martedì 13 ottobre 2015

Ecco cosa cambia con la riforma costituzionale

Approvata in terza lettura la riforma costituzionale. Il ddl Boschi prevede, tra l’altro, il superamento del bicameralismo perfetto

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Palazzo Madama
Scopo principale della riforma costituzionale, voluta soprattutto dal Pd del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, è quello di accrescere il potere dell’Esecutivo superando il cosiddetto bicameralismo perfetto. Questo avverrà non abolendo una delle due Camere, ma cambiando le funzioni del Senato. Palazzo Madama farà da raccordo tra lo Stato, gli enti territoriali e l’Unione europea, mentre sarà solo la Camera dei deputati ad approvare le leggi e votare la fiducia al Governo. 
Per superare gli ultimi ostacoli ed in particolare le divisioni interne al Pd, l’Aula di Palazzo Madama ha approvato con 161 si, 83 no, e 3 astenuti, l’emendamento del Governo che stabilisce i tempi per varare la legge ordinaria sull’elezione dei nuovi senatori. La modifica dell’articolo 39 del ddl Boschi prevede che entro sei mesi dall’entrata in vigore venga predisposta la legge nazionale per l’elezione dei senatori, successivamente, entro novanta giorni, le regioni dovranno adeguarsi alle nuove disposizioni.
I senatori non saranno più 315 ma si ridurranno a 100 e non percepiranno nessuna indennità. Settantaquattro saranno scelti tra i consiglieri regionali, 21 tra i sindaci, cinque saranno nominati dal Presidente della Repubblica. Resteranno in carica per tutta la durata dell’istituzione territoriale di cui fanno parte e saranno eletti ”in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità della legge”. Ma ancora non si comprende come si potrà conciliare la carica di senatore con il voto dei cittadini se l’elezione è formalmente affidata al Consiglio Regionale. Il problema sarà affidato ad una legge elettorale ancora da approvare.
Il ruolo del Senato non sarà più legislativo ma consultivo e di controllo, cioè di verifica delle norme, delle politiche pubbliche, dell’attività delle pubbliche amministrazioni e delle nomine spettanti al Governo. Il bicameralismo perfetto rimarrà solo per le leggi costituzionali, tutela delle minoranze linguistiche, referendum popolari, normativa di Comuni e città metropolitane ed europee. Eleggerà due dei quindici giudici della Corte Costituzionale e partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica.  Cambierà il quorum per eleggere il Capo dello Stato, dalla settima votazione basteranno i tre quinti dei votanti. I delegati delle regioni saranno sostituiti dai senatori.
Sarà modificato radicalmente l’articolo 117 della Costituzione. Verrà introdotto il cosiddetto ‘federalismo differenziato’. L’obiettivo è premiare le Regioni ‘virtuose’ devolvendogli ulteriori poteri. A tale scopo il ddl Boschi prevede l’abolizione delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni, ed attribuisce in modo esclusivo al Parlamento nazionale la politica estera, l’immigrazione, la difesa, l’ordine pubblico, le infrastrutture, la tutela dell’ambiente e l’istruzione. L’articolo 33 della riforma istituisce anche i ‘costi standard’ da applicare in tutte le Regioni.
La riforma prevede anche l’abolizione degli ‘enti inutili’. Innanzitutto il Cnel, il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Entro trenta giorni dall’approvazione della legge l’ente costituzionale sarà commissariato ed il personale sarà ricollocato in altre enti pubblici. Anche le Province, già trasformate in enti territoriali di secondo grado con la legge Delrio, saranno abolite.
Sarà istituito il referendum ‘propositivo’. Per richiederlo saranno necessarie 500mila firme, ma il quorum sarà abbassato al 50% più uno dei votanti anziché agli aventi diritto se le firme raccolte saranno oltre 800mila. Per le leggi d’iniziative popolari le firme necessarie saliranno a 150mila. 

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