Secondo l’Istat l’incidenza
della povertà assoluta rimane stabile nel 2014, ma nel Mezzogiorno oltre una
famiglia su quattro vive in condizioni di indigenza
di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
“Se
i poveri fossero aumentati sarebbe stato ben peggio, ma lo stabile, in questo
caso, significa una cosa molto grave: che non c’è alcun miglioramento. I dati della povertà assoluta continuano,
cioè, ad essere da Terzo mondo e non si sono fatti passi in avanti”. Questo
è il commento fatto dal segretario dall’Unione dei consumatori, Massimiliano
Dona, dopo la pubblicazione da parte dell’Istat dei dati sulla povertà in Italia.
Nel 2014 l’incidenza della povertà assoluta non aumenta ma rimane
sostanzialmente stabile. L’Istituto
nazionale di statistica rivela che ci sono un milione e 470 mila famiglie e 4
milioni e 102 mila persone che vivono in condizioni di povertà assoluta. La percentuale più alta è al Sud con l’8,6%
mentre al Centro è il 4,8% e al Nord è del 4,2%.
La cifra della spesa mensile considerata
dall’Istat necessaria per la sopravvivenza varia a secondo dell’area geografica
e della composizione del nucleo familiare. Ad esempio un cittadino che vive da
solo è considerato assolutamente povero se la sua capacità di spesa mensile è
inferiore a 816,84 euro se vive in una città metropolitana del Nord, a 732,45 euro se
risiede in un piccolo comune settentrionale e a 548,70 euro se il soggetto vive in
un piccolo comune meridionale.
Anche l’indice di povertà
relativa rimane stabile nel 2014. Le famiglie che si trovano
in tali condizioni sono 2,5 milioni e le persone sono 7 milioni 815 mila. Sono
considerati relativamente poveri ad esempio quei nuclei familiari composti da
due persone che hanno una spesa mensile inferiore a 1041,91 euro.
La situazione rimane
allarmante nelle regioni meridionali dove oltre una famiglia
su quattro vive in condizioni di indigenza. La povertà relativa è al 26,9% in
Calabria, al 25,5% in Basilicata e al 25,2% in Sicilia.
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