sabato 12 settembre 2015

Saviano: ‘Renzi tace sul diciassettenne ucciso …. Grave’

Lo scrittore campano, Roberto Saviano, accusa il premier Matteo Renzi d’inerzia sulla ‘Questione meridionale’  

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Roberto Saviano e Matteo Renzi
‘Renzi tace sul diciassettenne ucciso a Napoli e sul bambino di 9 anni ferito a Giugliano da proiettile vagante. Grave’. Così ha twittato sul suo profilo, Roberto Saviano.
Con il post ‘La paranza dei bambini nella guerra di Napoli’, pubblicato sul suo sito online, lo scrittore campano è ancora più chiaro e rivolgendosi al premier scrive: ‘si renda conto che Napoli e l’emergenza criminalità sono una priorità del Paese e che alla città serve un progetto politico che sappia riportarla alla normalità. Napoli è una città difficile. Tra un anno ci saranno le Amministrative. Renzi se ne disinteresserà come ha fatto con le Regionali?’.
Poi cita Guido Dorso che nel 1925, su invito di Pietro Gobetti, scrisse: ‘No, il Mezzogiorno non ha bisogno di carità, ma di giustizia; non chiede aiuto; ma libertà. Se il Mezzogiorno non distrugge le cause della sua inferiorità da se stesso, con la sua libera iniziativa e seguendo l’esempio dei suoi figli migliori, tutto sarà inutile’.
Ad organizzare l’educazione alla legalità, scrive Saviano, ‘non  è la politica o le forze dell’ordine. Cinquantaquattro telecamere e cinquanta poliziotti sono provvedimenti che così declinati non serviranno. Dopo la tragedia arrivano i proclami. E poi nulla cambierà’.
Qui lo Stato è la Fondazione di Comunità San Gennaro voluta da don Antonio Loffredo, la Rete di Alex Zanotelli, l’Orchestra Santainsamble dei bambini del Rione Sanità organizzata dall’associazione l’Altra Napoli e dall’insieme di tutte le altre strutture di volontariato e non che operano nel sociale, che agiscono ‘senza armi e senza il codice penale contro la paranza dei bambini, il peggior prodotto di una terra dimenticata contesa tra disperati e indifferenti. E le lacrime di dolore che tracimano da queste storie nascono dalla difficoltà di resistere e non dalla celebrazione del lamento. E’ questa la differenza tra il pianto e il piagnisteo che in molti dovrebbero imparare a capire per capire questo Sud’.

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