Approvata
in terza lettura la riforma costituzionale. Il ddl Boschi prevede, tra l’altro,
il superamento del bicameralismo perfetto
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
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Palazzo Madama |
Scopo
principale della riforma costituzionale, voluta soprattutto dal Pd del Presidente
del Consiglio, Matteo Renzi, è quello di accrescere il potere dell’Esecutivo
superando il cosiddetto bicameralismo perfetto. Questo avverrà non abolendo una
delle due Camere, ma cambiando le funzioni del Senato. Palazzo Madama farà da raccordo tra lo Stato, gli enti territoriali e l’Unione europea, mentre sarà
solo la Camera dei deputati ad approvare le leggi e votare la fiducia al
Governo.
Per
superare gli ultimi ostacoli ed in particolare le divisioni interne al Pd, l’Aula di Palazzo Madama ha
approvato con 161 si, 83 no, e 3 astenuti, l’emendamento del Governo che
stabilisce i tempi per varare la legge ordinaria sull’elezione dei nuovi
senatori. La modifica dell’articolo 39 del ddl Boschi prevede che entro sei
mesi dall’entrata in vigore venga predisposta la legge nazionale per l’elezione
dei senatori, successivamente, entro novanta giorni, le regioni dovranno
adeguarsi alle nuove disposizioni.
I
senatori non saranno più 315 ma si ridurranno a 100 e non percepiranno nessuna
indennità.
Settantaquattro saranno scelti tra i consiglieri regionali, 21 tra i sindaci,
cinque saranno nominati dal Presidente della Repubblica. Resteranno in carica
per tutta la durata dell’istituzione territoriale di cui fanno parte e saranno
eletti ”in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati
consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità
della legge”. Ma ancora non si comprende come si potrà conciliare la carica di
senatore con il voto dei cittadini se l’elezione è formalmente affidata al Consiglio
Regionale. Il problema sarà affidato ad una legge elettorale ancora da
approvare.
Il
ruolo del Senato non sarà più legislativo ma consultivo e di
controllo, cioè di verifica delle norme, delle politiche pubbliche,
dell’attività delle pubbliche amministrazioni e delle nomine spettanti al
Governo. Il bicameralismo perfetto rimarrà
solo per le leggi costituzionali, tutela delle minoranze linguistiche,
referendum popolari, normativa di Comuni e città metropolitane ed europee. Eleggerà due dei quindici giudici della
Corte Costituzionale e partecipare all’elezione del Presidente della Repubblica. Cambierà
il quorum per eleggere il Capo dello Stato, dalla settima votazione basteranno i tre quinti dei
votanti. I delegati delle regioni saranno sostituiti dai senatori.
Sarà
modificato radicalmente l’articolo 117 della Costituzione. Verrà introdotto il cosiddetto ‘federalismo differenziato’. L’obiettivo
è premiare le Regioni ‘virtuose’ devolvendogli ulteriori poteri. A tale scopo il
ddl Boschi prevede l’abolizione delle materie di competenza concorrente tra
Stato e Regioni, ed attribuisce in modo esclusivo al Parlamento nazionale la
politica estera, l’immigrazione, la difesa, l’ordine pubblico, le
infrastrutture, la tutela dell’ambiente e l’istruzione. L’articolo 33 della
riforma istituisce anche i ‘costi
standard’ da applicare in tutte le Regioni.
La
riforma prevede anche l’abolizione degli ‘enti inutili’. Innanzitutto il Cnel, il Consiglio
nazionale dell’economia e del lavoro. Entro trenta giorni dall’approvazione
della legge l’ente costituzionale sarà commissariato ed il personale sarà
ricollocato in altre enti pubblici. Anche le Province, già trasformate in enti
territoriali di secondo grado con la legge Delrio, saranno abolite.
Sarà
istituito il referendum ‘propositivo’.
Per richiederlo saranno necessarie 500mila firme, ma il quorum sarà abbassato
al 50% più uno dei votanti anziché agli aventi diritto se le firme raccolte
saranno oltre 800mila. Per le leggi d’iniziative popolari le firme necessarie
saliranno a 150mila.