mercoledì 28 agosto 2024

‘Ius soli differito’

Ma io un ragazzino di 11 o 12 anni che è a scuola con i nostri figli e i nostri nipoti come lo devo chiamare, immigrato che è nato qui? Come lo chiamo, straniero?’, Pier Luigi Bersani

di Giovanni Pulvino

Foto da stranieriinitalia.it

Ogni anno nascono nel nostro Paese circa 50.000 bambini che non hanno la cittadinanza italiana. Dal 2006 ad oggi sono circa 1,2 milioni.

E sono più di 870 mila gli studenti e studentesse ‘stranieri/e’ che lo scorso anno hanno frequentato le nostre scuole. Bambine e bambini, ragazze e ragazzi che di fatto sono italiani, ma che per la legge non lo sono.

Questi ‘italiani’ possono acquisire la cittadinanza solo con la cosiddetta ‘naturalizzazione’ o come ha detto con ironia il sindaco di Ravenna, Michele De Pasquale, con lo ‘Ius soli differito’. Essi possono richiederla solo al compimento della maggiore età a condizione che abbiano dieci anni di residenza regolare ininterrotta. L’iter è complesso, costoso e richiede molto tempo. Non tutti riescono a completarlo.

Sono vent’anni che si tenta di riformare questa legge. 

Le ipotesi sono quattro.

Lo Ius soli prevede l’acquisizione automatica della cittadinanza per il solo fatto di essere nati sul territorio italiano. È il cosiddetto ‘diritto di suolo’ in vigore in tanti Paesi, ma non nel nostro, dove vige il principio del ‘ius sanguinis’ o ‘diritto di sangue’. Secondo questa normativa acquisiscono automaticamente la cittadinanza i figli ovunque essi siano nati che hanno almeno un genitore italiano.

Lo Ius soli temperato consente l’ottenimento della cittadinanza ai minori nati in Italia da genitori stranieri a condizione che almeno uno dei due abbia il permesso di soggiorno e risieda nel nostro Paese da un certo numero di anni.

Lo Ius scholae consente di acquisire la cittadinanza ai minori nati o arrivati nel nostro Paese prima del compimento dei 12 anni di età e che abbiamo frequentato, a seconda della diversa formulazione della legge, almeno 5 anni di scuola o 10 anni o il ciclo completo dell’obbligo.

Lo Ius Culturae è simile allo Ius scholae e lega la cittadinanza all’acquisizione dei riferimenti culturali attraverso la scuola e la partecipazione alla vita sociale. Occorre, cioè, ‘aver frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli presso istituti scolastici del sistema nazionale o percorsi di istruzione e formazione professionale triennali o quadriennali conclusi con la promozione’.

La proposta fatta nelle scorse settimane da Forza Italia non è nuova e richiede per i nati in Italia la conclusione dell’intero ciclo di istruzione obbligatoria, cioè dieci anni.

Il disegno di legge sarà presentato a settembre o ad ottobre, ma non è chiaro chi potrà riguardare e come potrà essere riconosciuta la cittadinanza.

Vedremo se sarà una proposta seria o se è solo polemica politica tra i partiti della maggioranza di Governo.

L'obiettivo è quello di racimolare qualche voto o, meglio, quello di non perdere qualche voto, quello di chi da sempre vede gli stranieri, soprattutto se sono di colore, con preoccupazione ed intolleranza.

martedì 20 agosto 2024

Tesori di Sicilia: tramonti di agosto

 

Torremuzza, Sicilia, 20 agosto 2023. Foto di Erina Barbera

Non solo i colori del cielo e del mare ma anche uno scorrere lento ed inconsapevole del tempo e della vita che in esso si manifesta e si dilegua

per un momento sta là, in fondo, sospeso, in attesa di diventare qualcosa

pigro ed indolente si muove verso occidente, verso l'infinito

è bianco, giallo, arancione, rosso, chissà, ma cosa importa

è un sogno che diventa realtà, è un fuoco che si accende ogni sera, eterno, sempre diverso

no, non è un'illusione, è un tramonto di agosto, è un tesoro di Sicilia


sabato 17 agosto 2024

Quasi 3.000 miliardi di debito pubblico, ma per il governo Meloni va tutto bene

Per il governo Meloni l’economia italiana va bene, anche Berlusconi, Salvini e la stessa leader di FdI dicevano così nel 2011. Speriamo che almeno stavolta abbiano ragione, ma ogni dubbio è più che legittimo

di Giovanni Pulvino

Il rapporto debito pubblico/Pil dal 1862 ad oggi

In quasi due anni il governo di Giorgia Meloni ha incrementato il debito pubblico di circa 170 miliardi di euro. Quasi otto miliardi di euro ogni mese. Se continua così nel 2026 raggiungerà 3.500 miliardi di euro, che corrisponde ad un debito pro-capite cioè per ogni cittadino italiano di circa 60 mila euro.

Solo nel 2023 il debito è aumentato di 105 miliardi di euro. Quasi come nei due anni del Covid-19. Nel 2020 è stato di 163 miliardi e nel 2021 di 107 miliardi. La pandemia aveva bloccato l’economia e lo Stato è stato costretto a dare aiuti per sostenere le attività imprenditoriali ed i cittadini in difficoltà. Quel debito era in qualche modo ‘giustificato’.

Sorprende invece, ma non tanto, l’incremento avvenuto nei primi 22 mesi del governo Meloni. Cioè, molto di più dei precedenti governi Draghi e Conte II e quasi il doppio del Conte I.

La sostenibilità del debito pubblico italiano è di nuovo a rischio se consideriamo l’aumento dei tassi di interesse.

Fino a metà del 2022 questi erano bassi, i Bot erano vicini allo zero. Ora sono in risalita, i Btp sono quasi al 4%.

Tra il luglio del 2021 e il luglio del 2022 la spesa per interessi sui titoli di Stato è passata da 63,7 a 83,2 miliardi ed è assai probabile che questa abbia raggiunto i 100 miliardi nel 2023.

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti si è giustificato sostenendo che l’extra deficit è dovuto al Superbonus del 110%. Quell’incentivo è entrato in vigore il 19 maggio del 2020 con lo scopo di rinvigorire l’economia italiana depressa dagli effetti del Coronavirus. Ebbene precisare che né il governo di Mario Draghi (13 febbraio 2021), né il governo i Giorgia Meloni (22 ottobre 2022) hanno saputo fronteggiare quella che essi hanno considerato un‘emergenza’. Sono trascorsi quattro anni dall’entrata in vigore del Superbonus, se si voleva si sarebbe potuto intervenire prima, ma così non è stato. 

Per il governo Meloni l’economia italiana va bene, anche Berlusconi, Salvini e la stessa leader di FdI dicevano così nel 2011. Speriamo che almeno stavolta abbiano ragione, ma ogni dubbio è più che legittimo.

Fonte governo.it

venerdì 9 agosto 2024

Siamo diventati un 'paradiso fiscale', ma solo per i miliardari

‘L'imposta sostitutiva sui redditi prodotti all'estero realizzati da persone fisiche che trasferiscono la propria residenza fiscale in Italia viene portata dagli attuali 100.000 euro l'anno a 200.000’. Questo è quanto prevede l’art. 3 del decreto Omnibus approvato dal Cdm del governo di Giorgia Meloni

di Giovanni Pulvino

Foto da lacostituzione.info

La Flat tax annua a 100.000 euro è stata introdotta dal governo di Matteo Renzi con la legge finanziaria del 2016 ed è in vigore dal 2017. Lo scopo era quello di convincere i miliardari stranieri a trasferire la loro residenza fiscale in Italia ed incrementare gli investimenti nel nostro Paese. 

Tra i beneficiari di quell’incentivo c’è stato Cristiano Ronaldo. Il campione portoghese ne ha usufruito tra il 2018 e il 2021, quando, cioè, giocava con la Juventus.

Il suo ingaggio è stato di 124 milioni di euro netti per quattro anni, che corrisponde ad un’indennità giornaliera di 84.931,51. Tutto senza considerare i guadagni che sono derivati dallo sfruttamento dei diritti di immagine.

Il risparmio contributivo per il calciatore portoghese è stato ‘indecente’.

Ovviamente non è stato il solo. 


Ad avvalersene dal 2017 ad oggi sono stati, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, 818 contribuenti e 318 familiari, questi ultimi hanno versato ogni anno 25.000 euro. La Corte dei conti ha stimato che le tasse pagate ammontano a 254 milioni di euro, circa 90 milioni di euro l’anno. Una inezia se consideriamo il bilancio dello Stato italiano.

Le entrate fiscali derivanti dalla Flat tax sono state circa lo 0,013% l’anno.

Ora il governo di Giorgia Meloni raddoppia.

L’art. 3 del decreto Omnibus prevede il passaggio dagli attuali 100.000 euro all’anno ad un’imposta sostitutiva di 200.000 annui.

Continuiamo ad offrire esenzioni fiscali a pochi individui estremamente facoltosi, ma non sappiamo quanto questi contribuenti ‘provvisori’ guadagnano all’estero né quanto avrebbero dovuto pagare se fossero stati assoggettati all’Irpef come un lavoratore dipendente italiano. E non sappiamo se hanno investito nel nostro Paese oppure no.

Siamo diventati un 'paradiso fiscale', ma solo per i miliardari.  

Il tutto in violazione dell’articolo 53 della Costituzione che sancisce: ‘Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva’, tranne, ovviamente, i super ricchi e gli evasori, almeno così hanno stabilito il governo di Matteo Renzi e quello di Giorgia Meloni.

Fonte senato.it