martedì 14 luglio 2015

Fmi: il debito greco non è sostenibile

Il Fmi, in un rapporto confidenziale inviato ieri ai membri dell’Eurozona, sostiene che il debito greco non è sostenibile

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni) 

Lo studio del Fmi, pubblicato dall’agenzia Reuters, afferma che la Grecia necessità di un alleggerimento del debito molto più ampio di quello concesso finora.
Christine Lagarde presidente del Fmi
Le tensioni degli ultimi mesi, afferma il rapporto, hanno causato un peggioramento dell’economia e del settore bancario e finanziario ed 'il drammatico deterioramento della sostenibilità del debito indica la necessità di un alleggerimento del debito su una scala che dovrebbe andare ben oltre quanto è stato preso in considerazione ad oggi e quanto proposto dall’Esm'.
Insomma, l’Europa oltre a dover procedere con il salvataggio, il terzo in cinque anni, dovrebbe concedere al governo di Atene un ‘periodo di grazia’ di 30 anni sul servizio del debito, comprensivo dei nuovi prestiti, e un’estensione molto ampia delle scadenze, o procedere a trasferimenti annuali espliciti al bilancio greco, oppure accettare “profondi e chiari haircut (tagli)” sui prestiti concessi.
Secondo Washington, nei prossimi due anni, il rapporto tra il debito ed il Pil greco si avvicinerà al 200%. Mentre solo nel 2022 scenderà al 170%, rispetto al 142% di due settimane fa. Inoltre queste previsioni sono suscettibili di ulteriori peggioramenti.
L’analisi sulla sostenibilità del debito greco fatta dal Fmi ed inviata ai governi dell’Eurozona poche ore dopo la firma dell’accordo tra il governo di Atene ed i 18 paesi dell’area euro dimostra come l’Europa non è l’usuraio che sta succhiando il sangue dei greci ma è l’unica possibilità che essi hanno per evitare la catastrofe.

lunedì 13 luglio 2015

L’agreement sulla Grecia è stato raggiunto

Evitata la Grexit, ma le condizioni imposte dall’Eurogruppo al governo di Atene sono molto stringenti 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Il nuovo bail-out della Grecia, il terzo in cinque anni, prevede tra l’altro l’aumento dell’Iva sui beni alimentari dal 13 al 23 per cento, la riforma del mercato del lavoro e delle pensioni e soprattutto le privatizzazioni con la creazione di un fondo di garanzia di 50 miliardi di euro. Esso sarà gestito dal governo greco e sarà una sorta d’ipoteca a garanzia dell’ennesimo salvataggio che comporterà un altro prestito di circa 86 miliardi di euro. Di questi 25 miliardi saranno stanziati subito per salvare le banche greche ed altri 7 per pagare la rata del debito scaduta.
Entro mercoledì il Parlamento greco dovrà approvare le riforme previste nell’accordo. I tempi stabiliti sono così stringenti per consentire agli altri Parlamenti europei di approvare l’intesa raggiunta entro la settimana. La loro ratifica avverrà, infatti, solo dopo che la Grecia avrà dato avvio alle riforme ed avrà dimostrato di mantenere gli impegni presi. A tale proposito Angela Merkel ha detto: ”Sarà un percorso lungo e difficile ma ora è possibile ristabilire la fiducia”.
Il leader di Syriza, Alesïs Tsipras, ha dichiarato: “L’accordo crea condizioni per la stabilità finanziaria. Inoltre abbiamo ottenuto l’alleggerimento debito. L’intesa raggiunta stanotte può portare investimenti nel Paese”.
Il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, al termine del summit ha detto: “E’ stata una discussione molto accesa, la rottura sarebbe stata insensata. Trovare un intesa è stato merito di tutti. Ora è possibile ristabilire la fiducia”. 

domenica 12 luglio 2015

E’ falso affermare che le risorse per il salvataggio della Grecia siano andate alle banche francesi e tedesche

Secondo l’analisi fatta per lavoce.info da Nicola Borri e Pietro Reichlin i beneficiari del bail-out della Grecia sono soprattutto le banche greche ed i loro depositanti

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il leader della Grecia Alesïs Tsipras di fronte al Parlamento europeo ha detto:”I vostri soldi sono serviti a salvare le banche, non sono mai arrivati al popolo”.
In realtà secondo l’analisi fatta per lavoce.info da Nicola Borri e Pietro Reichlin i beneficiari dei due bail-out (salvataggi) della Grecia sono soprattutto le banche greche ed i loro depositanti e se 240 miliardi di prestiti non sono andati all’economia greca è responsabilità dei governi di Atene.
Con il primo salvataggio di 110 miliardi avvenuto nel 2010 solo il 35% è stato utilizzato per ripagare i creditori mentre 15 miliardi di euro sono finiti nelle casse delle banche greche e 57 miliardi di euro in quelle del governo greco.
Nel 2012 è stato necessario un secondo salvataggio che ha comportato un haircut (taglio) del debito del 52%. Esso ha riguardato anche l’esposizione verso le banche europee che a quella data era di 60 miliardi di euro. Anche le banche greche hanno subito una perdita di 22 miliardi di euro, questa però è stata coperta subito con un prestito del fondo salva-stati (Efsf).
In pratica le banche europee e principalmente quelle francesi e tedesche nel 2010 avrebbero avuto una perdita di circa 40 miliardi di euro dal default della Grecia mentre nel 2012 con l’haircut hanno perso circa 30 miliardi di euro. Una differenza di 10 miliardi, una cifra piuttosto limitata per poter affermare che ‘i soldi sono serviti per salvare le banche’.
Inoltre, a fronte di questo ‘presunto’ salvataggio, i contribuenti europei adesso sono esposti verso la Grecia, attraverso l’Efsf e la Bce, per una cifra di circa 160 miliardi di euro.
Ora siamo alla vigilia di un altro bail-out, il terzo e, considerati i precedenti, le titubanze di molti governanti europei sono pienamente giustificate.

venerdì 10 luglio 2015

Ghizzoni: “L’Italia è divisa in due e credo che la crisi abbia ampliato il divario tra Nord e Sud”

Federico Ghizzoni Amministratore delegato di Unicredit ha dichiarato che l’Italia è divisa in due e che attirare investimenti al Sud è fondamentale

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il Ceo, Chief Executive Officer, cioè l’Amministratore delegato di Unicredit, Federico Ghizzoni, non vede per l’Italia un rischio contagio dall’eventuale mancato accordo fra la Grecia ed i suoi creditori.
Federico Ghizzoni
Ieri, nel corso di una conferenza stampa, ha dichiarato: ”Nel caso in cui venga raggiunto un accordo dovremmo tornare alla situazione di uno - due mesi fa. In caso contrario, comunque, non vediamo un rischio contagio, forse ci sarà un po’ di pressione sullo spread, sull’euro e sui tassi”.
Sulle condizioni dell’economia ha detto: “L’Italia è dietro ad altri Paesi come la Spagna, la Germania e la Francia, ma ci sono segnali di miglioramento costante. Vediamo un trend del Pil positivo anche nel 2016, più vicino all’1,5%”.
Il manager ha poi sottolineato: “L’Italia è divisa in due e credo che la crisi abbia ampliato il divario tra Nord e Sud”. Ed ha aggiunto:” Per il Mezzogiorno andrebbe portato avanti qualche politica specifica. Occorrono essenzialmente tre cose: sicurezza, ovvero Stato di diritto, infrastrutture mirate e un piano di agevolazioni fiscali. Occorre attirare investimenti al Sud, è fondamentale”. 

mercoledì 8 luglio 2015

#labuonascuola di Matteo Renzi creerà 52.483 esodati ‘invisibili’

Con la riforma della scuola il Governo sta immettendo in ruolo una parte dei precari storici ma nello stesso tempo sta cancellando le Gae e ‘licenziando’ in modo definitivo decine di migliaia di docenti 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il piano di assunzioni straordinario previsto dalla riforma della scuola prevede l’immissione in ruolo di 102.734 nuovi insegnanti, mentre altri 52.483 inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento verranno ‘licenziati’ in modo definitivo. Si tratta di docenti ultracinquantenni che hanno vinto il concorso nel 1990, nel 1999, nel 2012 o che hanno fatto le Ssis o le Tfa e che insegnano da decenni nelle scuole e nelle classi più disagiate.
L’obiettivo del Governo è di cancellare le Gae e di eliminare così il precariato storico e nello stesso tempo applicare la sentenza della Corte di giustizia europea che impone all’Italia l’assunzione dei docenti che hanno avuto il rinnovo dell’incarico per oltre trentasei mesi.
Il piano di assunzioni avverrà in tre fasi. Entro il 31 agosto riceveranno la proposta di contratto a tempo indeterminato 36.627 insegnanti, compresi quelli di sostegno. E’ il ‘normale’ turn over che avviene all’inizio di ogni anno scolastico tra chi va in pensione ed i nuovi assunti. Il 50% degli insegnanti sarà individuato nelle graduatorie dei concorsi a cattedra e l’altra metà in quelle della Gae. L’inserimento avverrà nella provincia in cui il docente è inserito in graduatoria. Dopo questa fase cesseranno di avere efficacia giuridica i concorsi del 1990 e del 1999.
I posti rimasti vacanti, più altri 10.849, saranno assegnati entro il 15 settembre, il 50% andrà ai docenti vincitori del concorso del 2012 e la restante metà sempre dalla Gae. L’assunzione avverrà nella provincia dove l’insegnante è inserito o nella regione in cui si è svolto il concorso.
A questo punto coloro che non hanno ricevuto la proposta di assunzione dovranno presentare una domanda online, dove dovranno indicare cinque province, mettendole in ordine di preferenza. I fortunati che successivamente riceveranno una proposta di contratto dovranno entro dieci giorni accettare la nomina, in caso contrario saranno fuori dal piano straordinario di assunzioni. Le nomine saranno fatte durante l’anno scolastico ma avranno, comunque, decorrenza giuridica dal primo settembre. I posti disponibili sono 48.812, più 6.446 per gli insegnanti di sostegno. In questa terza fase il ministero potrà collocare i nuovi assunti nelle province italiane dove è disponibile una cattedra.
Coloro che non saranno chiamati o che avranno rifiutato un incarico fuori provincia per continuare ad insegnare dovranno sostenere l’ennesimo concorso che sarà bandito entro il mese di novembre.
Dal piano di assunzioni straordinario previsto con riforma della scuola di Matteo Renzi sono quindi esclusi circa 52.483 docenti precari storici.
I nuovi esodati, considerati troppo vecchi per insegnare e troppo giovani per andare in pensioni, saranno ‘invisibili’ perché ad essi, nonostante tanti anni di sacrifici, non sarà riconosciuto nessun diritto e nessuna tutela giuridica ed economica.

lunedì 6 luglio 2015

Alexïs Tsipras e la vittoria di Pirro

In Grecia il ‘No’ al referendum vince con il 61,31% dei voti ma quella di Alexïs Tsipras e di Syriza potrebbe presto trasformarsi in una vittoria di Pirro

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

“Con la scelta storica e coraggiosa di oggi, il popolo greco non ha risposto alla domanda ‘dentro o fuori dall’euro?’ che deve essere lasciata definitivamente fuori dalla discussione. Il popolo greco ha risposto alla domanda: ‘Che tipo di Europa vogliamo?’ E ha risposto con coraggio: vogliamo un’Europa della solidarietà e della democrazia. Da domani, la Grecia tornerà al tavolo dei negoziati.“ Questo è quanto ha dichiarato il premier greco Alexïs Tsipras dopo la vittoria del ‘no’ al referendum.
Elefanti da guerra nella battaglia di Zama, 18 ottobre 202 a.C.
“Al momento non ci sono i presupposti per nuove trattative su altri programmi di aiuto”. L’ha affermato il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seiber.
Sembra un dialogo tra sordi. Dal voto sul referendum Tsipras esce rafforzato ad Atene ma indebolito in Europa e la sua potrebbe trasformarsi presto in una vittoria di Pirro. La Grexit adesso è una possibilità concreta ed a pagarne le conseguenze sarebbero soprattutto i greci.
Il paese ellenico ha bisogno di ulteriori prestiti per 60 miliardi di euro ma l’Europa difficilmente sarà disposta a concederli. L’economia greca senza il sostegno della Bce e dell’Europa andrebbe rapidamente in asfissia. Sarebbe un disastro e le conseguenze sociali sarebbero gravissime. A quel punto l’uscita dall’euro sarebbe inevitabile. La nuova moneta andrebbe incontro ad una rapida svalutazione ed il Pil subirebbe un altro pesante calo dopo quello del 25% subito negli ultimi cinque anni.
Uno scenario catastrofico, allora cosa fare per evitarlo? La matassa da sbrogliare è sempre la stessa. Tsipras chiede all’Europa solidarietà mentre la Merkel, Juncker e i negoziatori di Bruxelles chiedono rispetto per gli impegni presi con l’UE. Del resto Alexïs Tsipras non può chiedere ed ottenere quello che è stato negato agli altri Paesi  che si trovano nelle stesse condizioni economiche e finanziarie della Grecia.
Il tempo rimasto per trovare una soluzione è limitato tuttavia un’intesa è ancora possibile, ma occorrerà tanto buon senso, soprattutto da parte dei governanti greci, sempreché vogliano evitare altre sofferenze al loro popolo. 

sabato 4 luglio 2015

Rosario Crocetta e Ignazio Marino sono ‘troppo onesti per governare’

Le sorti politiche del governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, e quella del sindaco di Roma, Ignazio Marino, sono accomunate dallo stesso assioma: ‘sono troppo onesti per governare’

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Ignazio Marino appena eletto sindaco di Roma ha denunciato il malaffare che da anni compromette dirigenti e politici della capitale. Inoltre ha dovuto affrontare una situazione finanziaria disastrosa ed ha dovuto fare i conti con un apparato amministrativo inefficiente e corporativo. Eppure, oggi, è accusato di essere un sindaco ‘debole’. Evidentemente, per i suoi detrattori, la sua integrità morale e la sua serietà non sono virtù sufficienti per consentigli di amministrare la città più importante del Paese.
Ignazio Marino e Rosario Crocetta
Rosario Crocetta vive da anni sotto scorta per aver denunciato e fatto condannare centinaia di mafiosi. Da governatore ha bloccato il finanziamento dei corsi professionali, dove in passato si era annidato il malaffare e la corruzione. Quando è stato eletto, nel 2012, la Sicilia era sull’orlo del fallimento e secondo i giudici della Corte dei conti la situazione finanziaria è ancora oggi molto difficile, tra i punti critici ci sarebbe quello della sanità la cui spesa è aumentata nel 2014 di 615 milioni di euro. I dipendenti regionali, frutto di decenni di pratiche clientelari, sono quasi 20000 e c’è un dirigente ogni 8,6 impiegati. Tutti i tentativi per ridurre i costi del personale proposti dalla Giunta sono stati vanificati dall’opposizione dei sindacati e dei deputati dell’Ars, compresi anche alcuni della maggioranza.
Sono disposto ad assumermi tutte le mie responsabilità. Ma io ho ereditato una Regione con sei miliardi di deficit. Se il partito me lo chiede, mi dimetto. Ritengo però irresponsabile andare ora alle elezioni anticipate”. Questo è quanto ha affermato Rosario Crocetta intervenendo alla riunione della direzione regionale del Pd che si è tenuta ieri.
La ‘debolezza’ dei due esponenti del Partito democratico non è solo amministrativa ma è soprattutto di natura politica. Essi oltre a non essere supportati da maggioranze consiliari coese non hanno il pieno sostegno del loro partito. Probabilmente stanno pagando la loro autonomia nella scelta di collaboratori ed assessori. Alcuni di essi adesso li stanno abbandonando. Guido Improta a Roma e Lucia Borsellino a Palermo sono due ‘tecnici’ che sono stati chiamati a svolgere ruoli delicati, ora di fronte alle difficoltà si tirano indietro.
Quando un docente scrive una nota disciplinare sul registro di classe, il Dirigente scolastico dovrebbe intervenire per tutelare il lavoro dell’insegnante ma spesso preferisce soprassedere accusando il docente di essere debole e di non saper tenere la classe. Ecco a Rosario Crocetta ed Ignazio Marino sta succedendo la stessa cosa, la responsabilità non è di coloro che hanno trafficato e fatto i debiti ma di chi è serio e tenta inutilmente di governare.


venerdì 3 luglio 2015

La catena alimentare ed il pericolo di estinzione di animali e vegetali

Orsi, panda, aquile reali, conifere e cicadi sono in pericolo di estinzione se si interrompe la catena alimentare

di Giulio Ciccia

L'uomo, a causa della caccia, sta provocando l'estinzione di varie specie di animali.
Tra questi ci sono panda, aquile reali, orsi bruni e gorilla.
   
Orso marsicano
Conifera
Anche fra le specie vegetali ci sono piante a rischio di scomparsa come conifere e cicadi che sono piante arboree molto antiche. 
La catena alimentare dello stagno è molto importante per l'ecosistema. Ad esempio, se si estingue il falco, i rettili ucciderebbero tutte le rane, le cavallette si moltiplicherebbero e tutti i vegetali dello stagno morirebbero.
Anche un solo anello della catena alimentare è importante perché, se si indebolisce esso, l'equilibro viene spezzato. Quindi alcuni animali e vegetali sarebbero a rischio di estinzione.
Capite bambini, uomini, donne quanto sia importante anche un unico metamero nel legame tra animali e vegetali?

giovedì 2 luglio 2015

E’ proprio vero, siamo il Paese dei Balocchi

Sospesa la sospensione a Vincenzo De Luca, ora potrà governare la Campania

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Fatta la legge trovato l’inganno. In Italia non esiste la certezza della pena o della sanzione e per rendere inutili le norme codificate nell’ordinamento giuridico basta avere un buon avvocato. La vicenda di Vincenzo De Luca lo dimostra.
Il Paese dei Balocchi
L’ex sindaco di Salerno ha partecipato e vinto le primarie del Partito Democratico pur sapendo che con la Legge Severino (L. 6 novembre 2012 n. 190) non avrebbe potuto governare. Evidentemente già allora egli riteneva di poter eludere la norma ed oggi possiamo affermare che aveva ragione. Il Parlamento italiano continua ad approvare una miriade di regole che poi rimangono inapplicate.
Successivamente ha partecipato e vinto le elezioni con la convinzione che la legge che inibisce i condannati ad assumere la carica di governatore non lo riguardasse e che comunque non sarebbe stata applicata.
Pochi giorni fa il Presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha dovuto sospendere il suo insediamento. Ma siamo il Paese degli azzeccagarbugli e un giudice che sospende la sospensione si trova sempre. Il Tribunale di Napoli ha accolto il ricorso presentato da Vincenzo De Luca. Il governatore adesso può partecipare alle riunioni del Consiglio regionale e nominare la nuova Giunta.
Ma non è finita, ecco quanto scrive in una nota il presidente del Tribunale Ettore Ferrara: “Il Tribunale ha sospeso provvisoriamente l’efficacia del provvedimento fissando per il 17 luglio l’udienza dinanzi al Collegio per la comparazione delle parti e per la conferma, la modifica o la revoca del decreto stesso”.
Sembra di essere nel Paese dei Balocchi dove tutto è possibile e lecito.  Insomma niente di nuovo, siamo in Italia, dove tutto ‘Così è (se vi pare)’.

mercoledì 1 luglio 2015

Nel primo trimestre 2015 risparmiati 2,4 miliardi di euro

Scende la spesa per interessi sul debito pubblico, cominciano a vedersi i risultati dopo  quattro anni di sacrifici

   La spesa per interessi sul debito pubblico nel primo trimestre è diminuita di 2 miliardi e 370 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. L’ha comunicato l’Istat indicando il rapporto deficit-Pil al 5,6%, in calo dello 0,4%. E’ il dato più basso dal primo trimestre del 2007.
   La riduzione è dovuta alla discesa dei tassi d’interesse e dello spread. Dopo quattro anni di duri sacrifici gli italiani cominciano a vedere i risultati.
  La riconquistata credibilità internazionale e la serietà nelle scelte di politica economica e di bilancio hanno ridotto drasticamente lo spread da 570 punti a meno di 150 ed i tassi d’interesse sui Btp da oltre il 7% a circa 1,25%.
Andamento dei rendimenti dei Btp dal 2005 al 2014
  In questi giorni in cui molti opinionisti ed esponenti politici criticano le politiche dell’Unione europea e guardano con nostalgia alla Lira, dovrebbe riflettere e ricordare che il nostro Paese nel 2011 era sull’orlo del fallimento e soltanto ora sta uscendo da una grave crisi economica.
   La demagogia ed il populismo servono ad ottenere qualche voto in più ma nel medio - lungo periodo creano solo disuguaglianze e ingiustizie.