sabato 29 giugno 2019

Aurelio De Laurentis: ‘Gli operai della Fiat venivano importati dal Sud’

Questa frase pronunciata pochi giorni fa dal presidente della Ssc Napoli, Aurelio De Laurentis, fotografa la storia economica e sociale del nostro Paese

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da tiscali.it
La nostra competitor di sempre, per un fatto di tifo, è la Juventus che, ovviamente, avendo un altro tipo di fatturato ed essendo nata oltre 100 anni fa, ha consolidato sotto la stessa proprietà una capacità di avere un numero di tifosi d’Italia che raggruppa tutti gli insoddisfatti del Sud. Gli operai della Fiat, ad esempio, venivano importati dal Sud, i veri torinesi per la maggior parte tifano Torino e non Juventus. Questo movimento creato dalla famiglia Agnelli è difficile da sradicare e poi nessuno vuole sconfiggere nessuno, lo sport è bello per questo. La Juventus è difficile da sradicare ma il Napoli ha fatto passi da gigante professionale, con grande rispetto per i valori della maglia. Siamo l’unica squadra in Italia che da dieci anni compete in Europa, ciò vuol dire che abbiamo fatto passi da gigante’.
Questa dichiarazione è stata rilasciata pochi giorni fa dal presidente della Ssc Napoli Aurelio De Laurentis. In Serie A ci sono venti squadre, di queste solo due sono club del Sud (Napoli e Cagliari) e soltanto uno dei due è in grado di competere con quelli del Nord. Quel che è peggio è che la stragrande maggioranza dei meridionali tifa Juventus, Inter e Milan. Lo sport ed il calcio in particolare sono l’emblema del divario economico e sociale che si è creato nel nostro Paese.
Le differenze strutturali tra Nord e Sud sono il risultato di un lungo processo storico. La lontananza dai mercati di sbocco e l’incapacità dei meridionali di incidere sulle decisioni politiche ed economiche del Paese hanno determinato un dualismo difficilmente risolvibile. Le responsabilità sono tante. La prima è dei meridionali che si 'accontentano' e che non sono capaci di emanciparsi dalla condizione di sudditanza sociale ed economica in cui si trovano da sempre. La situazione si è aggravata negli ultimi tre decenni, da quando cioè dall’attuazione di politiche meridionaliste si è passati al cosiddetto ‘federalismo fiscale’. Nell’era dell'informatizzazione e della globalizzazione il Nord opulento non ha più bisogno delle ‘cattedrali nel deserto’ erette negli anni Sessanta e Settanta, il Sud è diventato un peso da utilizzare solo in campagna elettorale e come mercato di sbocco per i prodotti delle imprese 'padane'. Ma non è finita.
Il governo ‘gialloverde intende sancire l’accordo sulle autonomie regionali di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, le aree più ricche del Paese. Se qualcuno, soprattutto meridionali, non avesse ancora capito di cosa si tratta è opportuno precisare che questa sarebbe la ‘mazzata’ definitiva per il futuro del Mezzogiorno. Il divario economico già ampio diventerebbe incolmabile, ma forse è questa la volontà politica di gran parte delle forze politiche presenti oggi in Parlamento ed è quello che, va detto, molti meridionali si meritano.  


giovedì 27 giugno 2019

Incidenti sul lavoro, nel 2018 oltre tre morti al giorno

1.218 'morti bianche' denunciate nel 2018, 391 nei primi cinque mesi del 2019, ma per quanto tempo ancora dovremo assistere a queste tragedie?

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da portaleconsulenti.it
‘Il sogno di Sceila sarebbe quello di intitolare una strada del paese al suo Riccardo. Vorrebbe tanto fare come Gloria Puccetti, la mamma di Matteo Valenti, morto in fabbrica a causa di un incendio che nessuno ha saputo spegnere per mancanza delle misure di prevenzione e della formazione necessaria. Due anni fa Gloria è riuscita a installare una piccola statua in ricordo di Matteo, sul lungo canale in Darsena a Viareggio. <Ho un altro figlio che è venuto ad abitare proprio di fronte alla statua - racconta Gloria -. Quando esce con gli amici si dà appuntamento “davanti alla statua”, mangia vicino alla statua. È diventato il nostro punto di riferimento, il nostro modo per andare avanti. L’altro giorno è passata una ragazzina con il cellulare, si è fatta un selfie con lui, probabilmente senza sapere chi fosse. Io sono stata felice>’. Questa storia è una delle tante che Marco Bazzoni, operaio delegato Fiom Cgil, raccoglie ogni mattina prima di andare al lavoro. Un elenco infinito di ‘morti bianche’, di lavoratori che si sono recati sul posto di lavoro, ma che non hanno mai fatto ritorno nella loro casa. Per quanto tempo ancora dovremo assistere a queste tragedie? 
Le nuove tecnologie e l’informatizzazione dei processi produttivi hanno incrementato i profitti delle aziende, ma non si stanno dimostrando utili a rendere i luoghi di lavoro idonei a garantire e tutelare la salute dei lavoratori. L’obbligo che hanno gli imprenditori di adottare le misure sulla sicurezza e sui corsi di formazione previsti dalla legge non è sufficiente ad impedire gli incidenti mortali. 
Il presidente dell’Inail, Massimo Felice, ha presentato ieri la Relazione annuale 2018 sui dati relativi agli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali. L’Istituto ha registrato poco più di 645mila denunce di infortunio, in lieve diminuzione rispetto al 2017 (-0,3%). Quelli riconosciuti dall’Inail sono stati circa 409mila con una riduzione del 4,3% rispetto all’anno precedente. Le denunce per gli infortuni mortali sono state 1.218 (+6,1% rispetto al 2017). Quelli accertati dall’Istituto sono stati 704, cioè il 4,5% in più rispetto al 2017. Di questi 421 (60%) sono avvenuti ‘fuori dell’azienda’. 
La situazione sta peggiorando nel 2019. Nei primi cinque mesi i casi mortali denunciati all’Inail sono stati 391, due in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Mentre le denunce sono sostanzialmente invariate. I casi di malattie professionali registrati nel 2018 sono stati circa 59.500, in aumento del 2,6% rispetto all’anno precedente. Nei primi cinque mesi del 2019 le denunce sono invece in lieve incremento (+1,4%). 
Mentre il vicepremier Matteo Salvini 'gioca' con la vita dei migranti della Sea-Watch 3 e non solo e l’altro vicepremier, Luigi Di Maio, ‘bisticcia’ con il collega di partito Alessandro Di Battista in Italia si continua a morire sui luoghi di lavoro. Per chi ci governa questo argomento non é 'interessante', non fa guadagnare voti, allora, per loro, è meglio occuparsi d’altro. 



domenica 23 giugno 2019

Sea-Watch 3, ‘la nave fantasma’

'A bordo della Sea-Watch si è scelto di creare condizioni di incertezza ingiustificabili. Per questo ci appelliamo alla Corte di Strasburgo, per porre la parola fine al limbo in cui sono stati relegate le persone a bordo della nave', Pietro Bartolo, 24 giungo 2019

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da sea-watch.org
Porti chiusi e divieto di sbarco non fermano l’arrivo dei migranti. Dopo le elezioni europee l’emergenza ‘arrivi’ sembra non esserci più, almeno essa è scomparsa o quasi come notizia dai principali mezzi di comunicazione e dalla propaganda politica dei grillini e dei leghisti. Eppure, gli sbarchi non si sono mai interrotti. Venerdì scorso 100 profughi sono stati individuati dalle pattuglie dei carabinieri e della polizia di Trieste. Altri 100 sono arrivati nelle stesse ore a Lampedusa con il sistema della ‘nave madre’. La traversata del Mediterraneo è avvenuta su un peschereccio, ma quando era a poche miglia dalla costa i trafficanti hanno fatto salire i migranti su un natante più piccolo e li hanno lasciati al loro destino. I nuovi arrivati hanno dichiarato di essere partiti dalla Libia. Mercoledì 45 profughi sono stati portati a terra da una motovedetta della Guardia di finanza che li ha avvistati quando era in prossimità di Lampedusa. I nuovi arrivati, tra cui due bambini ed una donna incita, sono del Senegal, Costa d’Avorio, Somalia e Kenya. La settimana scorsa altri tre sbarchi. Con una piccola imbarcazione sono arrivati 38 migranti. Lo stesso era avvenuto nei due giorni precedenti con l’arrivo di 20 uomini, 17 donne ed una bambina. I profughi sono partiti dalla Libia e sono della Costa d’Avorio, della Guinea e della Tunisia.
Foto da sea-watch.org
Insomma, come afferma da mesi il sindaco della piccola isola siciliana, Totò Martello: ‘il porto di Lampedusa non è stato mai chiuso ed i migranti continuano ad arrivare’. Si tratta di piccole imbarcazioni che con l’arrivo dell’estate sono destinate ad aumentare.
Anche in Calabria gli ‘sbarchi fantasma’ oramai sono quotidiani. Due unità navali della Guardia di finanza sono intervenute la settimana scorsa per soccorrere 53 migranti di nazionalità pachistana. I disperati erano a bordo di un natante di appena quindici metri di lunghezza. Tra loro c’erano dieci minori. Gli scafisti di nazionalità ucraina sono stati arrestati. Poi ci sono gli emigranti che arrivano in aereo dalla Germania. Secondo quanto riferisce Tonia Mastrobuoni su Repubblica del 16 giugno scorso in 6 mesi la Germania ha trasferito in aereo quasi 1200 migranti. ‘Legati e sedati. Chi si oppone al trasferimento dopo un po' è seduto in aereo addormentato", dicono diversi testimoni.
Per il ministero degli Interni, Matteo Salvini, la situazione è sotto controllo e gli arrivi su piccole imbarcazioni sono comunque diminuiti rispetto allo scorso anno. Insomma, dopo le elezioni europee gli sbarchi non sono più un’emergenza, finita la campagna elettorale il problema, almeno per ora, è risolto o tale deve sembrare.
Nel frattempo, la Sea Watch 3 con i suoi 42 migranti a bordo rimane bloccata davanti a Lampedusa. Ormai è come ‘la nave fantasma’ del celebre film del 1980 di Alvin Rakoff. È lì a 15 miglia dal porto, ferma da 11 giorni con il suo carico di disperati, ma non può attraccare, per il ministro degli Interni è una questione chiusa e non importano gli appelli dell'Alto commissariato per i rifugiati (Acnur) e quelli del medico di bordo.
E non importa neanche se, intanto, altre decine di centinaia di migranti, anch’essi fantasma, continuano ad arrivare.




venerdì 21 giugno 2019

Tesori di Sicilia: Solstizio d'estate

Il sole sorge puntuale come ogni mattina, ma oggi è un giorno speciale, è il più lungo dell'anno, è il solstizio d'estate

di Giovanni pulvino (@PulvinoGiovanni) 

Solstizio d'estate 2019 - (foto di Giovanni Pulvino)

E' l'alba di un nuovo giorno, l'aria fresca del primo mattino ed il silenzio hanno un sapore unico, come il giallo e l'arancione intenso del sole appena spuntato, laggiù ad est come sempre. 
E' il ciclo della vita che si rinnova, ancora una volta, ma è solo un momento, poi tutto passa, per tornare di nuovo domani e dopodomani e poi ancora ed ancora. 
Le parole cercano di fermare quell'attimo, ma è tutto inutile, ora è già diverso, è un'altra cosa, che durerà anch'essa un solo momento e così sarà per sempre. 
Memoria destinata a scolorirsi come tutto, come quel colore, che prima è arancione, poi giallo, infine è solo un ricordo che durerà come la vita di chi lo ha vissuto, sia pur per un solo momento. 


mercoledì 19 giugno 2019

Solstizio d'estate, a Motta d’Affermo si rinnoverà con il Rito della Luce

A Motta d’Affermo e Castel di Tusa si svolgeranno dal 21 al 23 giugno tre giornate di incontri per celebrare l’arrivo della ‘bella stagione’ e per rinnovare presso la ‘Piramide 38° - parallelo’ di Mauro Staccioli il ‘Rito della Luce’ 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La Piramide - 38° parallelo - (Foto Pulvino Giovanni)
Il rito della luce si svolge ogni anno a giugno, nei giorni delle porte solstiziali, quando il sole trionfa sul buio, e chi partecipa sceglie consapevolmente una via, un cammino di luce. Il rito avviene nel parco della fiumara d’arte dove in questa sola occasione annuale la piramide-38° parallelo viene aperta per favorire al viaggiatore uno sguardo elevato e aperto sull’universo. Il rito si offre come parola di bellezza, come parola maieutica. Negli ultimi anni l’evento è stato preparato del viaggio di alcuni grandi poeti nelle scuole della Fiumara per offrire ai bambini il valore della parola, la sacralità della poesia e il messaggio di Bellezza di essa contiene. L’obiettivo annunciato dal fondatore della Fiumara, Antonio Presti, è consegnare alle nuove generazioni l’opportunità di riunirsi ogni anno, in quei giorni d’estate, per scegliere ogni volta il trionfo della luce.’, rito della luce 2012.
Con il patrocinio del comune di Motta d’Affermo, del Consorzio dei comuni della valle dell’Halaesa, della Regione Sicilia e sotto la direzione artistica della regista Linda Ferrante si rinnoverà il Rito della Luce, ‘Solstizio d’estate – L’eresia della bellezza’, ecco il programma 2019:
La locandina del Rito della Luce 2019
Venerdì 21 giugno, dalle ore 10:00 alle 21:00 si procederà, in contrada Belvedere a Motta d’Affermo, all’apertura della Piramide – 38° ParalleloAlle ore 12:00 ci sarà una visita guidata delle camere d’arte del Museo Albergo Atelier sul Mare a Castel di Tusa. Dalle ore 16:00 alle 18:00 sì celebrerà il ‘Saluto al Sole’. Durante la giornata il pubblico potrà assistere all'allestimento delle opere artistiche. 
Sabato 22 giugno, dalle ore 10:00 alle 21:00 si potrà accedere all'interno della Piramide – 38° Parallelo. Alle ore 12:00 presso il Museo Albergo Atelier sul Mare si potranno visitare le camere d’arte, alle ore 18:00 assistere all'inaugurazione da parte dell’Associazione Famiglie Persone Down Catania (AFPD) della mostra fotografica ‘Noi Siamo Bellezza’ curata da Antonella Cunzolo ed alle ore 21:00 si potrà visitare la mostra sculture-design, a cura di Umberto Leone e Ute Pyka. La serata si concluderà alle ore 22:00 con un ‘Ensemble di artisti’ nello spazio antistante il Museo Albergo Atelier sul Mare, dove si potrà assistere a esibizioni musicali, canti e reading di poesia. 
Domenica 23 giugno, alle ore 12:00 ci sarà presso il Museo Atelier sul Mare una visita guidata alle stanze ed una mostra fotografica: ‘Noi Siamo Bellezza’. Dalle ore 15:00 all’imbrunire si potrà assistere a Motta d’Affermo al Rito della Luce presso la Piramide - 38° Parallelo, con letture di poesie, danza, musica e performance sino al tramonto del sole. 
Per raggiungere la Piramide 38° parallelo occorre percorre da Castel di Tusa per due chilometri la strada statale 113 in direzione Messina o da Santo Stefano di Camastra per circa otto chilometri in direzione Palermo. All'incrocio per Pettineo imboccare la strada provinciale 173. Giunti nel comune di Motta d’Affermo, nei pressi di un’altra opera di Fiumara d’arte, ‘Energia mediterranea’, i visitatori saranno accompagnati fino alla Piramide da un servizio di bus-navetta organizzato dal comune di Motta d’Affermo. I partecipanti alla manifestazione del Rito della Luce sono invitati ad indossare abiti bianchi ed a rispettare il silenzio.



martedì 18 giugno 2019

I poveri sono circa 5 milioni, ma le richieste per il Rdc sono circa un milione, com’è possibile?

I dati sul numero di poveri stimati dall’Istat per il 2018 sono in netto contrasto con le domande presentate per il Reddito di cittadinanza, com'è possibile? Ecco tre possibili spiegazioni

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da istat.it
L'Istat stima che le famiglie in povertà assoluta sono oltre 1,8 milioni, cioè il 7% del totale che corrisponde a circa cinque milioni di individui (8,4% del totale). Non ci sono secondo l’Istituto di statistica ‘variazioni significative rispetto al 2017’. Le famiglie in condizioni di povertà assoluta sono soprattutto nel Mezzogiorno. Nel Sud l’incidenza è del 9,6% e del 10,8% nelle Isole. Nel Nord-ovest, invece, è del 6,1% e nel Nord-est e nel Centro del 5,3%. Anche se la maggior parte dei nuclei familiari risiedono nel Nord (45,7% rispetto al 31,7% del Sud), sottolinea l’Istat, il maggior numero di famiglie povere si trova nel Meridione (45,1% rispetto al 39,3% del Nord e del 15,6% del Centro). L’Istituto stima poco più di tre milioni di famiglie in condizioni di povertà relativa, cioè l’11,8% del totale che corrisponde a circa 9 milioni di individui. Il fenomeno nel 2018 si è aggravato nel Nord, dove è passato dal 5,9% del 2017 al 6,6% del 2018, mentre nel Mezzogiorno l’Istituto di statistica stima un leggero miglioramento, dal 24,7% del 2017 al 22,1% del 2018. In particolare, nel Sud è passato dal 24,1% al 22,3% e nelle Isole dal 25,9% al 21,6%. La regione con la maggiore incidenza di poveri è la Calabria (30,60%), seguita dalla Campania (24,90%) e dalla Sicilia (22,50%).
Questi dati, che confermano la gravità della situazione italiana ed in particolare il divario tra Nord e Sud, sono in netto contrasto con le richieste per il Reddito di cittadinanza. Ad aprile esse erano, secondo l’Inps, 1.016.977. Il maggior numero di domande è stato presentato in Campania (172.175), seguita dalla Sicilia (161.383). Nel Lazio sono state 93.048, in Puglia 90.008 e in Lombardia 90.296. Mentre il minor numero di richieste è stato registrato in Valle d’Aosta (1.333), seguita dal Trentino (3.695) e dal Molise (6.388).
Di fronte a questa situazione i nostri governanti dovrebbero chiedersi: com’è possibile che a fronte di circa 5 milioni individui che vivono in povertà assoluta e ad altri 9 milioni che sono a rischio di esclusione sociale le richieste del Rdc siano poco più di un milione? Ad oggi nessuna riflessione è stata fatta, ma forse è chiedere troppo in un’epoca di selfie e fakenews.
Ecco tre possibili spiegazioni, ma di sicuro c’è ne sono tante altre. La prima è che tra gli indigenti ci sono tanti finti poveri e, di conseguenza, altrettanti piccoli evasori fiscali. La seconda ipotesi è che tanti indigenti pur di racimolare il minimo indispensabile per sopravvivere sono disposti a lavorare ‘a nero’ o, se si tratta di imprenditori o professionisti a non dichiarare tutto il ricavato delle loro micro-attività. Oppure il meccanismo di accesso al Rdc è così stringente che in tanti hanno rinunciato per l’esiguità dell’importo erogato o non hanno potuto fare la domanda. Tra questi ultimi di certo ci sono la gran parte del milione e mezzo di poveri stranieri stimato dall’Istat. Insomma, con il Rdc milioni di poveri rimarranno poveri, nonostante le esultanti affermazioni del vicepremier Luigi Di Maio.

Fonti: istat.it e inps.it


domenica 16 giugno 2019

Fiumara d’Arte, il parco di sculture a cielo aperto più grande al mondo

Nei comuni di Motta d’Affermo, Tusa, Castel di Lucio, Mistretta e Reitano, sono ubicate le opere a cielo aperto di Fiumara d’arte, oggi riconosciuto come ‘il parco di sculture a cielo aperto più importante al mondo’

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La finestra sul mare di Tano Festa a Villa Margi (Me)
(Foto da ateliersulamare.com)
La maggior parte delle opere sono collocate agli argini del torrente Tusa che scorre tra i comuni di Tusa e Motta d’Affermo. Nei pressi di Castel di Tusa si trovano anche i resti di un sito di epoca greca-romana risalenti al 450 a.C.: la valle dell’Halaesa. 
La prima opera, ‘La materia poteva non esserci’ è stata realizzata da Pietro Consagra nel 1986. La scultura, dedicata alla memoria del padre da Antonio Presti, il fondatore e mecenate di Fiumara d’Arte, è in cemento armato ed è alta diciotto metri. La seconda scultura dal titolo ‘Una curva gettata alle spalle del tempo’ è stata realizzata nel 1988 ed è di Paolo Schiavocampo. L’opera si trova nel comune di Castel di Lucio. Il Monumento per un poeta morto’ di Tano Festa è del 1989, la scultura è ubicata a Villa Margi (frazione del comune di Reitano), a pochi metri dal mare ed ha la forma di una finestra ed è per questo che è conosciuta anche come: ‘La finestra su mare’. 
La pietra poteva non esserci di Pietro Consagra - Tusa (Me)
(Foto da ateliersulmare.com)
Quell’anno ed in quello successivo vennero realizzate altre quattro opere: la ‘Stanza di barca d’oro’ di Hidetoshi Nagasawa che si trova nel torrente Romei a Mistretta, ‘Energia mediterranea’ di Antonio Palma che ha la forma di un onda ed è collocata nel comune di Motta d’Affermo, ‘Il Labirinto di Arianna’ di Italo Lanfredini situata nei pressi di Castel di Lucio, dove si trova anche ‘Artheusa’, opera in ceramica realizzata sulla facciata esterna della locale caserma dei carabinieri ed è di Piero Dorazio e Graziano Marini. 
Le opere si trovano su suolo pubblico e sono state realizzate senza le autorizzazioni previste dalla legge, per cui erano abusive ed hanno rischiato di essere demolite. Dopo una lunga vertenza legale la disputa si è conclusa positivamente per Fiumara d’Arte. Una sentenza della Corte di Cassazione del 23 febbraio del 1994 ha, infatti, regolarizzato l’ubicazione delle opere. Da allora il ‘Parco’ è riconosciuto come ‘percorso turistico culturale’ ed è considerato ‘uno dei parchi di sculture a cielo aperto più grande al mondo’. 
Energia mediterranea di Antonio Palma  - Motta d'Affermo (Me)
(Foto da ateliersulmare.com)
Il 21 marzo del 2010 è stata inaugurata un’altra opera: ‘Piramide – 38° parallelo’ di Mauro Staccioli. Oggi essa è diventata la più famosa tra quelle di Fiumara d’Arte sia per la sua collocazione, sia perché ogni anno in occasione del solstizio d’estate vi si svolge il Rito della Luce’. Situata in contrada Belvedere, un’altura nel territorio di Motta d’Affermo, la scultura  si affaccia, a nord, sul mare mediterraneo e ad ovest, al di là del torrente, verso gli scavi dell’antica Haleasa. In quel luogo di contemplazione si può godere di un panorama mozzafiato. Oltre alla bellezza e all'imponenza della Piramide, si può ammirare tutto il litorale tirrenico della Sicilia e guardando verso l'orizzonte distinguere le sagome delle isole dell'arcipelago delle Eolie. 
Nel 2015 è stata realizzata a Castel di Tusa l’ultima scultura: ‘Respiro’ di Giacomo Rizzo. Altre opere sono le stanze del Museo Albergo Atelier sul Mare e che costituiscono la principale attrazione del complesso residenziale ubicato a Castel di Tusa, a pochi metri dal mare e che è parte integrante di Fiumara d’Arte. 
Si parla spesso di turismo e di cultura come leve di sviluppo per il Sud, ebbene occorre riconoscere la validità e l'importanza delle scelte fatte dagli amministratori dei comuni dove sono ubicate le opere ed in particolare a quelli di Motta d’Affermo che, senza se e senza ma, hanno sostenuto e promosso, anche finanziariamente, Fiumara d’Arte fin dalla sua fondazione. Ed è certo che senza il loro impegno oggi il ‘Parco’, nonostante il ruolo preminente e la volontà del suo fondatore Antonio Presti, non esisterebbe e, comunque, non costituirebbe un valore aggiunto fondamentale per il futuro economico e sociale di questa terra e per queste comunità.


lunedì 10 giugno 2019

Giacomo Matteotti: 'Il fascismo non è un'opinione, è un reato'

'Uccidete pure me, ma l'idea che è in me non l'ucciderete mai', Giacomo Matteotti

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da wikipedia.org

Giacomo Matteotti 'fu rapito e assassinato da una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini probabilmente per volontà esplicita di Benito Mussolini, a causa delle sue denunce dei brogli elettorali attuati dalla nascente dittatura nelle elezioni del 6 aprile 1924, e delle sue indagini sulla corruzione del governo, in particolare nella vicenda delle tangenti della concessione petrolifera alla Sinclair Oil. Matteotti, nel giorno del suo omicidio (10 giugno 1924) avrebbe dovuto infatti presentare un nuovo discorso alla Camera dei deputati - dopo quello sui brogli del 30 maggio - in cui avrebbe rivelato le sue scoperte riguardanti lo scandalo finanziario coinvolgente anche Arnaldo Mussolini, fratello del Duce. Il corpo di Matteotti fu ritrovato circa due mesi dopo, dal brigadiere Ovidio Caratelli'.



lunedì 3 giugno 2019

I paradisi fiscali sono anche nell'Unione europea

Oggi il principale problema dell’Unione europea è la mancata armonizzazione dei sistemi fiscali nazionali, anzi alcuni Paesi membri sono veri e propri paradisi fiscali

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da permessidisoggiorno.it
Nella campagna elettorale per l'elezione del Parlamento europeo si è parlato molto della possibile deriva sovranista, ma poco o nulla dei programmi delle singole formazioni politiche. Si è ripetuto più volte della necessità di cambiare l'Unione europea, ma poco su come questo cambiamento dovrebbe avvenire. Le opzioni politiche sono sostanzialmente due: limitare i poteri dell’Unione europea o trasformala in un ente federale. Sulla prima ipotesi non c'è molto da dire, si tratterebbe, infatti, di tornare ai nazionalismi e, purtroppo, sappiamo quanti danni essi hanno fatto nel corso del Novecento. Un ritorno al passato oltreché deleterio è, quindi, assai improbabile.
I fautori della seconda opzione auspicano, invece, un’accelerazione del processo di integrazione tra gli Stati membri. Essi vogliono aumentare i poteri dell'Unione europea, ma questo può avvenire solo riducendo le materie di competenza delle singole sovranità nazionali. In particolare, tra gli Stati che hanno adottato la stessa moneta: l’Euro. La sua introduzione, avvenuta nel febbraio del 2002, è stata utile per la stabilità monetaria, ma non ha favorito la crescita e lo sviluppo economico di tutti gli Stati aderenti. A trarre maggiori vantaggi sono stati i Paesi più virtuosi nella gestione della cosa pubblica, mentre quelli del sud Europa, meno attenti al rigore nei loro bilanci pubblici, stanno avendo problemi economici e sociali.
Le responsabilità ovviamente non sono solo dei singoli governi, ma anche delle regole e dei paletti introdotti per aderire all’Euro. Alcune storture sono evidenti. Oltre alla diversa gestione delle risorse pubbliche ed al mancato rispetto dei parametri di Maastricht ci sono ragioni politiche. La più importante è non aver previsto e realizzato l'armonizzazione dei sistemi fiscali. E’ evidente infatti che sistemi tributari diversi creano squilibri economici ed ingiustizie sociali. 
L’Ong Oxfam ha denunciato ‘i paradisi fiscali’ che hanno sede nel Vecchio Continente. Non solo Svizzera, Repubblica di San Marino e Principato di Monaco, ma anche Stati membri dell’Ue, come Malta, Cipro, Olanda, Irlanda e Lussemburgo sono veri e propri paradisi fiscali. L’Onlus denuncia che l‘80% dei proventi sottratti alla tassazione per effetto di pratiche di profit shifting (l'insieme di strategie di natura fiscale che talune imprese attuano per erodere la base imponibile e dunque sottrarre imposte al fisco) finiscono nei paradisi fiscali dell’UE. Nel 2015 con questa pratica, calcola l'Oxfam, circa 210 miliardi di dollari sono finiti in Lussemburgo, Irlanda ed Olanda.
In tanti Paesi dell’UE sono in vigore sistemi tributari di favore che penalizzano gli altri Stati. Da qui le delocalizzazioni produttive, delle sedi legali e fiscali delle imprese con relativa perdita di gettito tributario, di posti di lavoro e di Know-how per i Paesi con tassazioni più alte. Quindi, se l’Ue vuole continuare nel processo di integrazione, non può non armonizzare i sistemi fiscali in modo da garantire a tutti i Paesi membri le spesse entrate fiscali e le stesse opportunità di sviluppo. 
I due vicepremier del governo ‘Pentaleghista’ anziché fare battute o demonizzare le istituzioni europea dovrebbero impegnarsi per la realizzazione di questa riforma, questa sì che sarebbe un atto rivoluzionario, ma i dubbi sul loro impegno sono più che legittimi.

Fonte oxfam.it