Da due mesi Israele blocca completamente l’entrata di cibo e medicine a Gaza. Le scorte sono quasi esaurite e le cucine delle organizzazioni internazionali potrebbero chiudere entro due settimane
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Immagine aerea/drone del governatorato di Gaza settentrionale. Credit: Alef Multimedia Company/Oxfam |
La ‘devastazione è sistematica’. La chiusura
dei valichi sta bloccando l’ingresso di ‘forniture mediche, cibo e carburante’.
Negli ospedali mancano ventilatori, incubatrici e farmaci salvavita.
Secondo la Croce Rossa le ‘operazioni umanitarie
sono sull’orlo del collasso’.
Non solo, Israele ha attaccato in acque internazionali (vicino Malta) la nave umanitaria Freedom Flotilla. È un atto senza precedenti. Netanyahu non si ferma davanti a nulla, sta usando la fame come arma contro Gaza, dove da 60 giorni non entra cibo. Questa non è una guerra, di fronte all’esercito israeliano non c’è un altro esercito, ma un popolo perseguitato da oltre settant’anni. È la prosecuzione della Nakba (che in arabo vuol dire ‘catastrofe’), che ha costretto nel 1948 all’esodo forzato circa 700.000 palestinesi. Un’intera comunità fu costretta a fuggire dalle proprie case e la maggior parte non ha potuto farvi ritorno.
Quello di oggi cos’è? È un genocidio, è pulizia etnica, è l’ennesima
occupazione di territori palestinesi? L’attacco terroristico di Hamas del 7ottobre 2023 può giustificare tutto questo?
I nostri governanti, italiani ed europei, continueranno a tacere
o condanneranno questo crimine?
‘Free Palestine, Palestina libera’ hanno gridato più che cantato I Patagarri dal palco del Concertone del Primo Maggio, ma per la comunità ebraica italiana è stato un atto ‘ignobile’.
Dove
vogliono arrivare? I palestinesi come gli israeliani hanno diritto ad una vita dignitosa, ma quello che sta avvenendo non è degno dell’uomo, soprattutto se è compiuto
da chi ha subito la tragedia della Shoah.
Fonte
oxfamitalia.org