venerdì 27 dicembre 2024

Anche quest’anno non c’è molto da festeggiare

Chissà quanti tra coloro che stanno festeggiando il Natale ed il Capodanno hanno trovato un momento per ricordare chi non potrà gioire e non potrà dimenticarsi

di Giovanni Pulvino

Gaza - Foto da @Lucrezi97533276

A Natale, Sila, una neonata palestinese, è deceduta per il freddo, è la quarta in tre giorni secondo l’Unicef. Il bombardamento dell’esercito israeliano vicino ad un ospedale ha provocato 50 morti, cinque erano sanitari.

A Gaza dall’inizio dell’occupazione ci sono stati oltre cinquantamila civili uccisi, la maggior parte erano donne e bambini. Altri vivranno la loro vita nel disagio e nella sofferenza. E non si contano più gli orfani ed i menomati. 

Distruggono tutto: scuole, ospedali, campi profughi, ambulanze, vetture con la scritta press.

No, questa non è una guerra di difesa, è un massacro calcolato, è pulizia etnica.

Ed ancora.

Le famiglie ucraine vivono l’incubo di un altro fine anno sotto le bombe e quelle dei soldati russi non vedranno tornare i loro figli inviati ad uccidere e magari non sanno neanche il perché lo hanno fatto.

A cosa servono le guerre? La vita è breve per tutti.

Natale in coda al Pane Quotidiano. Non siamo in un paese del terzo mondo, no, siamo a Milano la capitale economica di una delle economie più sviluppate al mondo.  

Quasi sei milioni di poveri assoluti, di questi oltre un milione sono bambini. Centinaia di migliaia di operai ed operaie in cassa integrazione o in mobilità. Giovani e disoccupati costretti ad emigrare. Anziani che rinunciano alle cure mediche. Tutto nell'indifferenza dei tanti che sono intenti a festeggiare il Natale o il Capodanno. 

Migranti lasciati morire nel Mediterraneo o che devono subire l’umiliazione di essere ‘stranieri’, clandestini per bisogno, clandestini per l’egoismo di chi vuole vivere sicuro nella sua casa riscaldata dal freddo e dal gelo. Ma sicuro da chi? da cosa?

Le diseguaglianze crescono ed anziché combatterle si giustificano, com’è possibile?

Sono giorni di festa e tutti si sentono più buoni, ma non tutti lo sono.

Chissà quanti tra coloro che stanno festeggiando hanno trovato un momento per ricordare chi non potrà gioire e non potrà dimenticarsi. Per loro sarà solo dolore e morte.

No, anche quest’anno non c’è molto da festeggiare. 

sabato 21 dicembre 2024

Al Nord buste paga più alte del 50%

Nel settentrione si guadagnano mediamente 8.450 euro lordi in più all’anno rispetto al Sud del Paese, a sancirlo è l’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre

di Giovanni Pulvino

I salari in Italia nel 2023 
Foto da sito Cgia Mestre
L’abolizione avvenuta nel 1972, cioè oltre 50 anni fa, delle cosiddette gabbie salariali avrebbero dovuto ridurre le distanze retributive tra le diverse aree del Paese, invece così non è.

Secondo l’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre i dipendenti privati del Nord percepiscono mediamente una busta paga di circa 2mila euro lordi al mese, al Sud invece essa sfiora i 1.350 euro. 

Nel settentrione i lavoratori guadagnano circa il 50% in più.

Le diseguaglianze sarebbero determinate dal  'caro-vita' e dalla 'produttività’ che sarebbero ‘nettamente superiori al Nord rispetto al Sud’. I valori medi sarebbero condizionati anche dalla presenza dei ‘contratti a termine e alla concentrazione delle multinazionali nel settentrione’ che erogano stipendi non uniformi su tutte le regioni.

Fonte Ocse
La città dove le retribuzioni medie sono più alte è Milano (2.642 euro), seguita da Monza-Brianza (2.218 euro), Parma (2.144 euro) e Modena (2.129 euro).

Gli stipendi più bassi sono tutti nelle città del Sud. Trapani con 1.143 euro, Cosenza con 1.140 euro e Nuoro con 1.129 euro. Ultima Vibo Valenzia con soli 1.030 euro.

Non solo. Secondo la Cgia di Mestre continua a calare il potere d’acquisto dei lavoratori.

Nel 2023 le buste paga sono aumentate del 3,5%, meno dell’inflazione che è stata del 5,6%. Il calo è iniziato oltre trent'anni fa. Secondo l'Ocse dal 1990 al 2020 i salari sono cresciuti in tutta Europa tranne in Italia.

Nel nostro Paese anche chi lavora è povero, soprattutto se vive nel Sud.

Fonte cgiamestre.com


mercoledì 18 dicembre 2024

Sono zanzare che non pungono

 '… sono i ricordi del tempo che passa, sono indefinibili, sono indecifrabili, sono di quelli che non esistono, semplicemente non esistono …'

di Giovanni Pulvino 

Torremuzza, 20 settembre 2018 - (foto di Erina Barbera)

Sento ancora l’aroma del caffè che giunge dalla cucina. 

Sento la schiuma che sale lenta nella vecchia moka.
 
Allora non capivo come potesse avvenire questa magia, ora lo so, ma non posso tornare indietro ed anche potendo non vorrei.

Sento il tintinnio del cucchiaino che gira

Sento l’attesa prima di gustarne il sapore.

Manterrà quello che promette? Dolce o amaro, non importava. Era uno sprigionarsi di sensazioni, diverse per ognuno, oggi solo ricordi.

La brezza marina di quel pomeriggio di luglio torna come una carezza che non scompare, che ritorna ancora una volta. Vorresti che non andasse via, ma come si fa, è solo un tenue pensiero, come tutto, come tutti.

Maledette zanzare, prima non ci facevo caso, ora invece … ma a cosa servono le zanzare? Uno scopo devono averlo, ma qual è? Continuano a pungerti, a lasciarti quel prurito fastidioso che dura ore ed a volte, dopo un po', ritorna inesorabile. Non per tutti è così, siamo pochi i fortunati ad essere il loro cibo preferito. Anche questo è incomprensibile, perché alcuni si ed altri no? Perché io?

No, non sono pensieri vuoti, sono solo indefinibili, difficile da riportare, che non riporterò né qui né altrove. Sono di quelli che non vanno condivisi, sono di ciascuno di noi, sono solo di ciascuno di noi. Ci appartengono più di altri, sono la nostra essenza nascosta, il nostro io indecifrabile. Sono solo nostri. Quindi non esistono, non sono.

Eppure sono lì ed ogni tanto ritornano. Sono imprigionati nella nostra memoria, vorrebbero uscire, ma noi glielo impediamo, chissà perché. Dureranno meno degli altri, perché non sono anche d’altri. 

Non saranno quando noi non saremo più. 

Forse il loro scopo è solo quello di indurci a ricordarli, anche se non ha senso farlo.

Cerchiamo di allontanarli, ma non ci riusciamo, sono loro che decidono quando arrivare, quando sopirsi, quando ritornare.

Sono zanzare che non pungono, sono il dolce aroma del caffè che non si espande, sono il tintinnio del cucchiaino che non si sente, sono i ricordi del tempo che passa, di quelli che non esistono, semplicemente non esistono.

venerdì 6 dicembre 2024

Stellantis: arrivano le prime lettere di licenziamento

Questa mattina mentre i lavoratori della Trasnova presidiavano per il quinto giorno consecutivo i cancelli dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d'Arco, sono arrivate le lettere di licenziamento per tutti i dipendenti. Oltre a Pomigliano, le lettere di licenziamento sono arrivate anche ai lavoratori di Melfi, Cassino e Torino’, Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil

di Giovanni Pulvino

Trasnova, Pomigliano d'Arco (foto da primacampania.it)

Nel 2023 Stellantis ha realizzato un margine operativo di quasi il 12%, superando i concorrenti Ford e GM. L’Amministratore delegato Carlos Tavares nello stesso esercizio ha incassato un compenso di 36,5 milioni di euro, che corrisponde ad oltre tre milioni di euro al mese ed a circa 101 mila euro al giorno.

Un operaio Fiat per guadagnare la stessa cifra ci metterebbe circa 1.521 anni.

Negli anni Sessanta l’Ad Vittorio Valletta guadagnava 12 volte il salario di un operaio. Nel 2017 Sergio Marchionne con poco meno di 10 milioni di euro all’anno era arrivato a guadagnare 437 volte lo stipendio di un metalmeccanico. Nel 2021 lo stesso Tavares aveva incassato poco meno di 20 milioni di euro, tra stipendi e bonus, cioè 758 volte il salario di un operaio, distanza che è raddoppiata nel 2023.

Pochi giorni fa il manager portoghese si è dimesso, lasciando una situazione aziendale ‘problematica’. Il disastro è ancora più evidente nel nostro Paese. Crollo delle vendite, lavoratori in cassa integrazione, salari fermi, produzioni trasferite all’estero e stabilimenti ‘chiave’ come Pomigliano, Cassino, Mirafiori e Melfi chiusi fino a gennaio 2025. Ed ora anche le prime lettere di licenziamento.

Tavares è stato bravo a far crescere il valore finanziario della società ed i guadagni dei soci, ma non ha fatto nulla per migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni dei dipendenti. Stellantis dal 2021 al 2024 ha distribuito circa 20 miliardi di dividendi. Il buon andamento dei ricavi degli ultimi anni non giustifica l’ingiustizia sociale che si è determinata, anzi ne aggrava le dimensioni.

Non solo. Nonostante i risultati deludenti degli ultimi mesi la società dovrà pagare al suo ex amministratore una buonuscita faraonica.

La logica del sistema capitalistico può apparire incomprensibile, ma così non è. La distanza tra chi lavora e chi dirige è ormai abissale e le diseguaglianze continuano a crescere. I ricchi sono sempre più ricchi, mentre anche chi lavora è povero. Il problema è che la ricchezza prodotta non è distribuita equamente. Il Capitale fa la parte del leone e solo le briciole vanno ai lavoratori. Non solo, ma in caso di crisi i primi ed i soli a pagare le ristrutturazioni sono i dipendenti.

Sembra di essere tornati agli inizi della rivoluzione industriale, quando al centro di tutto c’era l’accumulazione del Capitale ed i lavoratori venivano sfruttati per percepire un pezzo di pane.

domenica 1 dicembre 2024

In Sicilia è emergenza idrica

In questi giorni qualche temporale è arrivato, ma, nonostante ciò, l’emergenza idrica in Sicilia si sta aggravando

di Giovanni Pulvino


Nella provincia di Enna e in diversi comuni del messinese l’acqua è razionata da tempo, intanto le ultime riserve si stanno esaurendo.

Ed è guerra tra i Comuni.

La diga Ancipa dovrebbe servire esclusivamente le comunità di Troina, Gagliano Castelferrato, Cerami, Nicosia e Sperlinga; invece, continua a fornire acqua anche a Caltanissetta e San Cataldo.

La situazione è così grave che i primi cittadini dell’ennese hanno staccato la condotta dell'acqua lasciando molte comunità senza risorse idriche.

Persino nel capoluogo l’acqua è razionata. A Palermo sono coinvolte circa 250.000 utenze. Questo piano è stato esteso a partire dal 2 dicembre 2024 e riguarda principalmente i distretti centro-settentrionali della città, dove è prevista una sospensione dell'erogazione idrica per 24 ore alla settimana.

È un problema strutturale. Condotte dell’acqua fatiscenti e cambiamenti climatici hanno aggravato la situazione. Ed ora è emergenza, ma era tutto prevedibile.

Il Presidente della Regione, Renato Schifani, ha annunciato interventi per l’estate, tra cui l’attivazione di dissalatori e l’individuazione di nuovi pozzi, per ridurre l’impatto di questa emergenza.

Se si esclude la parentesi di Rosario Crocetta che tra l’altro non aveva neanche una maggioranza stabile, il Centrodestra governa in Sicilia da sempre, ma non ha mai previsto interventi per affrontare e risolvere il problema idrico.

Ora il piano sembra esserci, darà i primi risultati la prossima estate, ma la Sicilia, o almeno una parte di essa, come farà ad arrivare a giungo con i pozzi e le dighe prosciugate? Saranno utilizzate le autobotti? E queste dove prendono l’acqua se l’acqua non c’è?