domenica 26 gennaio 2025
Giornata della memoria, l'industria della morte e l'inganno di Hitler: p...
giovedì 23 gennaio 2025
Tesori di Sicilia: Alicudi, Filicudi e Salina
venerdì 17 gennaio 2025
Tesori di Sicilia: Cefalù, arcobaleno
venerdì 10 gennaio 2025
Da che parte saresti stato dopo l’8 settembre 1943?
La domanda che lo scrittore ed ex senatore Gianrico Carofiglio vorrebbe fare alla premier Giorgia Meloni, ai membri di FdI ed ai nostalgici del fascismo è legittima e la risposta dovrebbe essere ovvia, ma così non è
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Foto da @BimbePeppe |
I militari dell’esercito italiano, i
giovani e in genere gli italiani dovettero fare una scelta: arruolarsi nella
Repubblica di Salò fondata dal Duce che intanto era stato liberato dai tedeschi,
iniziare la lotta di Liberazione dall’occupazione nazifascista o rimanere
indifferenti.
Seguirono 19 mesi di massacri,
assassini, fucilazioni, torture, soldati mandati al fronte con le scarpe di
pezza, città distrutte e popolazione ridotta alla fame. Per fortuna a
vincere quella guerra furono coloro che stavano dalla parte giusta: i
partigiani e tutti coloro che li sostennero a rischio della vita.
Il 2 giugno del 1946 gli italiani
scelsero la Repubblica come forma di Governo ed elessero l’Assemblea
costituente che scrisse ed approvò la Costituzione. Ovviamente i padri e le
madri costituenti erano antifascisti.
La disposizione transitoria numero XII della Costituzione italiana sancisce: ‘È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista’.
La domanda che oggi vorrebbe porre lo
scrittore Carofoglio ai nostri attuali governanti è quindi legittima.
Da che parte saresti stato dopo l’8 settembre 1943? Con i
fascisti e i nazisti o avresti lottato per liberare l’Italia dall’occupazione e
dalla dittatura?
La risposta dovrebbe essere ovvia, ma
così non è.
‘Giovani ascoltatemi se non volete
Voi scavarvi la fossa, se non volete che il Vostro domani sia un domani di
servitù e di abiezione. Noi vogliamo difendere questa Repubblica, perché non
c’è stata donata su un piatto d’argento. Questa Repubblica è costata vent’anni
di lotta contro il fascismo, … due anni di guerra di Liberazione. …. Quanti compagni di lotta hanno consumato la
loro giovinezza in carcere, al confino, quanti giovani compagni sono caduti
lungo il cammino della Resistenza. Quindi è una nostra conquista è una
conquista Vostra. Lavoratori che mi ascoltate dovete difenderla, costi quel che
costi’, Sandro Pertini.
giovedì 2 gennaio 2025
Migranti: nel 2024 oltre 2200 i dispersi nel Mediterraneo
A poche ore dall’inizio dell’anno è naufragata una piccola imbarcazione al largo delle coste di Lampedusa. Tra i sette sopravvissuti c’è un bambino, la madre è tra i venti dispersi
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Foto da unicef.it |
Regina De Dominicis, Direttore dell’ufficio regionale dell’agenza Onu, ‘chiede ai Governi di utilizzare il Patto sulla migrazione e l'asilo’ per garantire percorsi ‘sicuri e legali’. Gli Stati, ‘devono sostenere l’integrazione, assicurando che i minori siano protetti in ogni fase del loro viaggio’. E' necessario proteggere e garantire il ricongiungimento familiare di bambine e bambini e facilitare il salvataggio, l’accoglienza e l’accesso ai servizi di asilo.
L'ennesima denuncia non sembra scuotere i Governi, anzi.
Intanto continuano gli sbarchi e i naufragi.
I migranti giunti in Italia nel 2024, secondo
i dati del ministero dell’Interno, sono stati 66.615. Sono in diminuzione rispetto allo
scorso anno, ma sono il doppio se facciamo riferimento al 2020.
Un flusso che continua nonostante i
provvedimenti presi dal Governo Meloni ed intesi a scoraggiare le partenze e ad impedire
alle Ong di eseguire i salvataggi.
Costruiamo centri inutili in Albania,
mentre si ripetono con continuità le tragedie nel cuore del Mediterraneo.
A poche ore
dall’inizio dell’anno è naufragata una piccola imbarcazione al largo delle
coste di Lampedusa. Tra i sette sopravvissuti c’è un bambino, la madre è tra i venti
dispersi.
Stamane al largo della Tunisia c'è stato un altro naufragio. I corpi di ventisette migranti di diverse nazionalità sono stati recuperati davanti alle coste di Kerkennah, volevano raggiungere l'Italia. Tra loro anche un neonato. I superstiti sono ottantatré, di questi 17 sono donne e sette sono minori.
Ma che importa se quattro disperati muoiono annegati, dobbiamo salvaguardare l’italianità o quella che alcuni continuano a chiamare così.
Fonte unicef.it e interno.it
venerdì 27 dicembre 2024
Anche quest’anno non c’è molto da festeggiare
Chissà quanti tra coloro che stanno festeggiando il Natale ed il Capodanno hanno trovato un momento per ricordare chi non potrà gioire e non potrà dimenticarsi
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Gaza - Foto da @Lucrezi97533276 |
A Gaza dall’inizio dell’occupazione ci sono stati oltre cinquantamila civili uccisi, la maggior parte erano donne e bambini. Altri vivranno la loro vita nel disagio e nella sofferenza. E non si contano più gli orfani ed i menomati.
Distruggono tutto: scuole, ospedali, campi profughi, ambulanze,
vetture con la scritta press.
No, questa non è una guerra di difesa,
è un massacro calcolato, è pulizia etnica.
Ed ancora.
Le famiglie ucraine vivono l’incubo di
un altro fine anno sotto le bombe e quelle dei soldati russi non vedranno
tornare i loro figli inviati ad uccidere e magari non sanno neanche il perché lo
hanno fatto.
A cosa servono le guerre? La vita è breve per tutti.
Natale in coda al Pane Quotidiano. Non
siamo in un paese del terzo mondo, no, siamo a Milano la capitale economica di
uno degli Stati più sviluppati al mondo.
Quasi sei milioni di poveri assoluti, di questi oltre un milione sono bambini. Centinaia di migliaia di operai ed operaie in cassa integrazione o in mobilità. Giovani e disoccupati costretti ad emigrare. Anziani che rinunciano alle cure mediche. Tutto nell'indifferenza dei tanti che sono intenti a festeggiare il Natale o il Capodanno.
Migranti lasciati morire nel Mediterraneo o che devono subire l’umiliazione di essere ‘stranieri’,
clandestini per bisogno, clandestini per l’egoismo di chi vuole vivere sicuro
nella sua casa riscaldata dal freddo e dal gelo. Ma sicuro da chi? da cosa?
Le diseguaglianze crescono ed anziché combatterle si giustificano, com’è possibile?
Sono giorni di festa e tutti si
sentono più buoni, ma non tutti lo sono.
Chissà quanti tra coloro che stanno
festeggiando hanno trovato un momento per ricordare chi non potrà gioire e non
potrà dimenticarsi. Per loro sarà solo dolore e morte.
No, anche quest’anno non c’è molto da festeggiare.
sabato 21 dicembre 2024
Al Nord buste paga più alte del 50%
Nel settentrione si guadagnano mediamente 8.450 euro lordi in più all’anno rispetto al Sud del Paese, a sancirlo è l’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre
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I salari in Italia nel 2023 Foto da sito Cgia Mestre |
Secondo l’analisi dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre i dipendenti privati del Nord percepiscono mediamente una busta paga di circa 2mila euro lordi al mese, al Sud invece essa sfiora i 1.350 euro.
Nel
settentrione i lavoratori guadagnano circa il 50% in più.
Le diseguaglianze sarebbero
determinate dal 'caro-vita' e dalla 'produttività’ che
sarebbero ‘nettamente superiori al Nord rispetto al Sud’. I valori medi
sarebbero condizionati anche dalla presenza dei ‘contratti a termine e alla concentrazione
delle multinazionali nel settentrione’ che erogano stipendi non uniformi su
tutte le regioni.
Fonte Ocse |
Gli stipendi più bassi sono tutti nelle città del Sud. Trapani con 1.143 euro, Cosenza con 1.140 euro e Nuoro con 1.129 euro.
Ultima Vibo Valenzia con soli 1.030 euro.
Non solo. Secondo la Cgia di Mestre continua
a calare il potere d’acquisto dei lavoratori.
Nel 2023 le buste paga sono aumentate
del 3,5%, meno dell’inflazione che è stata del 5,6%. Il calo è iniziato oltre trent'anni fa. Secondo l'Ocse dal 1990 al 2020 i salari sono cresciuti in tutta Europa tranne in
Italia.
Nel nostro Paese anche chi lavora è povero, soprattutto se vive nel Sud.
Fonte cgiamestre.com
mercoledì 18 dicembre 2024
Sono zanzare che non pungono
'… sono i ricordi del tempo che passa, sono indefinibili, sono indecifrabili, sono di quelli che non esistono, semplicemente non esistono …'
Sento il tintinnio del cucchiaino che gira.
Sento l’attesa prima di gustarne il sapore.
Manterrà quello che promette? Dolce o amaro, non importava. Era uno sprigionarsi di sensazioni, diverse per ognuno, oggi solo ricordi.
La brezza marina di quel pomeriggio di luglio torna come una carezza che non scompare, che ritorna ancora una volta. Vorresti che non andasse via, ma come si fa, è solo un tenue pensiero, come tutto, come tutti.
Maledette zanzare, prima non ci facevo caso, ora invece … ma a cosa servono le zanzare? Uno scopo devono averlo, ma qual è? Continuano a pungerti, a lasciarti quel prurito fastidioso che dura ore ed a volte, dopo un po', ritorna inesorabile. Non per tutti è così, siamo pochi i fortunati ad essere il loro cibo preferito. Anche questo è incomprensibile, perché alcuni si ed altri no? Perché io?
No, non sono pensieri vuoti, sono solo indefinibili, difficile da riportare, che non riporterò né qui né altrove. Sono di quelli che non vanno condivisi, sono di ciascuno di noi, sono solo di ciascuno di noi. Ci appartengono più di altri, sono la nostra essenza nascosta, il nostro io indecifrabile. Sono solo nostri. Quindi non esistono, non sono.
Eppure sono lì ed ogni tanto ritornano. Sono imprigionati nella nostra memoria, vorrebbero uscire, ma noi glielo impediamo, chissà perché. Dureranno meno degli altri, perché non sono anche d’altri.
Non saranno quando noi non saremo più.
Forse il loro scopo è solo quello di indurci a ricordarli, anche se non ha senso farlo.
Cerchiamo di allontanarli, ma non ci riusciamo, sono loro che decidono quando arrivare, quando sopirsi, quando ritornare.
Sono zanzare che non pungono, sono il dolce aroma del caffè che non si espande, sono il tintinnio del cucchiaino che non si sente, sono i ricordi del tempo che passa, di quelli che non esistono, semplicemente non esistono.
venerdì 6 dicembre 2024
Stellantis: arrivano le prime lettere di licenziamento
‘Questa mattina mentre i lavoratori della Trasnova presidiavano per il quinto giorno consecutivo i cancelli dello stabilimento Stellantis di Pomigliano d'Arco, sono arrivate le lettere di licenziamento per tutti i dipendenti. Oltre a Pomigliano, le lettere di licenziamento sono arrivate anche ai lavoratori di Melfi, Cassino e Torino’, Samuele Lodi, segretario nazionale Fiom-Cgil
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Trasnova, Pomigliano d'Arco (foto da primacampania.it) |
Un operaio Fiat per guadagnare la stessa cifra ci metterebbe circa 1.521 anni.
Negli anni Sessanta l’Ad Vittorio Valletta guadagnava 12 volte il salario di un operaio. Nel 2017 Sergio Marchionne
con poco meno di 10 milioni di euro all’anno era arrivato a guadagnare 437
volte lo stipendio di un metalmeccanico. Nel 2021 lo stesso Tavares aveva
incassato poco meno di 20 milioni di euro, tra stipendi e bonus, cioè 758 volte
il salario di un operaio, distanza che è raddoppiata nel 2023.
Pochi giorni fa il manager portoghese si
è dimesso, lasciando una situazione aziendale ‘problematica’. Il disastro è
ancora più evidente nel nostro Paese. Crollo delle vendite, lavoratori in cassa
integrazione, salari fermi, produzioni trasferite all’estero e stabilimenti
‘chiave’ come Pomigliano, Cassino, Mirafiori e Melfi chiusi fino a gennaio
2025. Ed ora anche le prime lettere di licenziamento.
Tavares è stato bravo a far crescere
il valore finanziario della società ed i guadagni dei soci, ma non ha fatto nulla
per migliorare le condizioni di lavoro e le retribuzioni dei dipendenti. Stellantis
dal 2021 al 2024 ha distribuito circa 20 miliardi di dividendi. Il buon andamento dei ricavi degli ultimi anni non giustifica l’ingiustizia sociale che si è
determinata, anzi ne aggrava le dimensioni.
Non solo. Nonostante i risultati
deludenti degli ultimi mesi la società dovrà pagare al suo ex amministratore una
buonuscita faraonica.
La logica del sistema capitalistico può apparire incomprensibile, ma così non è. La distanza tra chi lavora e chi
dirige è ormai abissale e le diseguaglianze continuano a crescere. I ricchi
sono sempre più ricchi, mentre anche chi lavora è povero. Il problema è che la
ricchezza prodotta non è distribuita equamente. Il Capitale fa la parte del
leone e solo le briciole vanno ai lavoratori. Non solo, ma in caso di crisi i primi ed i soli a pagare le ristrutturazioni sono i dipendenti.
Sembra di essere tornati agli inizi
della rivoluzione industriale, quando al centro di tutto c’era l’accumulazione del Capitale ed i lavoratori venivano sfruttati per percepire un pezzo di
pane.
domenica 1 dicembre 2024
In Sicilia è emergenza idrica
In questi giorni qualche temporale è arrivato, ma, nonostante ciò, l’emergenza idrica in Sicilia si sta aggravando
Ed è guerra tra i Comuni.
La diga Ancipa dovrebbe servire
esclusivamente le comunità di Troina, Gagliano Castelferrato, Cerami, Nicosia e
Sperlinga; invece, continua a fornire acqua anche a Caltanissetta e San Cataldo.
La situazione è così grave che i primi
cittadini dell’ennese hanno staccato la condotta dell'acqua lasciando molte
comunità senza risorse idriche.
Persino nel capoluogo l’acqua è razionata. A Palermo sono coinvolte circa 250.000 utenze. Questo piano è stato
esteso a partire dal 2 dicembre 2024 e riguarda principalmente i distretti
centro-settentrionali della città, dove è prevista una sospensione
dell'erogazione idrica per 24 ore alla settimana.
È un problema strutturale. Condotte
dell’acqua fatiscenti e cambiamenti climatici hanno aggravato la situazione. Ed
ora è emergenza, ma era tutto prevedibile.
Il Presidente della Regione, Renato Schifani,
ha annunciato interventi per l’estate, tra cui l’attivazione di dissalatori e
l’individuazione di nuovi pozzi, per ridurre l’impatto di questa emergenza.
Se si esclude la parentesi di Rosario Crocetta
che tra l’altro non aveva neanche una maggioranza stabile, il Centrodestra
governa in Sicilia da sempre, ma non ha mai previsto interventi per affrontare e
risolvere il problema idrico.
Ora il piano sembra esserci, darà i
primi risultati la prossima estate, ma la Sicilia, o almeno una parte di essa,
come farà ad arrivare a giungo con i pozzi e le dighe prosciugate? Saranno
utilizzate le autobotti? E queste dove prendono l’acqua se l’acqua non c’è?