‘Ma io un ragazzino di 11 o 12 anni che è a scuola con i nostri figli e i nostri nipoti come lo devo chiamare, immigrato che è nato qui? Come lo chiamo, straniero?’, Pier Luigi Bersani
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Foto da stranieriinitalia.it |
E sono
più di 870 mila gli studenti e studentesse ‘stranieri/e’ che lo scorso anno
hanno frequentato le nostre scuole. Bambine e bambini, ragazze e ragazzi che di fatto sono
italiani, ma che per la legge non lo sono.
Questi
‘italiani’ possono acquisire la cittadinanza solo con la cosiddetta
‘naturalizzazione’ o come ha detto con ironia il sindaco di Ravenna, Michele De
Pasquale, con lo ‘Ius soli differito’. Essi possono richiederla solo al compimento
della maggiore età a condizione che abbiano dieci anni di residenza regolare
ininterrotta. L’iter è complesso, costoso e richiede molto tempo. Non tutti
riescono a completarlo.
Sono vent’anni che si tenta di riformare questa legge.
Le ipotesi sono quattro.
Lo Ius
soli prevede l’acquisizione automatica della cittadinanza per il solo fatto
di essere nati sul territorio italiano. È il cosiddetto ‘diritto di suolo’ in
vigore in tanti Paesi, ma non nel nostro, dove vige il principio del ‘ius
sanguinis’ o ‘diritto di sangue’. Secondo questa normativa acquisiscono
automaticamente la cittadinanza i figli ovunque essi siano nati che hanno
almeno un genitore italiano.
Lo Ius soli temperato consente l’ottenimento della cittadinanza ai minori nati in Italia
da genitori stranieri a condizione che almeno uno dei due abbia il permesso di soggiorno
e risieda nel nostro Paese da un certo numero di anni.
Lo Ius scholae consente di acquisire la cittadinanza ai minori nati o arrivati nel
nostro Paese prima del compimento dei 12 anni di età e che abbiamo frequentato,
a seconda della diversa formulazione della legge, almeno 5 anni di scuola o 10
anni o il ciclo completo dell’obbligo.
Lo Ius Culturae è simile allo Ius scholae e lega la cittadinanza all’acquisizione
dei riferimenti culturali attraverso la scuola e la partecipazione alla vita
sociale. Occorre, cioè, ‘aver frequentato regolarmente per almeno cinque anni
uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale o percorsi di
istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali conclusi con la
promozione’.
La
proposta fatta nelle scorse settimane da Forza Italia non è nuova e richiede
per i nati in Italia la conclusione dell’intero ciclo di istruzione
obbligatoria, cioè dieci anni.
Il
disegno di legge sarà presentato a settembre o ad ottobre, ma non è chiaro chi
potrà riguardare e come potrà essere riconosciuta la cittadinanza.
Vedremo
se sarà una proposta seria o se è solo polemica politica tra i partiti della
maggioranza di Governo.
L'obiettivo è quello
di racimolare qualche voto o, meglio, quello di non perdere qualche voto,
quello di chi da sempre vede gli stranieri, soprattutto se sono di colore, con preoccupazione
ed intolleranza.