martedì 26 novembre 2024

Sinner vs Bagnaia ed i paradisi fiscali

'Pago le tasse come tutti, è normale. È giusto. Rispetto le regole. La vita mi ha dato più di quanto abbia dato ad altri. Non dimentico che c'è chi vive in condizioni difficili’, Pecco Bagnaia

di Giovanni Pulvino

Pecco Bagnaia e Jannik Sinner (foto da sportal.it)

Poche settimane fa il giovane tennista Jannik Sinner ha annunciato di voler fondare con i 6 milioni vinti al Six Kings Slam un’associazione benefica. Ecco cosa ha dichiarato: ‘Una Fondazione. Ancora non posso anticipare nulla perché stiamo perfezionando gli ultimi dettagli, ma tra poco la annunceremo e sono molto contento di poter essere utile per fare del bene. Ogni giocatore ha una visione un po’ diversa sul come aiutare persone, animali, natura. Ma è un punto molto importante per chi sta nella nostra posizione’.

Il numero uno al mondo del tennis ha trasferito la sua residenza nel principato di Monaco. La giustificazione sarebbe pratica, sarebbe cioè il luogo più adatto per allenarsi. Lì risiedono altri campioni del tennis e pertanto sarebbe più comodo prepararsi per le gare.

Il giovane altoatesino sorvola sul fatto che nel Principato non paga nessuna imposta sul reddito personale. Ovviamente non è il solo. Il sistema fiscale dei paesi dell'Unione europea lo permette. Ed è così che tanti miliardari o milionari e tante imprese, anche pubbliche, hanno trasferito la residenza nei cosiddetti paradisi fiscali, presenti anche nel Vecchio continente. La motivazione è per tutti solo ed esclusivamente fiscale.

Negli stessi giorni il motociclista Pecco Bagnaia ha dichiarato a la Repubblica: ‘Sto bene dove sto. Da noi la qualità di vita è altissima. In nessun'altra parte del mondo si vive come in Italia. Pago le tasse come tutti, è normale. È giusto. Rispetto le regole. La vita mi ha dato più di quanto abbia dato ad altri. Non dimentico che c'è chi vive in condizioni difficili’.

Due italiani, due campioni dello sport, uno paga le tasse in Italia, l’altro trasferisce la residenza nel principato di Monaco per non pagarle. Entrambi suscitano l’ammirazione dei tifosi italiani e non solo, di certo sono talenti come ce ne sono pochi, eppure sono diversi. Sinner pur non rinnegando, e come potrebbe, la sua italianità e mostrando attaccamento alla maglia azzurra, rimane un individualista, un leader dal cuore d’oro che sente il bisogno di fondare un’associazione benefica, ma che non intende contribuire alle spese dello Stato italiano.

L’altro non dimentica ‘chi vive in condizioni difficili e mostra fiducia nell’organizzazione pubblica, nella necessità dello Stato sociale e della redistribuzione della ricchezza.

Sono due campioni, ma non sono uguali, uno dei due è anche un uomo che pensa al bene comune. Da un lato la rivendicazione sia pure con modi garbati del privilegio della ricchezza, dall’altro il pensiero a chi resta indietro e non ce la fa da solo. 

Continueremo a tifare per entrambi, ma solo Pecco Bagnaia ci farà sentire orgogliosi di essere italiani e di essere cittadini del mondo. 


mercoledì 20 novembre 2024

La democrazia dei miliardari

Un dipendente o un operaio potrà mai ambire ad essere Presidente degli Usa? La domanda è retorica e la risposta è ovvia

di Giovanni Pulvino

Donald Trump e Elon Musk

Nel 2020 i candidati Biden e Trump spesero 15,1 miliardi di dollari, rapportati all’inflazione sarebbero 18,3 miliardi. Le stime per la tornata elettorale del 2024 sarebbero di 15,9 miliardi di dollari. Una cifra enorme rispetto ad otto anni fa quando la spesa superò di poco i 6,5 miliardi di dollari che con l’adeguamento all’inflazione sarebbero circa 8,5 miliardi.

È la democrazia dei miliardari.

Un dipendente o un operaio potrà mai ambire ad essere Presidente degli Usa? La domanda è retorica e la risposta è ovvia.

Non solo.

Aumentano i soldi spesi per la propaganda e diminuiscono i cittadini che si recano ai seggi elettorali. È un fenomeno di tutte le democrazie occidentali, perché?

Metà degli aventi diritto al voto non crede più nel sistema rappresentativo o semplicemente si adegua alle decisioni di una minoranza. Tanto che vinca l’uno o l’altro non cambierà nulla, pensano.

Questo fenomeno è iniziato alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso. È coinciso con la fine della spinta propulsiva delle ideologie. È venuta meno cioè l’idea del cambiamento radicale della società.

Allora la domanda che dobbiamo porci oggi è: dovremo rassegnarci ai privilegi di pochi miliardari ed accontentarci di quel poco che il sistema distribuisce o nel futuro l’aumento delle diseguaglianze e delle ingiustizie farà rinascere uno spirito combattivo? 

Più semplicemente: è la vittoria definitiva del capitalismo o è solo una fase della storia?

I cicli sociali assomigliano ai cicli economici: così come ci sono fasi di espansione e di crisi ci sono altrettanti alti e bassi nella realizzazione di una società più giusta e comunitaria, di una società dove tutti possano vivere una vita dignitosa.

Tante conquiste sono state realizzate e tante altre si realizzeranno. Ci vorrà tanto tempo, ci vorrà tanta pazienza ma la direzione è tracciata.

La storia dell’uomo va verso un sistema economico, sociale e politico più giusto ed equo. È un cammino lento, ma è ineluttabile.

lunedì 4 novembre 2024

Torremuzzari, ‘nzusari, ….

 I pensieri corrono dove vogliono, come sempre. Solo la stanchezza può fermali, ma è solo un attimo, poi ripartono sempre senza volere

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni

                             La Torre vista dalla campagna. Proprio lì, sotto gli alberi, c'è la strada che porta a Maccarruni

Durante l’estate era nostra abitudine andare alla Torre per fumare di nascosto una sigaretta o semplicemente per ammirare il panorama. Da lì potevamo distinguere le sagome delle isole Eolie, a sinistra la Rocca di Cefalù e dal lato opposto le case di Porta Palermo a Santo Stefano di Camastra. Oltre la curva c’era la campagna. Un chilometro più in là c’era ‘Maccarruni’. Per arrivarci dovevamo percorrere un sentiero in terra battuta. Ci andavamo per giocare o per 'allenarci'. Passeggiando o correndo per quella strada avevi la sensazione di essere immerso nel verde, tra alberi di ulivo, di limoni ed aranci. C'erano diverse coltivazioni accudite con cura. I solchi dell’acqua erano ben in vista e ben allineati per assicurare l’irrigazione continua delle piante. Raramente vedevamo i proprietari e, per rispetto, mai avevamo la tentazione di cogliere un frutto. Eri in mezzo alla natura, si direbbe oggi. Respiravamo aria pura ed incontaminata. Un intenso profumo di zagara e di agrumi ti avvolgeva, anche se, essendo un posto isolato, avevi la sensazione di essere in un mondo nuovo, misterioso. In alcuni punti si vedeva il mare, che era cinquanta metri più in basso, ma anche se non si scorgeva sapevi che c’era. Questo bastava a consolarti.

Che belli questi pensieri, ti deviano per portarti altrove, ma ora è tempo di tornare al principio.

In due o tre stavamo seduti sul muretto in pietra ad ammirare il panorama. Subito sotto, quasi in verticale, vedevamo la strada statale, che curva in quel punto, in basso lo scoglio. Sembrava di starci sopra. Da lì potevamo distinguerne la forma, anzi nelle giornate di mare calmo si vedeva anche il fondale sabbioso o, com’era più spesso, pieno di pietre. Qualcuno o qualcuna aveva la cattiva abitudine di andare alla Torre in modo ‘furtivo’, cioè si nascondeva alla vista di chi stava sulla riva o in acqua. Lo scopo era quello di spiare chi andava a fare il bagno proprio lì sotto o nel tratto di mare subito oltre lo scoglio.

Cielo azzurro, mare piatto e là in fondo l'orizzonte che fa un tutt'uno con il cielo, nient'altro, ma questo bastava, e basta ancora oggi per non pensare, per dimenticarsi.

Una volta da quel punto uno di noi per gioco e per superficialità, quella tipica dei ragazzini, lanciò un sassolino per colpire un’auto che stava passando. Purtroppo per noi, il conducente si fermò. Sapevamo chi era. Non ci mise molto a capire da dove era arrivata la pietra e, conoscendo la strada, corse a velocità verso di noi. Scappammo via, ma richiamammo il nostro compagno: ‘sono cose che non si fanno’, gridammo. Quando si è giovani si è leggeri e ingenui. Quel giorno avremmo potuto fare un danno enorme al conducente, per fortuna fu solo paura e rabbia per Lui e per Noi che eravamo altrettanto sorpresi per quel gesto stupido e pericoloso.

Non solo i colori del cielo e del mare, ma anche leggerezza ed uno scorrere lento ed inconsapevole del tempo e della vita che in esso si manifesta e si dilegua. 

La Torre è un punto di osservazione perfetto, da lì si può vedere tutto il Borgo o quasi. La frazione è piccola, ma divisa in due dalla strada statale che un tempo non era asfaltata. Quelli che dimoravano nella parte bassa erano i 'torremuzzari', quelli che invece avevano l’abitazione nella parte alta erano i ‘nzusari’. Quando sei bambino anche piccole distanze ti sembrano enormi se non conosci i luoghi. Si sa, la consapevolezza abbatte i muri, sempre. Per noi era un altro paese, in realtà erano solo pochi metri, quelli necessari per attraversare la strada. Poi cresci e ti rendi conto che i ‘muntagnoli’ erano semplicemente coloro che raramente venivano al mare e che per questo avevano avuto qualche difficoltà ad imparare a nuotare, qualcuno di loro non ha mai imparato.

I ricordi seppur scoloriti non vanno via, restano lì in attesa di essere rivissuti ancora una volta, l'ultima.

Pochi passi ci separavano, ma le differenze sembravano tante. Noi 'torremuzzari' ci sentivamo privilegiati rispetto ai nostri coetanei ‘nzusari’. Due piazzette, un cortile, ‘a vanedra, i ponti della ferrovia, lo stabilimento, la spiaggia, il mare, e, ogni tanto, le escursioni in campagna, nient’altro. Era il nostro piccolo mondo. Non c'erano pericoli, le macchine erano poche ed eravamo liberi di muoverci, di giocare, di bisticciare, di fantasticare.  Quando si è piccoli si è innocenti e basta poco per essere felici. Ma il tempo non si può fermare, soprattutto quello delle piccole gioie. 

È un attimo, solo un attimo. Poi il nulla, ecco cosa resterà, il nulla. Vorresti tornare indietro, ma non puoi, sei inchiodato al presente. Ed anche quando vorresti afferrare la realtà non puoi, è già oltre, è già passato. Rimane solo il ricordo, ma solo di chi c’era e c’è ancora. E tra poco neanche quello. Siamo memoria effimera. Solo un mucchio di pensieri a termine. Nient’altro.

venerdì 1 novembre 2024

'Non ci crederai, ma sono tornati'

'Ricordo ancora il tuo mezzo sorriso, caro papà… dolce e gentile… L’altra metà te l’avevano portato via i due anni di lager Nazista a Dortmund che avevi dovuto scontare per non esserti voluto piegare alla barbarie del Nazi Fascismo. Non ci crederai ma sono tornati. Lupi travestiti da agnelli. Bulli, arroganti, le facce ghignanti. Con i loro deliri, i loro dileggi, la loro propaganda e la stessa ignoranza'. Con questo post su Instagram Vasco Rossi ricorda il padre Carlino rinchiuso per due anni in un lager nazista

di Giovanni Pulvino

Vasco Rossi (foto da @fowollo13)

Giorgia Meloni non decide, rinvia, non governa, comanda, non si confronta, posta video.

Il Governo e la sua maggioranza parlamentare rimandano tutto e non è casuale. 

Posticipa i provvedimenti più impopolari. Tra questi il rientro dal debito pubblico, il rinnovo delle concessioni balneari, le licenze sui tassisti, l’abolizione del canone Rai, la plastic tax, ect.. tutto rimandato al 2027. 

Per ultimo il contributo chiesto al settore bancario. Anziché tassare gli extraprofitti il Governo si è limitato a chiedere un’anticipazione sulla deduzione di imposte per il 2027 e il 2029. In sostanza è un altro rinvio, è un altro debito. 

Giorgia Meloni non governa, comanda. 

La responsabilità del flop giuridico, economico e morale dei 16 migranti spediti in Albania e subito riportati in Italia non è sua, e neanche dei suoi ministri. No, è colpa delle 'toghe rosse'. Il decreto approvato per superare la decisone dei giudici è la dimostrazione dell'insofferenza della nuova classe dirigente alle regole democratiche. E' non importa se è una palese e pericolosa violazione del principio della separazione dei poteri. E’ la logica del Capo che non accetta di essere contraddetto, che non 'sopporta' l'opinione di chi la pensa in modo diverso. 

Giorgia Meloni non si confronta con i giornalisti, fa video o posta messaggi sui social. 

Anche quest’anno non si è presentata alla conferenza stampa per presentare la nuova legge di Stabilità. Accetta di essere intervistata solo dai giornalisti compiacenti, perché? Cosa teme? 

E non è solo una tecnica propagandistica, è proprio il suo carattere, la sua indole, la sua storia. 

E' la rivincita di chi non si sente rappresentato dalla nostra Costituzione antifascista. 

C’è un solo capo, Lei, il resto sono chiacchiere.

'Non ci crederai, ma sono tornati'.