mercoledì 4 agosto 2021

La riforma Cartabia non abbrevierà i processi, li renderà ‘improcedibili’

L'Unione europea per concederci i finanziamenti del PNRR  ci chiede procedimenti penali più rapidi, ma con la riforma Cartabia ci limiteremo a renderli ‘improcedibili’

di Giovanni Pulvino

Marta Cartabia e Alfonso Bonafede

Si dice che lo impone l’Unione europea, ma non è vero. Per ricevere i finanziamenti del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza l’Europa ci chiede, tra l’altro, una 'giustizia' celere, non la cancellazione dei processi, ma tant’è questo sarà.

Ecco le principali novità, sempre che non ci siano ulteriori cambiamenti prima dell’approvazione definitiva del Senato.

Il Disegno di legge presentato dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede prevedeva l’interruzione della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Il nuovo art. 161 bis c.p. della riforma Cartabia dispone che ‘il corso della prescrizione del reato cessa definitivamente con la pronunzia della sentenza di primo grado. Nondimeno, nel caso di annullamento che comporti la regressione del procedimento al primo grado o a una fase anteriore, la prescrizione riprende il suo corso dalla data della pronunzia definitiva di annullamento

La norma più controversa del disegno di legge delega riguarda la cosiddetta ‘improcedibilità’. Il nuovo art. 344 bis del Codice di procedura penale stabilisce l’interruzione dell’azione penale per la mancata definizione del giudizio di appello entro il termine di due anni o per la mancata definizione del giudizio di Cassazione entro il termine di un anno.

Tali termini in alcuni casi, tassativamente elencati, possono essere aumentati. In particolare, per i reati gravi o complessi come terrorismo e associazione mafiosa.

La sopravvenuta improcedibilità penale non comporterà necessariamente anche quella civile, il giudice potrà rinviare a quello competente in Corte d’appello che potrà utilizzare le prove raccolte nel corso del procedimento.

Infine, è costituito dal ministero un Comitato tecnico-scientifico per il monitoraggio sull’efficienza della giustizia penale, sulla ragionevole durata del procedimento e sulla statistica giudiziaria. Lo scopo è quello di valutare il raggiungimento degli obiettivi e l’effettiva funzionalità degli istituti giudiziari.

La riforma Cartabia non riduce i tempi dei processi, ma semplicemente li cancella se questi dovessero protrarsi più del dovuto. Lo Stato italiano alza bandiera bianca. Non potendo fare ‘giustizia’, depenna i procedimenti a tutto vantaggio degli imputati.

Ed è evidente che ad usufruire della nuova normativa non saranno i ‘ladri di polli’, ma chi potrà permettersi studi legali particolarmente attrezzati e costosi.

Quello che i garantisti di tutti gli schieramenti politici non sono riusciti a fare nelle ultime legislature, lo farà un ministro tecnico con il sostegno di quasi tutto il Parlamento.

Tutto con buona pace di quanti aspettano ‘giustizia’ da decenni e che ora, se il Ddl Cartabia sarà approvato, non avranno mai.

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