Secondo il Centro
studi di ImpresaLavoro durante il governo di Enrico Letta il debito pubblico
cresceva di 3,14 di euro al mese, la metà di quanto sta avvenendo con quello di
Matteo Renzi
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Enrico Letta e Matteo Renzi |
Da
quando Matteo Renzi
è presidente del Consiglio il debito pubblico è aumentato in termini assoluti
di 98,76 miliardi di euro, è passato dai 2.119 miliardi di euro del marzo 2014
ai 2.218 miliardi di euro del maggio 2015. L’aumento mensile è stato di 6,58
miliardi di euro al mese. A rivelarlo è una ricerca condotta dal Centro studi di
ImpresaLavoro.
Durante
i dieci mesi del Governo precedente,
quello di Enrico Letta, l’incremento del debito pubblico è stato di 31,38
miliardi di euro, è passato cioè da 2.075 miliardi di euro del maggio 2013 ai
2.106 miliardi di euro del febbraio 2014. L’incremento mensile è stato di 3,14
miliardi di euro.
Insomma,
la crescita del debito pubblico
durante i primi quindici mesi del governo di Matteo Renzi è stata doppia rispetto
a quella registrata con quello di Enrico Letta.
Il
presidente del Consiglio ha annunciato
pochi giorni fa al meeting di Comunione e Liberazione il taglio delle tasse. In
particolare ha promesso l’abolizione dell’Imu e della Tasi sulla prima casa e
successivamente un intervento sull’Ires e sull’Irpef. La riduzione della
pressione fiscale è di certo un fatto positivo, ma essa sarà finanziata in gran
parte con la flessibilità sui vincoli di bilancio fissati dall’Unione Europea.
In altre parole essa non avverrà con il taglio della spesa e degli sprechi della Pubblica amministrazione, ma con un incremento del deficit e di conseguenza con un
ulteriore aumento del debito pubblico.
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