La vicenda politica di Rosario Crocetta è per
molti aspetti simile a quella di Ignazio Marino e non è escluso che alle dimissioni del sindaco
di Roma possano seguire anche quelle del governatore siciliano
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Matteo Renzi, Rosario Crocetta e Ignazio Marino |
Le analogie tra il percorso politico del
governatore della Sicilia, Rosario Crocetta e quello del sindaco di Roma,
Ignazio Marino, sono tante. La prima è che entrambi i politici non fanno
parte dell’entourage renziano, sembrano essere cioè corpi estranei rispetto
alla maggioranza del partito a cui appartengono.
In effetti, Marino fin dal suo insediamento è
sembrato un ‘marziano’ rispetto alle logiche politiche della Capitale. Da subito, mettendo in discussione tanti piccoli e grandi interessi, ha agito in contrasto con l’apparato politico-istituzionale della città. Dalla discarica di Malagrotta,
alle municipalizzate, al salario accessorio dei vigili e dei dipendenti
comunali, ai venditori ambulanti cacciati dal Centro, fino alle unioni gay
celebrate in Campidoglio.
Seduta all'Ars |
Il responsabile del Pd capitolino, Matteo Orfini, ha sostenuto pubblicamente più volte l’operato del suo Sindaco:
“Credo che abbia fatto molte cose buone. Che abbia rotto meccanismi discutibili
e incrostazioni corporative che indebolivano la città”. Tuttavia, di fronte all’apertura
dell’indagine da parte della Procura di Roma sulla vicenda degli ‘scontrini’ e soprattutto
di fronte alle parole severe di Papa Francesco: “Io non
ho invitato il sindaco Marino, chiaro? Ho chiesto agli organizzatori e neanche
loro lo hanno invitato”, il Pd non
poteva non ‘dimissionare’ il suo Sindaco.
Insomma, l’ex chirurgo dell’Ismett se
da un lato ha dato avvio ad una dura battaglia contro le mafie, gli apparati e
le corporazioni della Capitale, dall’altro ha dimostrato una certa ‘leggerezza’
nell’uso dei benefit che gli sono stati attribuiti come Sindaco, in particolare
dall’uso ‘privatistico’ della carta di credito del Comune. Inoltre, ha
dimostrato ‘inadeguatezza’ nelle relazioni politiche,
soprattutto nei rapporti con il Vaticano.
Anche Rosario Crocetta sta conducendo una dura
battaglia contro gli apparati e le corporazioni che sono consolidati nella
struttura amministrativa dell’isola. Basti pensare alla vicenda dei corsi
professionali o alle difficoltà ad
approvare la legge sull’istituzione dei Liberi consorzi.
La vicenda di Matteo Tutino aveva
messo in serie difficoltà il Governatore, ma dopo un primo drammatico momento
in cui le sue dimissioni sembravano imminenti, l’ex sindaco di Gela ha ripreso
il suo percorso politico con più vigore e l'ultimo azzeramento della Giunta per formarne una nuova ne è la conferma.
Rimangono i problemi strutturali della macchina
amministrativa regionale ed in particolare quelli derivanti dal debito di bilancio accumulato negli
ultimi decenni. Le difficoltà della giunta Crocetta a far quadrare i conti
dipendono anche dai limiti imposti dal
Governo nazionale e soprattutto dalla necessità di mantenere coesa la
maggioranza all’Ars.
Insomma, i problemi della Sicilia sono tanti e molto seri, ma attribuirne le responsabilità all'attuale Governatore sarebbe fuorviante ed un suo ‘dimissionamento’ da parte del Pd sarebbe incomprensibile per molti siciliani.
Insomma, i problemi della Sicilia sono tanti e molto seri, ma attribuirne le responsabilità all'attuale Governatore sarebbe fuorviante ed un suo ‘dimissionamento’ da parte del Pd sarebbe incomprensibile per molti siciliani.
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