Piero Messina e Maurizio Zoppi,
cronisti dell’Espresso, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla
procura di Palermo con l’accusa di pubblicazione di notizie false in relazione
alla vicenda della telefonata tra Crocetta e Tutino
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
Palazzo di Giustizia di Palermo |
Piero
Messina e Maurizio Zoppi,
autori dell’articolo sulla presunta telefonata tra Rosario Crocetta e Matteo
Tutino con la frase shock su Lucia Borsellino ‘va fatta fuori come il padre’,
sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo. Piero
Messina è accusato di calunnia e di pubblicazione di notizie false, mentre
Maurizio Zoppi soltanto per questo secondo reato. Entrambi, sentiti dai
magistrati, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Il
direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza, ha sempre confermato l’esistenza della registrazione
della telefonata, attestando così la correttezza dell’operato dei sui
giornalisti anche quando le procura di Palermo, Caltanissetta e Messina hanno dichiarato
di non esserne in possesso. Ora i due cronisti sono accusati per diffusione
di notizie false.
Piero
Messina, che è
stato licenziato dall’ufficio stampa della Regione proprio da Crocetta, deve
rispondere anche di calunnia perché avrebbe indicato come fonte un
investigatore che avrebbe invece negato di avergliela riferita.
Se
l’ipotesi del falso fosse confermata ci troveremmo di fronte ad un fatto molto grave sia perché vede
coinvolto un settimanale che ha una lunga tradizione sul giornalismo d’inchiesta,
ma soprattutto perché sarebbe stata screditata l’onorabilità di un uomo che oggi
è il simbolo della lotta alla mafia. Accusando il governatore Rosario Crocetta
di ‘stragismo’ è come se si fosse infangato tutto il popolo siciliano. Ed il
difficile cammino di legalità iniziato tanti anni fa da Placido Rizzotto e
proseguito da Pio La Torre, Sergio Mattarella e da magistrati come Terranova,
Chinnici, Falcone, Borsellino e da tanti uomini delle istituzioni che hanno dato
la loro vita per liberare la Sicilia dalla mafia e dal malaffare
rischierebbe così di arrestarsi.
La stagione dei
veleni 2015 continua e le sue conseguenze sono imprevedibili. Giovanni Falcone diceva: “Si muore
generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande.
Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è
privi di sostegno”.
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