di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Foto da cgiamestre.com |
A quanto evidenziato dalla Cgia di Mestre occorre aggiungere il fatto che lo Stato e gli enti locali non sempre garantiscono servizi pubblici adeguati e, comunque,
corrispondenti alle risorse raccolte con i tributi, soprattutto in alcune
Regioni del Sud. In particolare, con il ‘federalismo fiscale’ sono state introdotte negli ultimi tre decenni numerose imposte locali come l’Imu, la Tasi, la Tari e le tariffe per l’acqua pubblica, ecc. Ebbene, il costo che i Comuni
devono sostenere per questi servizi grava, per legge, sui cittadini. Molti
contribuenti non sono in grado di pagare tutte le cartelle che gli uffici comunali gli inviano, anche se, tra questi, sono in tanti che fanno solo finta di non poter pagare. In molte città, soprattutto meridionali, l’evasione fiscale su questi tributi è elevata, spesso supera il 50% del totale. Le amministrazioni comunali per coprire i costi dei servizi anziché intentare con decisione il recupero dei relativi crediti si limitano, spesso, ad incrementare le tariffe e le aliquote pagate dai contribuenti onesti.
Anzi, in alcuni casi essi utilizzano questi crediti (ratei attivi), che nella maggior parte dei casi sono inesigibili, per fare altre spese, creando così le
condizioni per un futuro default del Comune.
Intanto,
il governo ‘pentaleghista’ premia i ‘furbetti’ e gli evasori con l’ennesimo
condono fiscale che essi chiamano ‘Pace fiscale’ e con lo stralcio totale degli interessi e delle sanzioni delle
cartelle esattoriali emesse dal 2000 al 2017. Non solo questi ‘evasori’ non
pagano i servizi indivisibili erogati anche per loro, ma a dover rimediare ai buchi nei
bilanci comunali sono i contribuenti onesti a cui si continua a chiedere sempre
di più.
Non
meraviglia, quindi, se chi propone condoni ha anche tanti consensi nel Paese.
Fonte cgiamestre.com
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