venerdì 31 luglio 2015

Inaugurata la bretella di Caltavuturo finanziata dal M5s e subito ribattezzata ‘via dell’Onestà’

Il raccordo stradale 'a 5 Stelle' che consentirà di aggirare l’interruzione sulla A19 è stato inaugurato stamane

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Caltavuturo, inaugurazione delle bretella finanziata dal M5s
Il nuovo raccordo stradale, inaugurato stamane e subito ribattezzato 'via dell’Onestà', consentirà a decine di migliaia di automobilisti di bypassare con facilità il blocco della A19 determinato dal cedimento del ponte Himera nei pressi dello svincolo di Scillato. I lavori iniziati circa un mese fa sono stati finanziati con i soldi che mensilmente i deputati siciliani del M5s restituiscono alla regione Sicilia.
Il tratto stradale è lungo circa trecento metri e mette in comunicazione la Ss 643 con Sp 24, che a loro volta immettono agli svincoli di Tremonzelli e Scillato. La sistemazione della ‘regia trazzera Prestanfuso’ era iniziata subito dopo il crollo del ponte ad opera di due imprese locali. Il costo complessivo è stato di circa 300 mila euro. La strada sarà aperta al traffico domani e permetterà agli automobilisti di risparmiare almeno trenta minuti per raggiungere Tremonzelli. All’inaugurazione hanno preso parte centinaia di cittadini, i deputati e gli attivisti del M5s ed il sindaco di Caltavuturo, Domenico Giannopolo.
Grande soddisfazione ha espresso l’ex capogruppo all’Ars del Movimento cinque stelle, Giancarlo Cancelleri: “Questa strada è il segno tangibile dei tempi, abbiamo voluto dimostrare che siamo una forza politica che vuole conquistarsi la credibilità della gente. Ogni volta quello che abbiamo detto lo abbiamo fatto. Se qualcuno vorrà definirle promesse elettorali lo faccia, però oggi con quella che qualcuno definisce promessa elettorale la gente potrà andare al mare e al lavoro, anche se in emergenza, avrà una opportunità in più”.

giovedì 30 luglio 2015

Svimez: il Sud fa peggio della Grecia

Tra il 2001 e il 2014 il Pil del Mezzogiorno è cresciuto la metà di quello della Grecia ed è concreto il rischio che al Sud la crisi ciclica si trasformi in sottoviluppo permanente  

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Negli ultimi tredici anni il nostro Paese è stato quello che è cresciuto di meno tra quelli dell’area Euro a 18. Questo è quanto emerge dalle anticipazioni del rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno 2015 presentato oggi a Roma.
Tra il 2001 ed il 2014 l’Italia è cresciuta del 20,6% rispetto ad una media degli altri paesi del 37,3%. Abbiamo fatto meno della Grecia che è cresciuta nello stesso periodo del 24%, ovviamente ciò è avvenuto per effetto dello sviluppo registrato negli anni precedenti alla crisi.
Nel Mezzogiorno il Pil è aumentato solo del 13% cioè metà di quello della Grecia ed oltre 40 punti in meno della media delle regioni dell’Europa a 28 (+53,6%).
Dall’inizio della crisi i consumi nel Meridione sono crollati del 13,2%, cioè il doppio che nel resto del Paese e gli investimenti del 38%, in particolare quelli industriali sono crollati del 59%.
Nel 2014 il divario del Pil pro capite tra Centro – Nord e Sud è tornato ai livelli dello secolo scorso, con una diminuzione del 63,9% rispetto al valore nazionale.
Il crollo degli investimenti e dei consumi sia pubblici che privati,  oltre ad essere stati determinati della crisi economica e dai problemi derivanti dalla globalizzazione, sono la diretta conseguenza delle politiche economiche e dei tagli alla spesa pubblica, in particolare quella in conto capitale, decise negli ultimi 20 anni dai governi nazionali. Sono cioè anche il risultato delle cosiddette politiche federaliste che hanno impoverito le regioni del Sud e che, negli ultimi sette anni, hanno limitato le conseguenze della crisi nel Settentrione.
Non sorprende quindi se, secondo il rapporto Svimez, il Sud “è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in sottosviluppo permanente”. 

mercoledì 29 luglio 2015

I giorni della salamandra

La massa d’aria calda proveniente dal deserto dell’Algeria determinerà nei prossimi giorni temperature in aumento ed un caldo torrido soprattutto nelle regioni meridionali

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)


Nei prossimi giorni le temperature supereranno i +40 gradi nelle regioni meridionali. Saranno, come sono stati definiti dai meteorologi, i giorni della salamandra.
Un campo di alta pressione posizionato nell'Italia centro - meridionale sta favorendo condizioni di tempo soleggiato e caldo afoso che determinerà un ulteriore incremento delle temperature nel fine settimana.
La massa d’aria molto secca e polverosa proveniente dal deserto roccioso dell’Algeria orientale invaderà il Sud ed in particolare la Sicilia, la Calabria, la Puglia e la Sardegna meridionale.
Nella giornata di venerdì, con lo spostamento verso levante della depressione e con l’avvento nei bassi strati di una ventilazione più occidentale tenderà a surriscaldare ulteriormente l’aria nella Sicilia orientale e questo potrà far schizzare le temperature oltre i +40°C, fino a picchi di 44°C nelle zone più interne dell’ennese, del nisseno, del catanese e del siracusano.
Non si raggiungeranno i +48,5°C registrati nel lontano agosto del 1999 attorno a Catenuova nella provincia di Catania, ma l’ondata di caldo che si prospetta nei prossimi giorni sarà di certo rovente. 

lunedì 27 luglio 2015

Caso Crocetta, indagati i giornalisti dell’Espresso

Piero Messina e Maurizio Zoppi, cronisti dell’Espresso, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla procura di Palermo con l’accusa di pubblicazione di notizie false in relazione alla vicenda della telefonata tra Crocetta e Tutino

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Palazzo di Giustizia di Palermo
Piero Messina e Maurizio Zoppi, autori dell’articolo sulla presunta telefonata tra Rosario Crocetta e Matteo Tutino con la frase shock su Lucia Borsellino ‘va fatta fuori come il padre’, sono stati iscritti nel registro degli indagati dalla Procura di Palermo. Piero Messina è accusato di calunnia e di pubblicazione di notizie false, mentre Maurizio Zoppi soltanto per questo secondo reato. Entrambi, sentiti dai magistrati, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Il direttore dell’Espresso, Luigi Vicinanza, ha sempre confermato l’esistenza della registrazione della telefonata, attestando così la correttezza dell’operato dei sui giornalisti anche quando le procura di Palermo, Caltanissetta e Messina hanno dichiarato di non esserne in possesso. Ora i due cronisti sono accusati per diffusione di notizie false.
Piero Messina, che è stato licenziato dall’ufficio stampa della Regione proprio da Crocetta, deve rispondere anche di calunnia perché avrebbe indicato come fonte un investigatore che avrebbe invece negato di avergliela riferita.
Se l’ipotesi del falso fosse confermata ci troveremmo di fronte ad un fatto molto grave sia perché vede coinvolto un settimanale che ha una lunga tradizione sul giornalismo d’inchiesta, ma soprattutto perché sarebbe stata screditata l’onorabilità di un uomo che oggi è il simbolo della lotta alla mafia. Accusando il governatore Rosario Crocetta di ‘stragismo’ è come se si fosse infangato tutto il popolo siciliano. Ed il difficile cammino di legalità iniziato tanti anni fa da Placido Rizzotto e proseguito da Pio La Torre, Sergio Mattarella e da magistrati come Terranova, Chinnici, Falcone, Borsellino e da tanti uomini delle istituzioni che hanno dato la loro vita per liberare la Sicilia dalla mafia e dal malaffare rischierebbe così di arrestarsi.
La stagione dei veleni 2015 continua e le sue conseguenze sono imprevedibili. Giovanni Falcone diceva: “Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”. 

Fmi: per l’Italia ed il Portogallo ci vorranno 20 anni per tornare ai livelli occupazionale precedenti alla crisi

Secondo il Fmi la ripresa si sta rafforzando ma per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre – crisi ci vorranno 10 anni alla Spagna e quasi 20 a Portogallo e Italia

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

“Senza una significativa accelerazione della crescita, ci vorranno 10 anni alla Spagna e quasi 20 a Portogallo e Italia per ridurre il tasso di disoccupazione ai livelli pre – crisi”. Lo afferma il Fmi nell’Article Iv per l’area euro.
La ripresa si sta rafforzando con il Pil che accelererà dall’1,5% del 2015 al più 1,7% nel 2016, ma resteranno delle vulnerabilità.
Il Quantitative easing della Bce sta funzionando: “Ha migliorato la fiducia, le condizioni finanziarie ed ha aumentato le aspettative di inflazione”, ma sarà necessario rafforzare la domanda interna soprattutto nei paesi con un alto surplus, pulire i bilanci delle banche ed accelerare nell’approvazione delle riforme strutturali per aumentare la produttività e la competitività delle imprese.
“In Italia sarà essenziale aumentare l’efficienza del settore pubblico e quella della giustizia civile ed adottare e attuare la prevista riforma della Pubblica amministrazione”.
Se la situazione dovesse peggiorare la Bce dovrà “considerare un ulteriore allentamento della politica monetaria con l’espansione del programma di acquisto di asset”. Occorrerà, inoltre, usare tutti gli strumenti disponibili per gestire i rischi di contagio che potrebbero scaturire da un default della Grecia, anche se l’esposizione diretta dei paesi dell’area euro è limitata. 

Istat: nel 2014 le tasse sono diminuite del 9,9%, ma solo per le grandi imprese

Secondo l’Istat nel 2014 la pressione fiscale è diminuita del 9,9% per le grandi imprese ma è rimasta invariata per quelle di piccole dimensioni

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

L’Istat rileva che le tasse sulle imprese sono calate del 9,9% nel 2014, con un risparmio di 2,6 miliardi di euro. Secondo lo studio, curato da Antonella Caiumi e Lorenzo Di Biagio, i miglioramenti sono stati determinati dalle misure sulla crescita economica e dalle riforme sulla tassazione aziendale. La riduzione non tiene ancora conto del taglio dell’Irap e della decontribuzione sui nuovi assunti stabilita con il Job Act in quanto queste misure sono entrate in vigore solo quest’anno.
Oltre metà delle aziende ha avuto nel 2014 una pressione fiscale più bassa. In particolare essa è stata determinata dal potenziamento dell’Ace (Aiuto alla crescita economica) che ha permesso di dedurre dalle imposte il rendimento nazionale del capitale, dalla più ampia deducibilità del costo del lavoro nel calcolo dell’Irap e dal nuovo trattamento delle perdite introdotto nel 2011.  La prima misura costa all’Erario 1,2 miliardi di euro l’anno che corrisponde ad un taglio delle tasse per le imprese del 4,5%, l’Ace pesa per le casse statali per 1,4 miliardi che comporta un taglio delle tasse per le aziende del 5,4%.
La riforma avvantaggia soprattutto le grandi imprese industriali del Nord Italia. Il numero dei beneficiari aumenta, infatti, con il crescere delle dimensioni dell’impresa, mentre la pressione fiscale rimane alta nel commercio e per le piccole aziende.

domenica 26 luglio 2015

#Romasonoio, con questo hashtag l’attore Alessandro Gasmann esorta i romani a darsi da fare

L’attore Alessandro Gasmann ha lanciato attraverso il suo profilo Twitter una proposta-appello ai romani affinché la smettano di lamentarsi

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni) 

Alessandro Gasmann
L’attore Alessandro Gasmann di fronte al degrado ed al caos che in questi giorni si registra nella Capitale ha lanciato su Twitter un appello ai romani per esortarli a darsi da fare ed a smetterla di lamentarsi.
Ecco il messaggio: ”Noi romani dovremmo metterci una maglietta con su scritto ‘ Roma sono io’, armarci di scopa, raccoglitore e busta per la mondezza, e ripulire ognuno il proprio angoletto di città. Roma è nostra da settembre scendo in strada anch’io, voglio vederla pulita. Diffondente questa notizia, fatelo anche voi. Basta lamentarsi, basta insulti, FACCIAMO!”.
Il tweet è diventato subito un tormentone con decine di migliaia di condivisioni e di commenti di romani e non solo che si sono dichiarati entusiasti, ma non mancano coloro che esprimono dissenso e dubbi sulla fattibilità dell’iniziativa.  

Sicilia: attivati 22 mila tirocini con il programma ‘Garanzia Giovani’

La regione Sicilia dopo il flop del Piano Giovani si colloca al primo posto in Italia per numero di contratti attivati con il programma ‘Garanzia Giovani’

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La regione Sicilia ha attivato 22 mila tirocini a favore dei cosiddetti Neet, cioè giovani tra i 15 ed i 29 anni che non studiano e non lavorano. Nel comunicare i risultati del programma l’assessore al Lavoro, Sebastiano Bruno Caruso, ha detto: “Da un lato il dato dimostra che in Sicilia c’è bisogno di lavoro e dall’altro che siamo stati pronti a dare risposte concrete a tanti giovani”. Ed ha aggiunto: “Abbiamo aumentato la dotazione aggiungendo quasi 40 milioni di euro già dentro Garanzia Giovani, ma destinati ad altre misure tra cui interventi di formazione professionale. Siamo in linea con le indicazioni dell’Unione europee”.
Con il progetto vengono rimborsati da 300 a 600 euro al mese ad ogni tirocinante ma solo per 6 mesi, dopo i datori di lavoro li possono assumere usufruendo del bonus occupazionale e di uno sgravio sui contributi.
Per oltre la metà dei tirocinanti si tratta della prima esperienza lavorativa. Le adesioni a Garanzia Giovani sono state in totale 110.148. Tra loro oltre trenta mila non hanno dichiarato il titolo di studio, il 35% ha invece un diploma che non permette l’accesso all’Università. I laureati sono 9627 ed i diplomati 7828.
A causa dell’elevata percentuale di Neet, la regione Sicilia ha una dotazione finanziaria di 178.821.388 euro. Di questi 56 milioni sono destinati alla formazione, 42 milioni all’accoglienza, circa 21 milioni all’auto-impiego per i giovani che intendono avviare un’attività imprenditoriale, 16 milioni per l’accompagnamento al lavoro, 15 milioni ai progetti di apprendistato, 10 milioni per il servizio civile nazionale ed altrettanti per il bonus occupazionale, 4 milioni per la mobilità professionale transazionale e territoriale e quasi 5 milioni di euro per il tirocinio extra curriculare. 

sabato 25 luglio 2015

Roma, il sindaco Ignazio Marino licenzia l’assessore ai Trasporti Guido Improta

Ignazio Marino decide di azzerare il consiglio di amministrazione dell’Atac e chiede all’assessore ai Trasporti, Guido Improta, di ‘formalizzare le dimissioni’ 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

“Intendo scusarmi con i cittadini e i turisti per i disagi inaccettabili nel trasporto locale. Siamo davanti ad una situazione drammatica per i trasporti urbani di Roma dal punto di vista della qualità della vita dei cittadini, della qualità dei servizi e dei conti di Atac”. Queste sono le prime parole dette in conferenza stampa dal sindaco della capitale, Ignazio Marino, dopo il caos che si è registrato negli ultimi giorni sul servizio della metropolitana e della ferrovia Roma - Lido.
Poi annuncia i provvedimenti che saranno presi per porre un limite a questi disagi: “Insieme a Zingaretti abbiamo deciso che da oggi Comune, Regione e Atac s’impegnano a cercare un partner industriale mantenendo la maggioranza pubblica. Abbiamo dato mandato all’azienda di scrivere un piano industriale vero e forte per indire la gara, in questo modo anticipiamo l’avvio di un processo nazionale che impone di non gestire più il servizio in house a partire dal 2019”. Ed ancora: “L’unica alternativa era chiudere l’Atac, portare i libri in tribunale e chiudere l’azienda mettendo a rischio lavoratori e servizio. Abbiamo una situazione che non si può non definire di bancarotta e di un indebitamento insostenibile”.
Inoltre il sindaco ha chiesto espressamente all’assessore ‘renziano’ Guido Improta “di formalizzare le dimissioni annunciate”.
Era il 20 giugno quando il responsabile dei Trasporti della capitale, fedelissimo di Gentiloni e sottosegretario nel governo di Mario Monti, fa trapelare l’ipotisi di dimissioni. La richiesta è stata subito ‘congelata’ dal sindaco che anzi ha ‘pregato’ l’assessore a rimanere ed aspettare la relazione di Gabrielli sulla ventilata ipotesi di commissariamento del Comune di Roma. Nel frattempo esplode la vicenda trasporti, con ritardi, passeggeri che viaggiano con le porte aperte, altri che occupano convogli e macchinisti che si barricano nelle cabine. Di fronte a questa situazione il sindaco non poteva non azzerare il consiglio di amministrazione di Atac e ‘licenziare’ l’assessore ai Trasporti. Ma questa non è l’opinione di molti opinionisti, anche stranieri.
Il New York Times pochi giorni fa titolava: ’Marino onesto ma è anche capace?’. Il dubbio del giornale americano è legittimo ma è assai probabile che il sindaco di Roma sia solo vittima di una macchina amministrativa obsoleta e clientelare e soprattutto dello scarso sostegno del suo stesso partito.

venerdì 24 luglio 2015

Ancora un naufragio davanti alle coste libiche, i migranti morti sarebbero circa quaranta

Tragico racconto fatto dai superstiti di un gommone soccorso da una nave militare tedesca, una quarantina di migranti sarebbero finiti in mare e subito dopo annegati

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Gommone di migranti alla deriva nel Mediterraneo
Una quarantina di migranti sarebbero annegati in seguito al naufragio di un gommone avvenuto ieri davanti alle coste libiche. L’hanno detto i sopravissuti sbarcati ad Augusta dalla nave tedesca Holstein che ha soccorso 283 profughi provenienti da Somalia, Eritrea, Benin e Mali.
I migranti dell’imbarcazione naufragata raccolti da una nave mercantile prima di essere trasferiti nella nave militare tedesca sono circa ottanta. Subito dopo il soccorso hanno raccontato agli operatori di Save the children che erano in tutto circa 120 stipati su un gommone fatiscente che ad un certo punto avrebbe cominciato ad imbarcare acqua. Una quarantina di migranti, tra cui donne e bambini, sarebbero finiti in mare e subito dopo sarebbero annegati.
“Abbiamo parlato con diversi di loro e le versioni sono concordanti”, ha detto Giovanna Di Benedetto portavoce dell’associazione ed ha aggiunto: “Ho davanti a me un ragazzo in lacrime perché ha perduto il fratello. Le vittime sarebbero tutte originarie di paesi dell’area sub sahariana”. 

giovedì 23 luglio 2015

Rosario Crocetta: ‘La richiesta di andare al voto è irricevibile’

Crocetta interviene all’Assemblea regionale siciliana per riferire sulla situazione politica e sulla presunta telefonata con Matteo Tutino 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il presidente della Sicilia, Rosario Crocetta, parlando all’Assemblea regionale sulla situazione politica e sulla vicenda della telefonata con Matteo Tutino ha detto: “Ho vissuto in questi giorni i momenti più terribili della mia vita. E’ come se avessi rivisto un film diverse volte proiettato attraverso il quale l’attacco al presidente della Regione diventa l’attacco alle istituzioni democraticamente elette e a un intero popolo siciliano”. Ed ancora:  “La richiesta di andare al voto per me è irricevibile perché strumentale ed interessata. I falsi scoop non possono decidere le sorti dei governi. I poteri occulti minacciano la democrazia, c’è una parte della politica che non difende uomini delle istituzioni da fatti smentiti dalle Procure siciliane. Non sono un irresponsabile. Perché non voglio lasciare decine di migliaia di lavoratori senza lavoro e senza salario”.
Inoltre ha invitato i deputati “a completare le riforme” e poi “voi e solo voi, senza diktat romani o di forze parallele, deciderete se mettere fine alla legislatura”.
A proposito di Matteo Tutino ha affermato:”Lo frequentavo ogni quindici giorni e nel suo studio medico. La scorta rimaneva sempre con me. Nessuna vita può essere più chiara della mia vita, vivo con la scorta ogni momento e ogni secondo della mia vita è documentato e controllabile”.

Brescia, piazza della Loggia: condannati all’ergastolo due neofascisti di Ordine Nuovo

Dopo 41 anni di depistaggi, assoluzioni ed insabbiamenti sono stati condannati all’ergastolo per la strage di piazza della Loggia due neofascisti: Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Brescia, piazza della Loggia 28 maggio 1974
Carlo Maria Maggi e l’ex fonte ‘Tritone’ dei servizi segreti italiani Maurizio Tramonte sono stati condannati all’ergastolo nel processo d’Appello bis per la strage di Piazza della Loggia avvenuta il 28 maggio del 1974. Il primo, che oggi ha 80 anni, sarebbe stato il mandante, mentre il secondo avrebbe partecipato a tutta la fase di preparazione dell’attentato. La bomba nascosta in un cestino portarifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista indetta dai sindacati. L’esplosione dell’ordigno provocò 8 vittime ed il ferimento di 102 persone.
Brescia, piazza della Loggia 28 maggio 1974
Il 14 aprile 2012 gli imputati erano stati assolti insieme a Delfo Zorzi, Francesco Delfino e Pino Rauti con la formula dubitativa dell’articolo 530 comma 2, vale a dire con la formula della vecchia insufficienza delle prove. Due anni dopo la Cassazione ha disposto un nuovo processo d’appello per Maggi e Tramonte confermando invece le altre tre assoluzioni.
Brescia, piazza della Loggia 28 maggio 1974
L’attentato di Brescia fu uno dei tanti compiuti tra la fine degli anni Sessanta e durante gli anni Settanta nell’ambito di quella che è stata definita come ‘strategia della tensionee che aveva come scopo quello di fermare l’avanzata elettorale del Partito comunista italiano che in quegli anni era molto forte.
Oggi, dopo 41 anni e una  serie interminabile di depistaggi, insabbiamenti e assoluzioni, è giunta la sentenza di condanna. “Giustizia finalmente è fatta, almeno un poco. La soddisfazione è grande”. E’ questo il commento dell’avvocato storico dei familiari delle vittime, Federico Sinicato mentre il presidente dell’Associazione, Manlio Milani, che nella strage ha perso la moglie ha dichiarato: “La sentenza impone una profondissima riflessione su quegli anni dal 69’ al ‘74”. 

mercoledì 22 luglio 2015

Eurostat: il rapporto debito/Pil dell’Italia sale a 135,1%

Nel primo trimestre 2015 il debito pubblico italiano è salito a 2184 miliardi di euro, peggio di noi fa solo il Belgio

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Rapporto debito/Pil dell'Italia dal 1976 al 2012 
Il debito pubblico italiano sale, nel primo trimestre 2015, al 135,1% del Pil, con un incremento del 3% rispetto agli ultimi tre mesi del 2014, a quota 2.184 miliardi di euro. Tra i paesi dell’Unione europea fa peggio solo il Belgio con un aumento del 4,5%.
La Grecia, che ha in assoluto il rapporto debito/Pil più alto con il 168,8%, ha visto un calo dell’8,5%. Il debito pubblico è cresciuto in tutta l’area euro e nell’Ue sia su base trimestrale che su base annuale. Nei ventotto paesi dell’Ue è aumentato del 1,3% attestandosi in media all’88,2% rispetto al trimestre precedente. Nei diciannove paesi dell’Eurozona è cresciuto dello 0,9% attestandosi in media al 92,9%.
Tra i paesi con il rapporto più alto oltre alla Grecia e all’Italia c’è anche il Portogallo con il 129,6%, mentre tra quelli che registrano un rapporto debito/Pil più basso ci sono l’Estonia con il 10,5% e il Lussemburgo con il 21,6%.

martedì 21 luglio 2015

A Palermo ritorna la stagione dei veleni

Dopo quella del 1989 anche l’estate del 2015 sarà una stagione di veleni. Tra conferme, smentite, accuse e complotti è assai probabile che, come avvenne con le missive del ’corvo’, non sapremo mai la verità sulla telefonata di Tutino

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

La prima volta che si parlò del ‘corvo’ fu il luglio del 1989, un mese prima, il 20 di giugno, c’era stato il fallito attentato sul litorale dell’Addaura che aveva come obiettivo il giudice Giovanni Falcone.
In quella torrida estate cinque missive anonime furono inviate alle più alte cariche dello Stato con lo scopo di denunciare irregolarità nell’attività del pool antimafia. Il ’corvo’ accusò il giudice Giovanni Falcone ed i suoi colleghi di aver mandato in ‘missione’ a Palermo il pentito Salvatore Contorno.
Luigi Vicinanza
Ad essere sospettato fu il magistrato Alberto Di Pisa ma, come spesso succede in Italia, dopo aver subito due processi fu assolto ‘per non aver commesso il fatto’ e reintegrato. Ad incastrare il presunto autore delle lettere furono le impronte digitali ‘rubate’ dall’allora commissario antimafia Domenico Sica, ma subito dopo esse andarono perse. L’avvocato di Alberto Di Pisa, Gioacchino Sbacchi, accusò i servizi di avere manipolato le prove e di aver trovato nel suo assistito un capro espiatorio.
Sono trascorsi 26 anni e la stagione dei veleni ritorna con connotati ancora più drammatici di quelli del 1989.
La vicenda della telefonata tra Rosario Crocetta e il suo medico personale, Matteo Tutino, è ormai un giallo. La procura smentisce, ma il settimanale l’Espresso conferma. Crocetta parla apertamente di complotto: “Se l’Espresso ha il materiale, lo consegni ai magistrati. Il governo nomini subito una commissione d’inchiesta per accertare quali servizi e quali poteri oscuri abbiano tentato di farmi fuori”. Ed ancora: “Non mi dimetto, sono un combattente e un combattente muore sul campo. Se lo facessi, la darei vinta ai poteri forti. Il Pd vuole le mie dimissioni? Mai, mi sfiducino, così si renderanno complici dei golpisti e passeranno alla storia come coloro che hanno ammazzato il primo governo antimafia della Sicilia”.  
La telefonata trascritta dal giornalista Piero Messina, capo redattore alla Regione Sicilia che Crocetta licenziò appena eletto governatore, risale al 2013, come conferma il direttore dell’Espresso Luigi Vicinanza. Se è così, come mai il suo contenuto è stato divulgato solo adesso? In secondo luogo, un giornale così autorevole non dovrebbe pretendere dalla sua fonte una copia della registrazione prima di procedere con la pubblicazione di fatti così gravi? Il presidente della regione Sicilia è un simbolo dell’antimafia e dal 2003 vive sotto scorta per le ripetute minacce di morte da parte della Mafia. Adesso lo si sospetta addirittura di ‘stragismo’. La cautela è sempre un obbligo deontologico per un giornale ma in questo caso essa deve essere doppia o tripla. Siamo in Sicilia e parliamo di Mafia e di ‘servizi’ e ‘poteri oscuri’. Il giornale non può limitarsi a dire che la registrazione esiste e ‘affidarsi’ alla veridicità della trascrizione fatta dai suoi giornalisti.
“Faremo un’azione civile risarcitoria chiedendo a l’Espresso 10 milioni di danni”. Lo ha annunciato oggi in conferenza stampa a Palermo il legale del Presidente della regione Sicilia. L’avvocato Vincenzo Lo Re che dice: ”Non voglio credere alla malafede ma all’errore professionale”, ha annunciato poi querele per Il Fatto quotidiano e per il giornalista Pietrangelo Buttafuoco, oltre ad una denuncia per diffamazione nei confronti di Maurizio Gasparri. 
Questa estate sarà particolarmente ‘calda’ nei palazzi della politica siciliana, sarà una #stagionedeivelenibis, simile cioè a quella del 1989 e, come avvenne allora con le missive del ‘corvo’, è assai probabile che non sapremo mai la verità sul contenuto della telefonata di Tutino, sempreché essa esista veramente. 

lunedì 20 luglio 2015

Samantha Cristoforetti nominata Cavaliere di Gran Croce

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha nominato l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea e capitano dell’Aeronautica Militare Italiana, Samantha Cristoforetti, cavaliere di Gran Croce  

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Sergio Mattarella e Samantha Cristofretti
“Capitano Cristoforetti lei è stata seguita con affetto e ammirazione da tutti gli italiani”. Con queste parole il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha consegnato questa mattina a Samantha Cristoforetti l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine ‘Al Merito della Repubblica Italiana’.
Sergio Mattarella e Samantha Cristoforetti
All’incontro erano presenti il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Gen. S.A. Pasquale Preziosa, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston e il Capo dell’Ufficio di coordinamento del direttorato del volo umano e operazioni dell’Agenzia Spaziale Europea, Elena Grifoni Winters.
L’astronauta italiana, protagonista della missione “Futura” dell’ASI, è rientrata a Terra lo scorso 11 giugno, dopo 200 giorni trascorsi nello spazio a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. La sua permanenza ha battuto il record di presenza nello spazio in un singolo volo di una donna e astronauta europea. 

domenica 19 luglio 2015

Raghad sognava la Germania invece è morta nel Mediterraneo per la crudeltà di scafisti senza scrupoli

Raghad, appassionata di disegni e di scrittura, malata di una grave forma di diabete, è morta ad 11 anni durante la traversata del Mediterraneo per l’avidità e la crudeltà di scafisti senza scrupoli

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Raghad Hasoun
Mormorava papà, papà e non aggiungeva nessuna parola, non aveva la forza di aggiungere altro, in realtà non ce n’era bisognoSi è spenta al quinto giorno. L’abbiamo appoggiata su un piccolo pezzo del ponte, era tutta rannicchiata, attorno c’era gente accalcata, stremata, svenuta. Poi il suo corpo si stava ... volevo che le altre figlie non avessero di lei un’immagine … abbiamo lavato i sui vestiti in mare … l’ho adagiata in acqua”. 
Con queste struggenti parole il padre Eyas Hasoun ricorda, in un'intervista rilasciata al Corriere della sera, gli ultimi momenti della breve vita di sua figlia Raghad, una bambina di 11 anni affetta da una grave forma di diabete, morta durante la traversata del Mediterraneo.
Nel 2013 la famiglia Hasoun fugge dalla Siria per rifugiarsi in Egitto. Negli ultimi mesi, con l’aumento delle tensioni politiche e delle ostilità nei confronti degli stranieri, la situazione al Cairo era diventata difficile. “Non potevamo più stare, avevo paura per le mie figlie. Così avevo pensato di raggiungere la Germania”.
Raghad Hasoun
Dopo essere fuggiti da Aleppo, dove Eyas gestiva un grande negozio di distribuzione di farmaci, il nucleo famigliare decide di tentare la traversata del Mediterraneo. Pochi giorni prima della partenza, Raghad aveva avuto un’esitazione: ”Io sono malata, sono il punto debole. Se volte, lasciatemi pure qui in Egitto e voi proseguite”.
Il giorno della partenza, racconta il papà di Raghad,: “Avevamo preparato due zaini pieni di fiale di insulina e di macchinari per misurare i valori del diabete. Sulla spiaggia di partenza gli scafisti ci hanno imposto di raggiungere un’imbarcazione che distava dalla riva un centinaio di metri. Il mio zaino si era impregnato di acqua ma mia moglie era riuscita a salvarlo. Ma uno scafista le ha ordinato di abbandonarlo e di fronte al rifiuto di mia moglie glielo ha strappato di mano e l’ha scaraventato in mare. Abbiamo provato a recuperarlo ma ormai i macchinari non funzionavano più e le fiale erano inservibili. Ho provato ad aiutare la mia piccola Raghad. Ma senza macchinari, senza insulina ero impotente. Avevo il buio che mi stava travolgendo”.
Finisce così la vita di una bambina, appassionata di disegni e scrittura, malata di diabete, che fuggiva dalla guerra e dall’intolleranza e con la speranza di vivere in Europa, invece è morta a soli 11 anni in un barcone colmo di disperati per l’avidità e la crudeltà di uomini senza scrupoli.

sabato 18 luglio 2015

Tesori di Sicilia: l’itinerario arabo normanno entra nella Word Heritage List

Dieci meraviglie architettoniche della Sicilia sono entrate nella Word Heritage List. Per Palermo ed i siciliani questo riconoscimento offre un’importante occasione di sviluppo economico 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il percorso arabo normanno di Palermo, Cefalù e Monreale è diventato patrimonio dell’Umanità. La decisione è stata presa nei giorni scorsi dal Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco riunito a Bonn.
L’itinerario comprende il Palazzo Reale, la Cappella Palatina, la chiesa di San Giovanni degli Eremiti, la chiesa della Martorana, la chiesa di San Cataldo, il palazzo della Zisa, il ponte dell'Ammiraglio, la cattedrale di Palermo, il duomo di Cefalù e quello di Monreale.
Tonino Russo, ex deputato del Partito democratico, che nel 2009 depositò la candidatura alla commissione cultura della Camera, ha dichiarato: “Sono felice ed orgoglioso di essere stato al servizio di un grande lavoro corale che dovrebbe essere da modello per questa nostra martoriata terra. Un ringraziamento a chi ha creduto nel progetto e si è speso con grande passione”.
Grande soddisfazione ha espresso anche il presidente della Fondazione Unesco Sicilia Aurelio Angelini: “Una gratificazione che arriva dopo anni di lavoro condiviso con studiosi e rappresentanti delle istituzioni. Adesso per Palermo inizia la sfida: misurarsi con le opportunità che questo riconoscimento ci offre”.

venerdì 17 luglio 2015

Angela Merkel e le lacrime della bambina palestinese

La cancelliera tedesca nel corso di una trasmissione televisiva tenta di consolare una bambina palestinese scoppiata in lacrime perché teme, insieme alla sua famiglia, di essere espulsa  dalla Germania

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)




Nel corso di una trasmissione televisiva la cancelliera tedesca, Angela Merkel, risponde ad una domanda fattagli da Reem, una bambina palestinese che è stata in un campo profugo in Libano e che da 4 anni vive in Germania. Ora la sua famiglia sta attraversando un momento particolarmente difficile. Il papà ha problemi con il permesso di soggiorno e tutto il nucleo familiare rischia di essere allontanato dal Paese. 
“Vorrei frequentare l’università come tutti. E’ davvero un desiderio e un obiettivo che vorrei raggiungere ed è veramente molto spiacevole osservare come gli altri assaporano la vita e non poter fare altrettanto” chiede la bambina. La risposta di Angela Merkel è gelida ed in perfetto politichese: “In Libano ci sono migliaia e migliaia di persone e se noi diciamo ‘ok potete venire tutti’ e poi non siamo in grado di gestirlo dovranno tornare indietro”.
Reem a questo punto scoppia a piangere. “Hai fatto un buon lavoro” continua la cancelliera nel tentativo di consolare la bambina ed aggiunge: ”Voi state vivendo un periodo difficile ed avete mostrato a molte altre persone come queste situazioni possono andare a finire”.

giovedì 16 luglio 2015

Crocetta: la frase di Tutino per i Pm non è agli atti, ma l’Espresso conferma

Il procuratore di Palermo Lo Voi ha detto: ‘in atti non c’è frase su Lucia Borsellino’, ma l’Espresso conferma l’esistenza della registrazione


di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Rosario Crocetta

Il procuratore di Palermo Lo Voi ha precisato che agli atti dell’inchiesta sul primario dell’ospedale Villa Sofia di Palermo, Matteo Tutino, non c’è la frase: “La Borsellino va fermata, va fatta fuori come suo padre”, detta al governatore della Sicilia Rosario Crocetta. Il procuratore ha detto di aver fatto ricontrollare tutte le registrazioni dell’inchiesta ed ha aggiunto: “I carabinieri del Nas hanno escluso che conversazioni simili siano contenute tra quelle registrate nelle intercettazioni nei confronti del medico indagato. Il governatore della Sicilia Crocetta, dopo aver appreso che alla procura di Palermo non risultano intercettazioni con la frase detta su Lucia Borsellino dice in lacrime all’Ansa: “E’ vero che la procura smentisce? Oggi mi hanno ammazzato. Quanto è potente questa mafia che vuole farmi fuori?” ed ancora: “Perché…perché? oggi avrei potuto farla finita”. Anche il legale di Matteo Tutino smentisce l’intercettazione:  “Il mio assistito nega nel modo più assoluto di aver mai pronunciato quella frase su Lucia Borsellino” e comunque “il dottor Tutino mi ha giurato piangendo di non aver mai detto questa frase”. Intanto il giornale l’Espresso conferma l’esistenza della registrazione. Il settimanale in una nota ribadisce: “La conversazione intercettata tra il presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta e il primario Matteo Tutino risale al 2013 e fa parte dei fascicoli secretati di uno dei tre filoni di indagine in corso sull’ospedale Villa Sofia di Palermo”. 

Crocetta: ‘Mi auto-sospendo immediatamente da presidente della Regione’

Il presidente della regione Sicilia non reagisce di fronte alla gravissima affermazione fattagli da Matteo Tutino sulla sua ex assessore Lucia Borsellino


di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni) 

Matteo Tutino

Lucia Borsellino “va fermata, fatta fuori. Come suo padre”. Come il giudice Paolo ucciso dalla mafia il 19 luglio di 23 anni fa. Sono queste le parole pesantissime che avrebbe detto Matteo Tutino, primario dell’ospedale di Palermo Villa Sofia, al governatore Rosario Crocetta. All’altro capo del telefono, il presidente della Regione non replica, non s’indigna e non difende la sua, oggi ex, assessore alla Sanità. L’intercettazione risale a qualche mese fa e sarà pubblicata domani dall’Espresso che oggi ne riporta uno stralcio in un’anticipazione sul suo sito online. Matteo Tutino è agli arresti domiciliari con l’accusa di truffa, peculato, abuso d’ufficio e falso. Secondo gli inquirenti il medico personale di Rosario Crocetta avrebbe effettuato interventi di chirurgia plastica nella struttura ospedaliera pubblica in cui non potevano essere fatti ed in più a carico del Servizio sanitario nazionale. Questa vicenda giudiziaria è uno dei motivi per cui Lucia Borsellino ha dato le dimissioni dalla carica di assessore che ricopriva da tre anni, cioè da quando si è insediata la giunta Crocetta.  Interpellato dall’agenzia Adnkronos, il presidente della Regione si difende dicendo:”Io non ho mai sentito quella frase che si sente nelle intercettazioni del dottor Tutino, altrimenti la mia reazione sarebbe stata tremenda. Tanto è vero che dalle presenti intercettazioni non si evince un mio commento, proprio perché non ho sentito quella frase”. Ed ancora:”Questo non significa che non l’ha detta, ma se l’avessi sentita avrei avuto una reazione assurda. Sono sbigottito di questa frase. Mi auto-sospendo immediatamente da presidente della Regione”. 

mercoledì 15 luglio 2015

I dati sulla povertà in Italia sono ‘da Terzo mondo’

Secondo l’Istat l’incidenza della povertà assoluta rimane stabile nel 2014, ma nel Mezzogiorno oltre una famiglia su quattro vive in condizioni di indigenza 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

“Se i poveri fossero aumentati sarebbe stato ben peggio, ma lo stabile, in questo caso, significa una cosa molto grave: che non c’è alcun miglioramento. I dati della povertà assoluta continuano, cioè, ad essere da Terzo mondo e non si sono fatti passi in avanti”. Questo è il commento fatto dal segretario dall’Unione dei consumatori, Massimiliano Dona, dopo la pubblicazione da parte dell’Istat dei dati sulla povertà in Italia.
Nel 2014  l’incidenza della povertà assoluta non aumenta ma rimane sostanzialmente stabile. L’Istituto nazionale di statistica rivela che ci sono un milione e 470 mila famiglie e 4 milioni e 102 mila persone che vivono in condizioni di povertà assoluta. La percentuale più alta è al Sud con l’8,6% mentre al Centro è il 4,8% e al Nord è del 4,2%.
La cifra della spesa mensile considerata dall’Istat necessaria per la sopravvivenza varia a secondo dell’area geografica e della composizione del nucleo familiare. Ad esempio un cittadino che vive da solo è considerato assolutamente povero se la sua capacità di spesa mensile è inferiore a 816,84 euro se vive in una città metropolitana del Nord, a 732,45 euro se risiede in un piccolo comune settentrionale e a 548,70 euro se il soggetto vive in un piccolo comune meridionale.
Anche l’indice di povertà relativa rimane stabile nel 2014. Le famiglie che si trovano in tali condizioni sono 2,5 milioni e le persone sono 7 milioni 815 mila. Sono considerati relativamente poveri ad esempio quei nuclei familiari composti da due persone che hanno una spesa mensile inferiore a 1041,91 euro.
La situazione rimane allarmante nelle regioni meridionali dove oltre una famiglia su quattro vive in condizioni di indigenza. La povertà relativa è al 26,9% in Calabria, al 25,5% in Basilicata e al 25,2% in Sicilia.