venerdì 6 dicembre 2024

Stellantis: arrivano le prime lettere di licenziamento

Questa mattina mentre i lavoratori della Trasnova presidiavano per il quinto giorno consecutivo i cancelli dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d'Arco, sono arrivate le lettere di licenziamento per tutti i dipendenti. Oltre a Pomigliano, le lettere di licenziamento sono arrivate anche ai lavoratori di Melfi, Cassino e Torino’, Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil

di Giovanni Pulvino

Trasnova, Pomigliano d'Arco (foto da primacampania.it)

Nel 2023 Stellantis ha realizzato un margine operativo di quasi il 12%, superando i concorrenti Ford e GM. L’Amministratore delegato Carlos Tavares nello stesso esercizio ha incassato un compenso di 36,5 milioni di euro, che corrisponde ad oltre tre milioni di euro al mese ed a circa 101 mila euro al giorno.

Un operaio Fiat per guadagnare la stessa cifra ci metterebbe circa 1.521 anni.

Negli anni Sessanta l’Ad Vittorio Valletta guadagnava 12 volte il salario di un operaio. Nel 2017 Sergio Marchionne con poco meno di 10 milioni di euro all’anno era arrivato a guadagnare 437 volte lo stipendio di un metalmeccanico. Nel 2021 lo stesso Tavares aveva incassato poco meno di 20 milioni di euro, tra stipendi e bonus, cioè 758 volte il salario di un operaio, distanza che è raddoppiata nel 2023.

Pochi giorni fa il manager portoghese si è dimesso, lasciando una situazione aziendale ‘problematica’. Il disastro è ancora più evidente nel nostro Paese. Crollo delle vendite, lavoratori in cassa integrazione, salari fermi, produzioni trasferite all’estero e stabilimenti ‘chiave’ come Pomigliano, Cassino, Mirafiori e Melfi chiusi fino a gennaio 2025. Ed ora anche le prime lettere di licenziamento.

Tavares è stato bravo a far crescere il valore finanziario della società ed i guadagni dei soci, ma non ha fatto nulla per migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni dei dipendenti. Stellantis dal 2021 al 2024 ha distribuito circa 20 miliardi di dividendi. Il buon andamento dei ricavi degli ultimi anni non giustifica l’ingiustizia sociale che si è determinata, anzi ne aggrava le dimensioni.

Non solo. Nonostante i risultati deludenti degli ultimi mesi la società dovrà pagare al suo ex amministratore una buonuscita faraonica.

La logica del sistema capitalistico può apparire incomprensibile, ma così non è. La distanza tra chi lavora e chi dirige è ormai abissale e le diseguaglianze continuano a crescere. I ricchi sono sempre più ricchi, mentre anche chi lavora è povero. Il problema è che la ricchezza prodotta non è distribuita equamente. Il Capitale fa la parte del leone e solo le briciole vanno ai lavoratori. Non solo, ma in caso di crisi i primi ed i soli a pagare le ristrutturazioni sono i dipendenti.

Sembra di essere tornati agli inizi della rivoluzione industriale, quando al centro di tutto c’era l’accumulazione del Capitale ed i lavoratori venivano sfruttati per percepire un pezzo di pane.

Nessun commento:

Posta un commento