martedì 9 luglio 2019

La pressione fiscale ‘reale’ sui contribuenti onesti è al 48%

Mentre il Governo ‘pentaleghista’ emana a ripetizione decreti sulla cosiddetta ‘pace fiscale’ e premia i ‘furbetti’ con lo stralcio totale degli interessi e delle sanzioni delle cartelle esattoriali emesse dal 2000 al 2017, aumenta la pressione fiscale ‘reale’ sui contribuenti onesti

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da cgiamestre.com
Nel nostro Paese ci sono almeno tre categorie di contribuenti: gli onesti, gli evasori e gli incapienti. I primi, secondo l’indagine condotta dalla Cgia di Mestre, versano allo Stato fino all’ultimo centesimo dovuto. Su di loro la pressione fiscale ‘reale’ è del 48%. Un incremento di ‘6 punti in più rispetto al dato ufficiale, che nel 2018 si è attestato al 42,1%’. Paghiamo meno tasse, ma sono ‘aumentate le tariffe della luce, del gas, dei pedaggi stradali, dei servizi postali, dei trasporti, ecc.’. Queste voci pur non rientrando nel calcolo contabile della pressione fiscale, incidono negativamente sui bilanci delle famiglie, in particole di quelle che sono fedeli con l’erario. Se dal Prodotto interno lordo sottraiamo la ricchezza prodotta in ‘nero’ e quella illegale, il rapporto, sottolinea la Cgia, tra il Pil è il gettito fiscale cresce, cioè il peso del fisco sui contribuenti onesti risulta maggiore rispetto a quello ufficiale.
A quanto evidenziato dalla Cgia di Mestre occorre aggiungere il fatto che lo Stato e gli enti locali non sempre garantiscono servizi pubblici adeguati e, comunque, corrispondenti alle risorse raccolte con i tributi, soprattutto in alcune Regioni del Sud. In particolare, con il ‘federalismo fiscale’ sono state introdotte negli ultimi tre decenni numerose imposte locali come l’Imu, la Tasi, la Tari e le tariffe per l’acqua pubblica, ecc. Ebbene, il costo che i Comuni devono sostenere per questi servizi grava, per legge, sui cittadini. Molti contribuenti non sono in grado di pagare tutte le cartelle che gli uffici comunali gli inviano, anche se, tra questi, sono in tanti che fanno solo finta di non poter pagare. In molte città, soprattutto meridionali, l’evasione fiscale su questi tributi è elevata, spesso supera il 50% del totale. Le amministrazioni comunali per coprire i costi dei servizi anziché intentare con decisione il recupero dei relativi crediti si limitano, spesso, ad incrementare le tariffe e le aliquote pagate dai contribuenti onesti. Anzi, in alcuni casi essi utilizzano questi crediti (ratei attivi), che nella maggior parte dei casi sono inesigibili, per fare altre spese, creando così le condizioni per un futuro default del Comune.
Intanto, il governo ‘pentaleghista’ premia i ‘furbetti’ e gli evasori con l’ennesimo condono fiscale che essi chiamano ‘Pace fiscale’ e con lo stralcio totale degli interessi e delle sanzioni delle cartelle esattoriali emesse dal 2000 al 2017. Non solo questi ‘evasori’ non pagano i servizi indivisibili erogati anche per loro, ma a dover rimediare ai buchi nei bilanci comunali sono i contribuenti onesti a cui si continua a chiedere sempre di più.
Non meraviglia, quindi, se chi propone condoni ha anche tanti consensi nel Paese.

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