lunedì 27 luglio 2015

Caso Crocetta, indagati i giornalisti dell’Espresso

Piero Messina e Maurizio Zoppi, cronisti dell’Espresso, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Palermo con l’accusa di pubblicazione di notizie false in relazione alla vicenda della telefonata tra Crocetta e Tutino

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Palazzo di Giustizia di Palermo
Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell’articolo sulla presunta telefonata tra Rosario Crocetta e Matteo Tutino con la frase shock su Lucia Borsellino ‘va fatta fuori come il padre’, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo. Piero Messina è accusato di calunnia e di pubblicazione di notizie false, mentre Maurizio Zoppi soltanto per questo secondo reato. Entrambi, sentiti dai magistrati, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Il direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza, ha sempre confermato l’esistenza della registrazione della telefonata, attestando così la correttezza dell’operato dei sui giornalisti anche quando le procura di Palermo, Caltanissetta e Messina hanno dichiarato di non esserne in possesso. Ora i due cronisti sono accusati per diffusione di notizie false.
Piero Messina, che è stato licenziato dall’ufficio stampa della Regione proprio da Crocetta, deve rispondere anche di calunnia perché avrebbe indicato come fonte un investigatore che avrebbe invece negato di avergliela riferita.
Se l’ipotesi del falso fosse confermata ci troveremmo di fronte ad un fatto molto grave sia perché vede coinvolto un settimanale che ha una lunga tradizione sul giornalismo d’inchiesta, ma soprattutto perché sarebbe stata screditata l’onorabilità di un uomo che oggi è il simbolo della lotta alla mafia. Accusando il governatore Rosario Crocetta di ‘stragismo’ è come se si fosse infangato tutto il popolo siciliano. Ed il difficile cammino di legalità iniziato tanti anni fa da Placido Rizzotto e proseguito da Pio La Torre, Sergio Mattarella e da magistrati come Terranova, Chinnici, Falcone, Borsellino e da tanti uomini delle istituzioni che hanno dato la loro vita per liberare la Sicilia dalla mafia e dal malaffare rischierebbe così di arrestarsi.
La stagione dei veleni 2015 continua e le sue conseguenze sono imprevedibili. Giovanni Falcone diceva: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”. 

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