Tra pochi giorni saremo chiamati a votare per il referendum confermativo sulla riduzione del numero dei parlamentari, ma siamo sicuri che questa sia la riforma giusta per il nostro Paese?
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Fax-simile della scheda sul Referendum confermativo del 20 e 21 settembre - (foto da interno.it) |
La legge di revisione costituzionale prevede la riduzione del numero dei deputati da 630 a 400 e dei senatori da 315
a 200. La riforma entrerà in vigore con la prossima legislatura se sarà
confermata dagli elettori i prossimi 20 e 21 settembre.
I fautori del Si sostengono che essa ridurrà i costi
della politica e favorirà una razionalizzazione del sistema
politico-istituzionale. Il risparmio sarebbe di circa 80 milioni di euro all’anno.
La cifra è irrisoria se consideriamo l’entità del bilancio statale. I soli interessi sul debito pubblico ci costano circa 70 miliardi di euro all’anno. Il
taglio dei costi della politica rispetto alla spese per interessi sarebbe dello
0,11%. Se poi facciamo riferimento alla spesa corrente (circa 500 miliardi
all’anno) sarebbe dello 0,016%. La percentuale è ancora più insignificante rispetto a tutta la spesa pubblica, cioè circa 850 miliardi di
euro. Il taglio inciderebbe per lo 0,009%. La spesa che ogni italiano risparmierebbe sarebbe di un euro e trentatré centesimi all’anno, il costo di un caffè.
Il presunto taglio dei costi della politica, quindi, non
è una motivazione valida. È solo ‘demagogia’ o come si dice oggi ‘populismo’.
E' la conseguenza dell'interesse elettorale di un solo partito: il M5s. La riforma riduce
in modo irrisorio i costi della politica e non abbrevia i tempi di approvazione
delle leggi, anzi potrebbe bloccarne il funzionamento. Pochi senatori
potrebbero incidere sulle decisioni della maggioranza o far venir meno la fiducia
al Governo. Già oggi è così, ma con la modifica costituzionale oggetto del
referendum il problema si acuirebbe e di molto.
I limiti del nostro sistema politico-istituzionale non sono i politici ed il loro numero, ma gli italiani che li eleggono. Ridurre il numero di parlamentari è inutile. Un vero cambiamento ci potrà essere solo con la crescita culturale e civile dei cittadini, ma questo richiederà tempo e pazienza che i politici di oggi non hanno.
Fonte blog.soldionline.it
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