Solo
l’1% delle case della Puglia, il 3% della Calabria, il 20% della Sicilia e il
24% di quelle della Basilicata rimarranno, alla fine del 2018, senza fibra
ottica, a sostenerlo è Infratel, società pubblica per le infrastrutture e le telecomunicazioni
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
La
consultazione avviata nel maggio scorso da Infratel (Infrastrutture e Telecomunicazioni
per l’Italia), società costituita su iniziativa del MISE (Ministero dello
Sviluppo Economico) e da Invitalia (l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli
investimenti e lo sviluppo d’impresa), ha delineato un quadro accurato della
situazione della rete in fibra ottica nel nostro Paese ed esso, ora, rappresenta
un punto di partenza per la sua realizzazione.
Il
piano del Governo
prevede la suddivisione del Paese in circa 95mila aree. Lo scopo principale della
ricerca di Infratel è stato quello di capire a quali di esse sono interessati gli operatori privati ed in quali invece sarà necessario
l’intervento pubblico. Per quanto riguarda le unità immobiliari residenziale le
zone che, nel 2018, rimarranno scoperte e su cui dovrà intervenire il Governo
sono il 36,3%. Dalla consultazione è emerso che, nella costruzione delle rete a banda ultralarga, oltre una casa su tre non interessa agli
operatori telefonici. Essi, infatti,
si concentreranno nelle aree più redditizie, tra queste c’è il Lazio,
mentre tra quelle da ‘evitare’ c’è il Molise. Le zone grigie o nere, cioè quelle
coperte dai privati, sono circa 1100, mentre quelle bianche, cioè quelle
snobbate dagli operatori telefonici, sono circa 83mila. Per coprire tali aree il
Cipe ha stanziato 2,2 miliardi di euro.
Alla fine del 2018 le regioni più virtuose saranno quelle
meridionali, in particolare rimarranno senza fibra ottica solo l’1% delle unità
abitative della Puglia, il 3% della Calabria, il 20% della Sicilia e il 24%
della Basilicata.
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