Il bambino di appena
tre anni è stato ucciso e bruciato in un’auto insieme al nonno e alla sua
compagna
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Cocò Campolongo |
Era
il 16 gennaio del 2014
quando i due presunti assassini hanno ucciso e bruciato in un'auto a Cassano allo
Ionio Cocò Campolongo. Il piccolo era insieme al nonno, il vero obiettivo dei
killer, e alla sua compagna, entrambi uccisi nell’agguato.
Stamane
i carabinieri del Ros
e del comando provinciale di Cosenza hanno eseguito gli arresti su richiesta
della procura distrettuale antimafia di Catanzaro. I due indagati, di cui ancora
non si conosce il nome, sono accusati del triplice omicidio di Giuseppe
Iannelli, 52 anni, della sua compagna Ibtissam Touss, 27 anni e del piccolo
Cocò Campolongo di appena tre anni. I loro cadaveri sono stati trovati
carbonizzati all’interno di un’autovettura. Evidentemente i killer, dopo averli
uccisi a colpi di pistola, tentarono di cancellare ogni traccia del loro reato bruciando
i corpi delle vittime.
Papa
Francesco, in
occasione dell’Angelus pregò per Cocò e si rivolse agli assassini con queste
parole: “Chi ha ucciso un bambino così piccolo con accanimento senza precedenti
nella storia della criminalità, si penta e si converta”.
I
carabinieri del Comando di Cosenza,
illustrando la dinamica dell’agguato, hanno riferito che il nonno di Cocò
portava il nipote sempre con sé, lo scopo era di dissuadere i suoi nemici dal
compiere agguati nei suoi confronti.
Insomma, il piccolo Campolongo è stato usato
come ‘scudo protettivo’ dal nonno, ora è l’ennesima vittima innocente di una
criminalità che non si ferma neanche davanti ad un bimbo di tre anni. Al Sud si
muore anche così, e non bastano le parole di cordoglio e di rammarico delle Istituzioni,
la lotta alle Mafie deve essere una priorità sempre e non solo nelle occasioni più
eclatanti.
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