Il
giornalista ragusano, Paolo Borrometi, continua a subire intimidazioni mafiose
per aver denunciato con i suoi articoli il malaffare a Scicli, il Comune del
commissario Montalbano
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Paolo
Borrometi ha subito il primo agguato il 16 aprile del 2014. A raccontarlo in un'intervista
rilasciata al Corriere della sera è lo stesso giornalista ragusano: “Ero in
campagna, da Bonnie. Il mio cane, che era molto inquieto. Penso sia per la
mancata passeggiata. Mi sento afferrare da dietro il braccio destro. Saltano i
tendini. Le ossa. Cado a terra. Due uomini incappucciati mi prendono a calci
gridando: U capisti che t’hai a fare i fatti tuoi?”.
Borrometi
non si lascia intimorire
è decide di pubblicare la prima puntata dell’inchiesta sul boss di Scicli che
chiedeva persino il pizzo di un euro a manifesto per la pubblicità nelle
elezioni comunali. La
reazione dell’organizzazione malavitosa è inquietante, alcuni sconosciuti scrivono su un
muro: ‘Borrometi sei morto’.
Nel
frattempo le autorità giudiziarie
hanno emesso un avviso di garanzia nei confronti del Sindaco di Scicli, deciso l’arresto
del boss e disposto il commissariamento della città di Montalbano.
Trasferitosi
a Roma per motivi
di sicurezza il giovane giornalista siciliano continua a denunciare i fatti di
mafia come quelli che riguardano il mercato ortofrutticolo di Vittoria e per le
quali ha ricevuto altre minacce di morte.
Pochi giorni fa Borrometi,
che ora è anche editorialista de Il Tempo, ha
ricevuto la solidarietà del presidente del Senato, Pietro Grasso, ma
nonostante ciò non ha ancora un’auto blindata ed una scorta 24 ore su 24.
La cosa che più ti fa
gelare il sangue, sottolinea il giornalista, è chi ti dice: “Chi te lo fa fare? Ma sogno un mattino di svegliarmi e dire:
visto che valeva la pena”.
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