venerdì 29 dicembre 2017
Tesori di Sicilia: Torremuzza, neve sul mare
Era il 31 dicembre del 2014 quando in riva al mare iniziò a nevicare, fu un evento straordinario ed irripetibile. (video di Giovanni Pulvino)
Etichette:
2014,
neve sul mare,
Sicilia,
Torremuzza
Ubicazione:
98070 Torremuzza ME, Italia
martedì 26 dicembre 2017
Banca Etruria e le tre 'scimmiette'
Quando
i siciliani, e non solo, non intendono immischiarsi in una vicenda ‘poco
chiara’ fanno finta di non saperne nulla nella consapevolezza che è meglio non
inimicarsi i ‘poteri forti’
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
![]() |
Matteo Renzi e Maria Elena Boschi - (foto da investireoggi.it) |
![]() |
Giuseppe Vegas, Pier Carlo Padoan, Ignazio Visco, Federico Ghizzoni - (foto da lettera43.it) |
Le
vicende della banca aretina dimostrano, ancora una volta, come i sistemi di
controllo sul risparmio siano inutili
e di come la politica e, più in generale, la classe dirigente utilizzino gli enti
pubblici come fossero ‘cosa loro’, li adoperano, cioè, per favorire questo o
quell’amico nella più totale indifferenza per la sorte degli investimenti fatti,
spesso inconsapevolmente, dai piccoli risparmiatori. L’esponente del
Partito democratico nelle ultime settimane ha incontrato i responsabili della
vigilanza sulle banche. Lo scopo era avere informazioni sul tentativo di
salvataggio di Banca Etruria che, è bene ricordarlo, è stata amministrata, con
un ruolo di primo piano, dal padre della sottosegretaria. Il conflitto d’interesse era evidente eppure Maria Elena Boschi ritiene
di non avere nulla da rimproverarsi e, pertanto, non è disposta a rinunciare al
suo incarico. Inoltre, l’ex
ministra ha negato di essersi occupata della vicenda asserendo che non ha fatto
‘pressioni’, ma è intervenuta solo per avere ‘info’ (informazioni). Ma, la principale collaboratrice dell’ex
sindaco di Firenze pensa veramente che gli italiani siano così ingenui? Del
resto c’era da aspettarselo, se non si è dimessa dopo la sconfitta nel referendum costituzionale, perché avrebbe
dovuto farlo adesso e rinunciare alla candidatura nelle prossime elezioni
politiche? Se poi questo significa far crollare definitivamente il Pd e con
esso il Centrosinistra, pazienza, ‘muoia Sansone con tutti i Filistei’. Del
resto, l’obiettivo di Matteo Renzi è un
governo di larghe intese, e magari Maria Elena tornerà a fare la ministra delle
Riforme, non importa di quali, ciò che conta è il potere e la poltrona,
come nel peggior trasformismo democristiano, che ancora oggi continua ad essere
praticato diffusamente dai deputati e dai senatori di tutti gli schieramenti.
Ubicazione:
Sicilia, Italia
lunedì 18 dicembre 2017
Vitalizi e pensioni d’oro, simboli di ingiustizie e disuguaglianze
Il
sistema capitalistico favorisce lo sviluppo economico, ma comporta anche privilegi
ed iniquità, ne sono due esempi i vitalizi e le pensioni d’oro
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
![]() |
Ex parlamentari che percepiscono il vitalizio (foto da espresso.repubblica.it) |
Le
disuguaglianze tra le categorie sociali stanno crescendo per la
diseguale distribuzione del reddito, ma anche per le modalità di erogazione e calcolo
delle indennità previdenziali. La
mancata approvazione da parte del Parlamento della legge che intendeva limitare
l’ammontare dei vitalizi degli ex parlamentari è un esempio di come il
sistema non sappia autoregolarsi per correggere le iniquità. Ci sono ex deputati ed ex senatori che
godono da decenni di indennità per oltre 5 mila euro netti al mese, mentre ci
sono persone che sono costrette a vivere con pensioni di circa 500 euro al mese.
Per non parlare dei futuri pensionati che andranno in quiescenza a quasi 70
anni e con indennità irrisorie. Inoltre, migliaia di ex dipendenti pubblici o ex manager di aziende private incassano ogni mese
pensioni d’oro di oltre 10 mila euro. Il record spetta all’ex dirigente della
Telecom, Mauro Sentinelli, che percepisce 91.337 euro al mese.
![]() |
Mauro Sentinelli, ex manager Telecom, percepisce una pensione d'oro di 91.337 euro al mese - (foto da ilsole24ore.com) |
Eppure, per rendere il sistema più ‘giusto’, basterebbero poche e semplici regole. Innanzitutto mettere un limite alle indennità
previdenziali. Inoltre, se un soggetto continua a lavorare ed ha un
reddito adeguato perché deve percepire anche la pensione? Ci sono tanti
lavoratori delle istituzioni, della politica, della televisione, dei giornali,
etc... che continuano a svolgere la loro attività anche se sono in età avanzata
e che, nonostante non abbiano bisogno di un sostegno economico, percepiscono, oltre
alle indennità da lavoro, una o più pensioni. E’ una grande ingiustizia se
confrontiamo queste situazioni con quelle di chi vive in condizioni di povertà
assoluta, in Italia essi sono, secondo l’Istat, oltre quattro
milioni e 598 mila individui. Non si
tratterebbe di impedire, a chi vuole, di continuare a lavorare, ma di evitare che
la pensione o le pensioni percepite diventino uno strumento di arricchimento,
mentre quelle stesse risorse pubbliche potrebbero essere utilizzate per garantire una vita
dignitosa a chi non lavora più o non può lavorare. La redistribuzione della ricchezza non è solo un atto ‘etico’, ma
anche una necessità del sistema economico. Se si vogliono evitare le crisi
economiche occorre ridurre le disuguaglianze e le ingiustizie, ma questo ai nostri
politici ed alla nostra classe dirigente interessa poco.
Fonti: espresso.repubblica.it e
ilsole24ore.com
Etichette:
disuguaglianze,
ingiustizie,
pensioni d’oro,
Vitalizi
Ubicazione:
Sicilia, Italia
mercoledì 13 dicembre 2017
Tesori di Sicilia: La Chiesa del Carmine, Polizzi Generosa
La Chiesa del Carmine, Polizzi Generosa (Pa) (foto di Giovanni Pulvino) |
Fonte:
Comune di Polizzi Generosa
Etichette:
2017,
Chiesa del Carmine,
Polizzi Generosa,
Tesori di Sicilia,
video
Ubicazione:
Sicilia, Italia
mercoledì 6 dicembre 2017
Il 30% delle persone residenti in Italia è a rischio povertà o esclusione sociale
Con la ripresa
economica cresce il reddito disponibile ed il potere d’acquisto delle famiglie,
ma aumentano anche la disuguaglianza economica ed il rischio povertà o esclusione
sociale
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
![]() |
Foto da dire.it |
I dati dell’indagine condotta
dall’Istat sulle condizioni di vita, reddito e carico fiscale relativi al 2016 mostrano
una ‘significativa’ crescita del reddito ‘associata ad un aumento della
disuguaglianza economica’. Insomma i
ricchi sono sempre più ricchi, mentre cresce il numero di coloro che vivono o
rischiano di cadere in povertà. Il reddito netto medio annuo per famiglia è
pari a 29.988 euro, circa 2.500 euro al mese, con un incremento percentuale del
+1,8 in termini nominali e del +1,4 in termini di valore d’acquisto. Circa metà
delle famiglie percepisce un reddito annuo di 24.522 euro, mentre nel Sud rimane,
nonostante la crescita del +2,8%, a 20.557 euro, circa 1.713 euro mensili.
![]() |
Matteo Renzi - (foto da agora24.it) |
La
crescita del reddito è diversa tra le categorie sociali. Per il 20% più ricco della
popolazione l’incremento è maggiore, in particolare per i redditi
derivanti da lavoro autonomo. Il rapporto ‘equivalente‘ tra quello percepito dal
20% della popolazione più ricca e il corrispondente più povero è aumentato da
5,8 a 6,3. L’Istat stima che il
30% delle persone residenti in Italia, vale a dire circa 18 milioni di
individui, è a rischio povertà o esclusione sociale, percentuale in aumento
rispetto al 2015 quando era pari al 28,7%. Nel
Mezzogiorno la probabilità di cadere in una condizione d’indigenza e bisogno è
del 46,9%, in crescita dal 46,4% del 2015, ed è in aumento anche nel
Nord-ovest (21,0% da 18,5%) e nel Nord-est (17,1% da 15,9%), mentre è stabile
nel Centro (25,1%). A rischio povertà o esclusione sociale sono soprattutto le
famiglie numerose con cinque o più elementi (43,7%), la situazione peggiora anche
per quelle con uno o due componenti. Quando si annunciano
con enfasi i risultati positivi sull’incremento del Pil e dei posti di lavoro
occorrerebbe ricordarsi anche di questi dati e del fatto che milioni d’italiani
vivono in condizioni sociali difficili e che la ripresa economica anziché ridurre sta aumentando le disuguaglianze ed
incrementando il divario economico e sociale tra il Centro-nord sempre più ricco
ed il Sud sempre più povero ed assistito. I nostri politici invece di parlare
di taglio delle tasse e di banche dovrebbero occuparsi di chi è disoccupato o
vive con la pensione al minimo e fa fatica ad arrivare a fine a mese, mentre c’è
chi continua ad arricchirsi e non sa che farsene del ‘superfluo’ che ha a
disposizione.
Fonte: istat.it
Etichette:
2017,
esclusione sociale,
Istat,
Mezzogiorno,
povertà
Ubicazione:
Sicilia, Italia
venerdì 1 dicembre 2017
Il Giro d’Italia 2018 assumerà una connotazione 'mediterranea'
Gli
organizzatori del Giro d’Italia hanno previsto per il 2018 importanti novità,
la più rilevante è la partenza da Israele
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
![]() |
Il percorso del Giro d'Italia 2018 - (foto da gazzetta.it) |
La
seconda corsa a tappe ciclistica più famosa al mondo nella prossima edizione
assumerà una connotazione internazionale e ‘mediterranea’. E’ la prima volta in assoluto che essa
prevede partenze ed arrivi fuori dai confini europei. La prima tappa partirà il
quattro di maggio da Gerusalemme. Questo è un fatto storico per il ciclismo e non solo. Il
tragitto prevede
due cronometro, sei arrivi in salita, sette traguardi per i velocisti e altri
sei di media difficoltà. Saranno percorsi in tutto 3.546 chilometri. Dopo la
trasferta in Africa la Corsa rosa ripartirà l’8 maggio dalla Sicilia, dove si
svolgeranno tre tappe con arrivi a Caltagirone, Caltanissetta e sull’Etna. Poi
risalirà l’Italia attraversando la Calabria, la Campania e l’Abruzzo. Seguiranno
le tappe sulla dorsale adriatica e non mancheranno le salite storiche come lo
Zoncolan, dove i corridori dovranno affrontate strade con pendenze del 22%. La 101esima
edizione del Giro si concluderà a Roma, tra i Fori imperiali ed il Colosseo.
![]() |
Caltagirone, la scalinata in ceramica - (foto da wikipedia.org) |
Alla
gara parteciperanno,
oltre ai big italiani Vincenzo Nibali e Fabio Aru ed al vincitore dello scorso
anno Tom Dumoulin, anche lo spagnolo Mikel Landa e soprattutto il britannico Chris
Froome alla rincorsa della tripletta, Giro, Tour e Vuelta.
Dopo
le edizioni che hanno previsto escursioni nel nord Europa, il Giro partirà
dall’Africa, e per la prima volta si colorerà del blu delle acque della sponda sud del Merditerraneo. Inoltre anche quest’anno, come per l’edizione
del 2017, la Corsa rosa attraverserà sia le regioni meridionali che quelle del
centro – nord, continuando così ad essere quello che dovrebbe essere sempre: il
Giro d’Italia. In più, in questa edizione, acquisirà una connotazione internazionale
con uno sguardo rivolto al Sud del mondo. Caratteristica che il nostro Paese
dovrebbe perseguire sempre e non solo nel ciclismo.
Fonte: gazzetta.it e
wikipedia.org
Etichette:
2018,
Gerusalemme,
Giro d’Italia,
Mediterraneo
Ubicazione:
Sicilia, Italia
venerdì 24 novembre 2017
Ipazia d’Alessandria, donna ‘martire della libertà di pensiero’
‘Ipazia rappresentava il simbolo dell'amore per la verità, per la
ragione, per la scienza che aveva fatto grande la civiltà ellenica. Con il suo
sacrificio cominciò quel lungo periodo oscuro in cui il fondamentalismo
religioso tentò di soffocare la ragione’, Margherita
Hack
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
![]() |
Ipazia d'Alessandria, illustrazione del 1908 (Foto da wikipedia.org) |
Gli atti di femminicidio iniziano con la nascita della società patriarcale ed ancora oggi decine di migliaia
di donne vengono assassinate o maltrattate dagli uomini. Questa è la storia di
Ipazia, una donna che ebbe il torto di rivendicare la sua libertà e la sua
indipendenza. Era l’otto marzo del 415 d.C. quando un gruppo di cristiani, i cosiddetti parabalani seguaci del vescovo d’Egitto
Cirillo, ‘dall'animo surriscaldato, guidati da un predicatore di nome Pietro, si
misero d'accordo e si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva
ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che
prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei
cocci. Dopo che l'ebbero fatta a pezzi
membro a membro, trasportati i brandelli del suo corpo nel cosiddetto Cinerone,
cancellarono ogni traccia bruciandoli. Questo procurò non poco biasimo al
patriarca e alla chiesa di Alessandria. Infatti stragi, lotte e azioni simili a
queste sono del tutto estranee a coloro che meditano le parole di Cristo’. Matematica,
astronoma e filosofa, Ipazia apparteneva all’aristocrazia intellettuale. Aveva tutti i requisiti per
succedere al padre nell’insegnamento nella comunità di Alessandria. Titolare di
una cattedra pubblica, impartiva lezioni ’a chiunque volesse ascoltarla sul
pensiero di Platone e di Aristotele e di altri filosofi’. Inoltre, com’era usanza
in quei tempi, teneva riunioni ‘private’ nella sua dimora. La rabbia di Cirillo
scoppiò proprio con la scoperta di questi incontri. Ipazia non anticipò, come sostengono alcuni storici, la rivoluzione copernicana, ma pagò con la morte il fatto che era una donna carismatica e popolare che 'osò' vivere al
centro della vita culturale di Alessandria. Una persona colta
assassinata per la sua intelligenza, il suo prestigio, la sua moralità e
coerenza, per la sua capacità di influire sulla vita politica e sociale. E per gli 'ominicchi' non c’è un pericolo più
grande di una donna che rivendica la sua libertà e la sua indipendenza.
Fonti: wikipedia.org e
aforismi.meglio.it
Etichette:
2017,
Alessandria,
Femminicidio,
Ipazia,
libertà,
martire
Ubicazione:
Sicilia, Italia
mercoledì 22 novembre 2017
Il tentativo di Piero Fassino ed il gioco delle tre carte
Perché
il segretario dei democratici sta cercando solo ora il dialogo con la Sinistra?
E, in secondo luogo, perché non s'impegna direttamente in quest’opera di ‘ricompattamento’?
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
![]() |
Piero fassino - (foto da tg24,sky,it) |
Piero Fassino ha
ricevuto da Matteo Renzi l’incarico di contattare le forze politiche del Centrosinistra
per formare in vista delle elezioni del prossimo anno una lista unitaria in
grado di competere con quella del Centrodestra e con il M5s. Lo scopo dovrebbe
essere quello di dare vita ad uno schieramento che comprenda le
forze moderate e quelle di Sinistra ‘senza nessuna preclusione’. In realtà il leader democratico punta ad una
formazione che aggreghi sia i centristi di Angelino Alfano che le forze
politiche che si stanno raccogliendo nella lista di Giuliano Pisapia ‘Campo
progressista’. In sostanza intende costruire una compagine elettorale che
escluda Mdp, Si e Possibile, un’aggregazione, cioè, che non metta in
discussione le politiche fin qui adottate dal Governo e soprattutto che non
contesti la sua leadership.
![]() |
Walter Veltroni -(foto da it.wikiquote.org) |
L’ambizione
dell’ex sindaco di Firenze è intercettare i voti progressisti e di governare senza
dover mediare con i leader della Sinistra. A dimostrarlo sono le scelte ‘moderate’ fatte in
questi anni dall’Esecutivo. Ecco qualche esempio. Il Job Act che ha abolito l’articolo
18 dello Statuto dei lavoratori, il bonus alle aziende che assumevano a tempo
indeterminato, la riforma della #buonascuola che ha accresciuto i poteri dei
dirigenti e che dopo aver assunto i precari storici li ha deportati in tutta
Italia lasciando nella provincia di residenza chi invece non aveva mai
insegnato. A ciò si devono aggiungere la mancanza di adeguate politiche sociali e piani d'investimento per il Mezzogiorno nonchè le riforme elettorali fatte con il solo scopo di ottenere
maggiori consensi. Matteo Renzi, è bene
ricordarlo, ha governato con i voti presi dal Pd di Pier Luigi Bersani ed è diventato
segretario dei democratici per ‘rottamare’ le vecchie politiche e
rinnovare la classe dirigente, ma nella sostanza ha escluso solo la parte Sinistra del partito. I Fassino, i
Veltroni, le Finocchiaro, i Cuperlo, gli Orlando, gli Emiliano, ecc. cos’hanno
di più o di meno che, ad esempio, D’Alema non ha? La ‘rottamazione’ si è
limitata alla Sinistra del Pd forse perché quest'ultima si è rifiutata di fare politiche
moderate? E la si vuole escludere dal Centrosinistra perché nel prossimo Parlamento
si vogliono avere le mani libere per formare un governo di Centro? Il
piano di Renzi è chiaro ed il tentativo di Piero Fassino assomiglia
molto al gioco delle tre carte. E non si comprendono e per certi aspetti
sono ridicole anche le 'invocazioni' all’unità fatte in questi giorni da Walter Veltroni, l'ex segretario del Pd che nel 2008 perse con dieci punti percentuali di distacco
da Silvio Berlusconi. Ma dov’erano
questi ex comunisti quando Renzi attaccava D’Alema o diceva ‘Fassina chi?’ o twittava #staiserenoenrico o i 100 franchi tiratori affossavano la candidatura di Romano Prodi
alla presidenza della Repubblica? Far finta di non ricordare non è corretto.
Le recenti sconfitte elettorali del Centrosinistra (referendum costituzionale,
amministrative di Torino, Roma, Genova, Liguria e Sicilia) dovrebbero far riflettere
i dirigenti storici del partito, invece essi si adeguano ed anzi assecondano la
linea del segretario che ha come obiettivo solo quello di mantenere i consensi attuali per farli valere in un futuro governo di
larghe intese, con Renzi premier ovviamente.
Ubicazione:
Sicilia, Italia
giovedì 16 novembre 2017
Il rischio di cadere in povertà è triplo al Sud rispetto al resto del Paese ed in Sicilia e Campania sfiora il 40%
L’unico
modo che hanno i meridionali per migliorare le loro condizioni economiche è
emigrare, a sostenerlo è il rapporto Svimez 2017 sull’economia nel Mezzogiorno
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
![]() |
Roberto Maroni e Silvio Berlusconi - (foto da lettera43.it) |
Il
saldo migratorio delle regioni del Sud continua ad essere negativo (-28 mila unità nel 2016), mentre
nel Centro Nord nello stesso periodo è aumentato di 93.500 unità. In
particolare la Sicilia ha perso 9.300 abitanti, la Campania 9.100, la Puglia
6.900. In forte aumento anche il fenomeno del ‘pendolarismo’.
Nel Mezzogiorno ha interessato 208 mila persone, di cui 154 mila sono
andate a vivere per lavoro nel Centro-Nord o all’estero. Questo fenomeno spiega, almeno per un
quarto, l’aumento dell’occupazione al Sud avvenuto nel 2016 (+101 mila unità). Negli ultimi quindici anni circa 200 mila giovani meridionali si sono
laureati nelle università del Centro-Nord, causando una ‘perdita netta in
termini finanziari del Sud di circa 30 miliardi’ (quasi due punti di Pil).
![]() |
Fotot da conquistedellavoro.it |
Nel
2016 ’10 meridionali su 100 risultano in condizioni di povertà assoluta’, mentre nel Centro Nord sono 6 su
100. Non solo, il rischio di cadere in
povertà è triplo al Sud rispetto al resto del Paese ed in Sicilia e Campania sfiora il 40%. Il
prodotto medio per abitante è nel Sud il 56,1% di quello del Centro-Nord.
Nel Trentino Alto Adige è di 38.745 euro pro capite, mentre in Calabria è di 16.848 euro, vale a dire il
56,52% in meno. L’indagine
condotta da Svimez evidenzia anche ‘l’interdipendenza economica’ tra le regioni
italiane. La
domanda interna del Sud ‘attiva’ il 14% del Pil del Centro-Nord (in termini
assoluti nel 2016 è stato di 117 miliardi di euro). I flussi redistributivi
fiscali verso le regioni meridionali sono diminuiti del 10%, sono passati cioè da
oltre 55,5 miliardi di euro a 50. ‘Di
questi 20 miliardi ritornano direttamente al Centro-Nord’, altri rimangono
per sostenere un mercato che è ancora decisivo per tutto il Paese. Inoltre
nel 2016 gli investimenti in opere pubbliche sono stati 286 euro pro capite al
Centro-Nord, nel Mezzogiorno invece meno di 107 euro. Nel 1970 il rapporto era di 340,80
euro al Centro-Nord contro i 529 euro del Sud. Nell’ultimo cinquantennio la spesa per infrastrutture è crollata nelle
regioni settentrionali del -2% l’anno, al Sud del -4,8% l’anno. Infine, il surplus di depositi dei meridionali
finanzia le imprese del Centro-Nord. Nelle regioni settentrionali a fronte
di depositi per 959 miliardi di euro gli impieghi sono stati 1.610
miliardi di euro. Con
questi dati non si comprendono i recenti referendum consultivi che si sono svolti in Lombardia e Veneto per
chiedere maggiore autonomia amministrativa e fiscale. Il Nord è ricco ed al Sud
arrivano le briciole. Ed è paradossale che ha chiedere più risorse pubbliche siano due regioni del Nord Italia anziché quelle meridionali.
Fonte:
svimez.info
Etichette:
2017,
autonomia,
interdipendenza,
povertà,
Referendum,
Sud,
Svimez
Ubicazione:
Sicilia, Italia
sabato 11 novembre 2017
Il tasso di occupazione nel Mezzogiorno rimane il più basso d’Europa
Il
Mezzogiorno è uscito dalla recessione, ma la ripresa congiunturale non è
sufficiente per affrontare le emergenze sociali, a sostenerlo è il rapporto Svimez 2017 sull’economia del Mezzogiorno
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
![]() |
Foto da svimez.info |
Nel
2016 il Pil è cresciuto dell’1% nel Meridione e dello 0,8% nel resto d’Italia. Il prossimo anno il Pil crescerà
nel Centro-Nord dell'1,6% e dell'1,3% al Sud. Nel 2018 le variazioni si attesteranno al +1,4% nel Centro-Nord e al +1,2%
nel Meridione, mentre l’occupazione crescerà rispettivamente dello 0,8% e dello
0,7%. L’industria manifatturiera del Sud è cresciuta negli ultimi due anni del
7%, il doppio del resto del Paese (3%). Questi risultati sono dovuti, secondo Svimez, a due misure adottate dal Governo: le ZES (Zone economiche speciali) e le ‘clausole del 34%’ sugli
investimenti ordinari. Tuttavia, il tasso di occupazione nel Mezzogiorno nonostante
negli ultimi otto mesi siano stati incentivati oltre 90 mila rapporti di lavoro
nell’ambito della misura ‘Occupazione Sud’ rimane il più basso d’Europa (-35%) e la crescita dell’1,7% (101
mila unità) registrata nel 2016 è dovuta 'a rapporti di lavoro
a basso reddito e al cosiddetto part time involontario (+1,8%)'. Inoltre, mentre nelle regioni del centro e del settentrione
i posti di lavoro persi con la crisi sono stati tutti recuperati (+48 mila
nel 2016 rispetto al 2008), in quelle
meridionali la perdita di occupazione è ancora oggi pari a -381 mila unità.
In Sardegna e in Sicilia la situazione è ancora più grave, nelle due isole gli
occupati continuano a calare. Rispetto al 2008 i posti di lavoro sono il 10,5%
in meno in Calabria, -8,6% in Sicilia, -6,6% in Sardegna e Puglia, -6,3% in
Molise, -5% in Abruzzo. Un po’ meglio sono, invece, i dati della Campania (-2,1%)
e della Basilicata (-0.8%). Secondo l’Associazione per lo sviluppo nel Mezzogiorno nel
Sud si assiste, a causa di
un’occupazione di minore qualità e della riduzione d’orario, ad ‘un graduale dualismo generazionale’ e ad
‘un incremento dei lavoratori a bassa retribuzione’. Insomma, la
ripresa economica non è sufficiente per affrontare le emergenze sociali ed il
divario economico tra Centro-Nord e Sud Italia continua a crescere.
Fonte: svimez.info
Etichette:
2017,
occupazione,
Rapporto,
Sud divario,
Svimez
Ubicazione:
Sicilia, Italia
lunedì 6 novembre 2017
In Sicilia vince il partito dell’astensione
2.481.637
siciliani su 4.661.111 elettori non sono andati a votare, oltre un siciliano su due non
crede più nella politica, oggi ad essere stata sconfitta è la democrazia
rappresentativa
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
![]() |
Foto da termometropolitico.it |
La disaffezione alla politica continua a crescere, la maggioranza dei siciliani non crede più nei loro rappresentanti. L’affluenza alle urne è calata ancora, ed è un record storico. Il 53,24 per cento
degli aventi diritto non è andato a votare, cinque anni fa furono il 52,59 per
cento. I cittadini dell’isola sono stanchi
di promesse mancate e di politiche inconcludenti ed autoreferenziali. I responsabili di questa sconfitta sono tutti i partiti, nessuno escluso. In particolare il M5s che
è nato proprio per raccogliere il consenso dei delusi e degli elettori che non
credono più nelle istituzioni democratiche. Il dato è preoccupante perché è un
segnale chiaro per tutta la classe dirigente italiana, vecchia e nuova. Ed
è una sconfitta per la
Sinistra che non è riuscita a far
ritornare al voto quel ‘popolo’ progressista che, a dire il vero, in Sicilia è
sempre stato piuttosto limitato numericamente, ma nonostante ciò rimane il fatto che la lista i
‘Centro passi’ non è riuscita ad uscire dal confine della cosiddetta Sinistra
‘radicale’, non è riuscita cioè ad essere rappresentativa della parte più debole
del popolo siciliano che invece continua ad affidarsi al politico moderato, ‘amico
degli amici’ o, al contrario, al voto di protesta grillino, che nella sostanza è
un non voto. Vince Nello Musumeci con il consenso di meno di due siciliani su dieci e che per
governare dovrà fare un accordo con il Pd o con una delle
liste che sostenevano Fabrizio Micari. Del resto le larghe intese
erano una possibilità messa in conto alla vigilia del voto da Matteo Renzi e da
Angelino Alfano. La Sicilia dopo la
parentesi di Rosario Crocetta e della sua mancata ‘rivoluzione’ torna ad essere
governata dalla Destra, quelli della cattiva gestione delle risorse
pubbliche, del favore, dell’amicizia, che in gran parte sono responsabili dell’alto
tasso di disoccupazione (22,1%, oltre il doppio della media europea) e delle
260 mila famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta o relativa. Insomma vincono ancora una volta i poteri
forti, quelli che dicono: ‘se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto
cambi’. Con questa logica politica ed istituzionale continueranno a
crescere le disuguaglianze e le ingiustizie, in una terra che da sempre vive in
una condizione di ritardo economico, culturale e sociale. Questo
risultato è anche una fotografia di quanto potrà avvenire nelle prossime elezioni
politiche nazionali.
Come in Sicilia tutto è pronto perché non ci sia nel prossimo Parlamento una maggioranza certa e che,
pertanto, un governo di larghe intese tra il Pd di Matteo Renzi, Fi e i
partitini di Centro sia una conseguenza ‘inevitabile’.
Ubicazione:
Sicilia, Italia
giovedì 2 novembre 2017
Elezioni in Sicilia, vincerà Musumeci e governerà con il Pd
Dopo
la mancata ‘rivoluzione’ auspicata ma mai realizzata da Rosario Crocetta chi
sarà il nuovo governatore della Sicilia?
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Stando
ai sondaggi il prossimo governatore della Sicilia dovrebbe essere Nello
Musumeci.
L’esponente della Destra può approfittare di diverse circostanze. La prima è
che nell’isola ha quasi sempre prevalso il Centrodestra. Basta ricordare il
cappotto alle elezioni politiche del 2001 quando la Casa delle Libertà vinse
con un secco sessantuno a zero. I siciliani come i lombardi ed i veneti sono,
per ragioni storiche e sociali, ‘individualisti’ e tendenzialmente sono
elettori di centro o di destra. La vittoria di Rosario Crocetta di cinque anni
fa fu favorita dall’astensionismo (52,70%) e dal sostegno dell’Udc di D’Alia oltre
che dalla lista il Megafono che includeva molti esponenti moderati. L’affluenza
alle urne potrebbe essere dirimente anche in questa tornata elettorale e potrebbe favorire il candidato grillino ma non quello del Centrosinistra. Il
secondo motivo è che il Centrodestra si presenta compatto, mentre il
Centrosinistra è diviso e il M5s non ha il radicamento territoriale necessario
per prevalere. Inoltre,
pur ritenendosi un ‘paladino’ della legalità, Musumeci ha nelle liste che lo
sostengono candidati che sono ‘impresentabili’, ma che, in cambio, portano
tanti voti. La campagna elettorale con il passaparola la stanno facendo solo
loro, le richieste di voto sono le solite, vengono da amici, sindaci, dirigenti
che hanno un qualche interesse personale. Il
Centrosinistra sa già che perderà e di questo il principale responsabile è l’attuale
segretario del Pd Matteo Renzi che anzichè fare la campagna elettorale nell'isola è andato in tour in Nord America. Fabrizio Micari, come tutti i tecnici, ha solo ambizioni
personali ed una eventuale sconfitta avverrebbe con il paracadute del ritorno
alla professione o comunque con la possibilità di ricoprire un altro ruolo in
politica o nelle istituzioni. La
Sinistra con Claudio Fava e la lista i ‘Cento passi per la Sicilia’ può
solo ambire a raccogliere consensi superiori o vicini a quelli del Pd di Matteo
Renzi. Se questo avvenisse sarebbe un grande risultato politico ed avrebbe
un enorme significato a livello nazionale, ma avrebbe anche come conseguenza
immediata quella di riconsegnare, dopo la straordinaria vittoria di Rosario Crocetta
del 2012, la Sicilia alla Destra. Il
candidato grillino non entusiasma i siciliani e quello verso il M5s è un voto di protesta e di sfiducia
verso la politica, in
particolare verso gli esponenti moderati che, dal dopoguerra ad oggi, hanno tutelato
le clientele ed adottato politiche assistenziali in tutto il Meridione. La
vittoria di Giancarlo Cancelleri sarebbe comunque una sorpresa anche se i sondaggi
lo danno vicino a Nello Musumeci. In ogni caso il M5s non avrebbe i numeri in
Consiglio regionale per governare. L’unica possibilità potrebbe essere quella
di un accordo con la Sinistra, sempreché quest’ultima ottenga i seggi
sufficienti per formare insieme ai grillini una maggioranza all’Ars. L’ipotesi
più probabile è una vittoria dell’ex presidente della provincia di Catania anche se per gli stessi elettori moderati l'esponente della Destra
storica non è il Governatore ‘ideale’. Inoltre, difficilmente il
Centrodestra otterrà la maggioranza all’Ars. Pertanto sarà necessario un
governo di larghe intese, cioè un accordo con il Pd. La Sicilia ancora una
volta diventerebbe, anzi è, un laboratorio politico per un futuro governo nazionale
di ‘Centro’, magari con Renzi Premier, Berlusconi agli Esteri, la Meloni alla Gioventù e Brunetta all’Economia, ovviamente con Orfini sottosegretario al
Lavoro. Sembra uno scenario inverosimile, ma ad oggi non si intravede
un’alternativa plausibile e del resto è questo l'obiettivo non dichiarato dell'ex sindaco di Firenze. L’unica altra ipotesi, in una eventuale situazione d’ingovernabilità,
potrebbe essere un governo del Presidente con la Sinistra chiamata ancora una
volta a salvare il Paese dall’incapacità dei politici e degli elettori italiani
a darsi un sistema istituzionale serio e stabile.
Ubicazione:
Sicilia, Italia
Iscriviti a:
Post (Atom)