Nei primi sette mesi
del 2015 i contratti di lavoro a tempo indeterminato sono cresciuti di 286mila
unità, ma il divario tra le Regioni del Centro-Nord e quelle del Sud è aumentato
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La
variazione netta
tra attivazioni e cessazioni dei contratti di lavoro a tempo indeterminato è di
140mila unità, se a questi si aggiungono le variazioni di rapporti a termine e
apprendisti in tempi indeterminati, la variazione netta sale a 527mila unità.
Il
presidente del Consiglio,
Matteo Renzi, ha commentato la notizia con un tweet: ‘Il #JobsAct ha prodotto
286mila stabilizzazioni dall’inizio del 2015. Più diritti e meno precariato,
come promesso #italiariparte’.

L’Inps conferma anche
l’aumento del divario tra il Centro-Nord ed il Sud del Paese. L’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato nel 2015 rispetto
al 2014 risulta superiore alla media nazionale del +35,4% in tutte le Regioni
del Centro e del Nord Italia, mentre è nettamente più bassa nel Mezzogiorno.
L’aumento in Friuli-Venezia Giulia è stato dell’85%, in Umbria del 66,5%, nelle
Marche del 55,4%, in Trentino-Alto –Adige del 53,3%, in Piemonte del 53,1%, in
Emilia Romagna del 51,1%, in Liguria del 48,3%, in Veneto del 47,4%, nel Lazio
del 41,9%, in Lombardia del 40,6%, in Toscana del 37,4% e in Sardegna del 36,4%.
I
risultati peggiori sono stati al Sud:
in Calabria l’incremento è stato del 18,6%, in Puglia del 17,3% ed in Sicilia
dell’11,2%.
Insomma, ad avvantaggiarsi con i nuovi
contratti sono soprattutto i datori di lavoro delle Regioni del Centro e del
Nord Italia, mentre nel Mezzogiorno la situazione economica continua ad essere di
sottosviluppo, ma questa non è una novità.
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