegna è stata del -17,1%, in Abruzzo del -14,5%, in Sicilia del
-13,5%, in Molise del -13,2%, in Basilicata del -13,1%. Le chiusure, nonostante
l’uscita dalla recessione, sono continuate anche nel 2016 (-1,2%). ‘La
crisi, il calo dei consumi, le tasse, la burocrazia, la mancanza di credito e
l’impennata del costo degli affitti - sostiene il coordinatore dell’Ufficio
studi della CGIA Paolo Zabeo - sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli imprenditori ad abbassare
definitivamente la saracinesca della propria bottega. Se, inoltre, teniamo
conto che negli ultimi quindici anni le politiche commerciali della grande
distribuzione si sono fatte sempre più mirate ed aggressive, per molti
artigiani e piccoli negozianti non c’è stata via di scampo. L’unica soluzione è
stata quella di gettare definitivamente la spugna’.
Per il rilancio dell’artigianato non sarà sufficiente l’uscita dalla
crisi economica, ma sarà ‘necessario recuperare - rileva Renato Mason
segretario della CGIA - la svalutazione culturale che ha subito in questi
ultimi decenni il lavoro artigiano. Anche se bisogna evidenziare che attraverso
le riforme della scuola avvenute in questi ultimi anni, il nuovo Testo unico
sull’apprendistato del 2011 e le novità introdotte con il Jobs act, sono stati
realizzati dei passi importanti verso la giusta direzione, ma tutto ciò non è
stato ancora sufficiente per invertire la tendenza’.
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