Dopo quella del 1989
anche l’estate del 2015 sarà una stagione di veleni. Tra conferme, smentite, accuse
e complotti è assai probabile che, come avvenne con le missive del ’corvo’, non
sapremo mai la verità sulla telefonata di Tutino
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
La prima volta che si
parlò del ‘corvo’ fu il luglio del 1989, un mese
prima, il 20 di giugno, c’era stato il fallito
attentato sul litorale dell’Addaura che aveva come obiettivo il giudice
Giovanni Falcone.
In quella torrida
estate cinque missive anonime furono inviate alle
più alte cariche dello Stato con lo scopo di denunciare irregolarità nell’attività
del pool antimafia. Il ’corvo’ accusò il giudice Giovanni Falcone ed i suoi
colleghi di aver mandato in ‘missione’ a Palermo il pentito Salvatore Contorno.
Luigi Vicinanza |
Ad essere sospettato fu il magistrato Alberto Di Pisa ma, come spesso succede in Italia,
dopo aver subito due processi fu assolto ‘per non aver commesso il fatto’ e
reintegrato. Ad incastrare il presunto autore delle lettere furono le impronte
digitali ‘rubate’ dall’allora commissario antimafia Domenico Sica, ma subito
dopo esse andarono perse. L’avvocato di Alberto Di Pisa, Gioacchino Sbacchi,
accusò i servizi di avere manipolato le prove e di aver trovato nel suo
assistito un capro espiatorio.
Sono trascorsi 26
anni e la stagione dei veleni ritorna con connotati ancora più drammatici di
quelli del 1989.
La vicenda della
telefonata tra Rosario
Crocetta e il suo medico personale, Matteo Tutino, è ormai un giallo. La
procura smentisce, ma il settimanale l’Espresso conferma. Crocetta parla
apertamente di complotto: “Se l’Espresso
ha il materiale, lo consegni ai magistrati. Il governo nomini subito una commissione
d’inchiesta per accertare quali servizi e quali poteri oscuri abbiano tentato
di farmi fuori”. Ed ancora: “Non mi dimetto, sono
un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi, la darei vinta
ai poteri forti. Il Pd vuole le mie
dimissioni? Mai, mi sfiducino, così si renderanno complici dei golpisti e
passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo
antimafia della Sicilia”.
La telefonata trascritta dal giornalista Piero
Messina, capo redattore alla Regione Sicilia che Crocetta licenziò appena
eletto governatore, risale al 2013, come conferma il direttore dell’Espresso
Luigi Vicinanza. Se è così, come mai il
suo contenuto è stato divulgato solo adesso? In secondo luogo, un giornale così
autorevole non dovrebbe pretendere dalla sua fonte una copia della
registrazione prima di procedere con la pubblicazione di fatti così gravi? Il
presidente della regione Sicilia è un simbolo dell’antimafia e dal 2003 vive
sotto scorta per le ripetute minacce di morte da parte della Mafia. Adesso lo
si sospetta addirittura di ‘stragismo’. La cautela è sempre un obbligo deontologico
per un giornale ma in questo caso essa deve essere doppia o tripla. Siamo in
Sicilia e parliamo di Mafia e di ‘servizi’ e ‘poteri oscuri’. Il giornale non può
limitarsi a dire che la registrazione esiste e ‘affidarsi’ alla veridicità
della trascrizione fatta dai suoi giornalisti.
“Faremo un’azione
civile risarcitoria chiedendo a l’Espresso 10 milioni di danni”. Lo ha annunciato oggi in conferenza stampa a
Palermo il legale del Presidente della regione Sicilia. L’avvocato Vincenzo Lo
Re che dice: ”Non voglio credere alla malafede ma all’errore professionale”, ha
annunciato poi querele per Il Fatto quotidiano e per il giornalista Pietrangelo
Buttafuoco, oltre ad una denuncia per diffamazione nei confronti di Maurizio
Gasparri.
Questa estate sarà particolarmente ‘calda’ nei palazzi della politica siciliana, sarà una #stagionedeivelenibis, simile cioè a quella del 1989 e, come avvenne allora con le missive del ‘corvo’, è assai probabile che non sapremo mai la verità sul contenuto della telefonata di Tutino, sempreché essa esista veramente.
Questa estate sarà particolarmente ‘calda’ nei palazzi della politica siciliana, sarà una #stagionedeivelenibis, simile cioè a quella del 1989 e, come avvenne allora con le missive del ‘corvo’, è assai probabile che non sapremo mai la verità sul contenuto della telefonata di Tutino, sempreché essa esista veramente.
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