venerdì 19 dicembre 2025

Il ladro di libri

'Cultura, non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri', Antonio Gramsci da i Quaderni dal Carcere

di Giovanni Pulvino

La biblioteca del Liceo artistico di Cefalù (Pa) 
Foto di Giovanni Pulvino

Sono chiusi a chiave, sembrano ingabbiati, ma perché tenerli così? Esiste un ladro di libri? Si rubano i libri? Forse quelli per collezionisti possono essere oggetto di interesse per il ladro, ma la stragrande maggioranza sono libri comuni e non godono di molta popolarità, soprattutto nel nostro paese.

Eppure leggere ci permette di entrare nei pensieri di chi ha sentito la necessità di scrivere. Di viaggiare in luoghi e storie stando seduti sul divano di casa. Il tutto al prezzo di una pizza o poco più. Se poi a prestarcelo o regalarcelo è un amico o un’amica non ci costa nulla, anzi facciamo comunanza con una persona che ci è cara. Sfogli le pagine è pensi a chi lo ha fatto prima di te. E che bello evidenziare le stesse frasi. Il ladro di libri, quello vero, sorride all’idea di aver rubato un pensiero e a rendersi conto che è identico al suo.

Si il ladro di libri esiste ma non vuole diventare 'ricco', no, è un approfittatore di conoscenza, di emozioni, di leggerezza che solo le pagine di un racconto, di una poesia, di un saggio, di un manuale possono dare stando comodamente seduti, magari sorseggiando un succo di frutta alla pera, rigorosamente alla pera, o sgranocchiando una patatina San Carlo e magari succhiando inconsapevolmente le dita per sentirne il sapore dopo averle finite tutte, anche le briciole che sono rimaste in fondo al sacchetto.

Non devi fare altro che leggere e viaggiare con la fantasia. 

Per un momento le parole ti consentono di dimenticarti. Altre ti impediscono di farlo. Non sei tu che decidi. I pensieri di chi ha scritto ti trascinano dove vogliono loro. E se non vuoi farlo puoi chiudere il libro, ma se lo fai non saprai dove voleva condurti, cosa voleva dirti.

La lettura non deve essere una fuga, un estraniarsi, un abbassare la testa per non guardare cosa ti sta intorno. Un libro non può impedire 'il mal di vivere', ma può spiegarlo e può permettere di superalo o di accettarlo come inevitabile.

E poi ci sono loro, i lettori ed i ladri di libri, riconoscerli è facile, hanno il volto soddisfatto, sono sempre pronti a darti una risposta, a farti un sorriso di condivisione. In cambio non vogliono nulla se non il titolo di un libro, del migliore che hai letto e che devi leggere assolutamente.

Se vuoi essere gentile, se vuoi comprendere le esigenze di chi ti sta di fronte, se vuoi condividere i tuoi e i suoi problemi, le tue e le sue gioie, devi imparare a leggere, a fare memoria, a ricordare. Non c'è un altro modo. La conoscenza permette di vivere senza pregiudizi, di essere leggeri, di attraversare l'estemporaneità della vita nella consapevolezza che nulla è dato per sempre e che tutti, ma proprio tutti, hanno il diritto di vivere il loro tempo in modo dignitoso.



domenica 14 dicembre 2025

Tesori di Sicilia: l'Etna

 di Giovanni Pulvino

L'Etna, 13 dicembre 2025 - (foto di Giovanni Pulvino 

Muncibbeḍḍu
Poi appare Lui, in tutta la sua maestosità
Per un momento pensi di poterti dimenticare
Ma è solo un'illusione
un'altra illusione
l'ultima


sabato 29 novembre 2025

Il ladro di sorrisi

Quel giorno di luglio mentre tornava dalla spiaggia i due zii seduti sull’uscio di casa lo salutarono con un sorriso, uno degli ultimi

di Giovanni Pulvino

Una bambina di Gaza ritrova il suo giocattolo
tra le macerie della sua casa

Era un ladro, si un ladro, un ladro di sorrisi. Era avido di questa carezza involontaria e lo era anche quando questa non lo riguardava, anche quando essa non era voluta. Una consolazione appresa quando era ancora in fasce e che ha mantenuto per tutta la vita. Per provocarli si sforzava di fare battute, di suscitare contentezza, non sempre ci riusciva, ma insisteva. Non lo faceva solo per sé stesso, non era egoista, non poteva esserlo. A volte l’ironia non era compresa ed il sorriso non arrivava. La delusione era doppia: aveva scherzato con chi non era disposto a farlo e non era riuscito a rubare quello che per Lui era il bene più prezioso.

Siamo quello che gli altri hanno deciso di fare di noi. 

Tu, gli diceva, non puoi vedere il tuo sguardo, la tua solarità. Puoi solo guardare l’effetto che provoca in chi ti sta di fronte, ma non potrai mai godere del tuo sorriso. È un vuoto a perdere. È gioia che non appartiene a chi la esibisce, ma a chi la riceve. Chi sorride non può essere egoista.

Il sorriso è gentilezza, è amore, è amicizia, è comunanza, è gioia, è dimenticarsi.

I sorrisi sono tutti diversi. 

Ci sono quelli appena accennati, quelli nascosti, quelli trattenuti, quelli senza controllo, ma tutti ma proprio tutti sono sinceri e lo sa bene il ladro di sorrisi. Ne ha fatto una collezione che tiene nel suo cuore e nella sua mente. Ogni tanto li rivive, alcuni sono un po' scoloriti, ma sono tutti lì, sempre pronti a venir fuori di nuovo.

Quel giorno di luglio mentre tornava dalla spiaggia i due zii seduti sull’uscio di casa lo salutarono con un sorriso, uno degli ultimi. Era una carezza, era solo una carezza, riceverla è stato un dono.

Era un ladro seriale. 

E non era necessario parlare, bastava uno sguardo, un gesto ed ecco che rubava un altro sorriso. Una volta lo chiese persino ad una collega appena uscita da una classe problematica, lo fece per sollevarle l’umore ma intanto rubava un altro sorriso. Lo faceva prendendo in giro i suoi alunni per gli strafalcioni che avevano fatto durante l'interrogazione, come se Lui non ne avesse fatte o dette mai di corbellerie, che bugiardo. 

Il più delle volte erano gratuiti, erano sinceri.

Il sorriso è come l’amore, deve essere spontaneo. Nessun condizionamento deve indirizzarlo. Sarebbe altro. Se non arriva vuol dire che non è vero. Il ladro non può rubarlo come fa con i sorrisi.

A volte anche Lui lo subisce o lo vive suo malgrado. Non può decidere né con chi né quando, ma sente sempre il bisogno di donarlo e comunque di dirlo alla persona amata. Questa necessità di comunicazione dimostra che si tratta di amore, in caso contrario è altro.

Risultare inopportuni è quasi inevitabile. Mantenere la gentilezza ed il rispetto è un altro modo di esprimerlo. C’è chi non lo riceve mai. In amore non bisogna chiedere. Non bisogna domandare. Si può solo aspettare, aspettare la reciprocità, se non viene non resta che la sofferenza e la mancanza per quello che non può e non potrà essere.

Il ladro si rassegni può rubare i sorrisi non l’amore, con l’amore è condannato ad essere, suo malgrado, un incensurato a vita. 

E non gioisce nel vedere la foto di una bambina palestinese che sorride nel ritrovare il suo giocattolo sotto le macerie della sua casa distrutta dalle bombe dell'esercito israeliano. 

martedì 18 novembre 2025

Era destinato a non essere egoista

‘Sii arcobaleno nella nuvola di qualcun altro’, Maya Angelou

di Giovanni Pulvino

Torremuzza. Foto di Antonino Pulvino, 8 novembre 2019

Giocava con un pallone di plastica sgonfio ed era tutto. Avveniva sotto lo sguardo e la protezione delle zie e degli zii della borgata, non c’erano pericoli, solo un continuo ripetersi di calci al Super Santos. 

Dapprima era solo, poi iniziò a condividere. Erano in due, in tre, poi la squadra. Non giocava per sé, ma sempre per gli altri.

La sua impronta era segnata. Era così ancor prima di venire al mondo. Non c’era rimedio possibile, la sua strada era decisa, non poteva esserci nessun cambiamento. Era destinato a non essere egoista.

Non c’erano alternative, solo un continuo dare, senza pretese, senza ritorno. Da non credere, ma era così. Cosa cercava? Cosa voleva?

Non era un donare il superfluo, ma un cedere la propria essenza senza aspettarsi nulla in cambio. Non era neanche un farsi del male, era la ricerca del gesto incondizionato, dell’atto spontaneo così come deve essere l’amore, senza tornaconti, senza profitto.

Tutto all’inizio avveniva inconsapevolmente.

Era così e non sapeva neanche il perché, semplicemente era così. Pensava, prima o poi mi succederà di ricevere lo stesso trattamento, senza egoismi, senza richieste alcune. 

Ed aspettava.

Persino quando ebbe quel grave infortunio al braccio pensò: è solo colpa mia, non può che essere così. Ma non era così.

Notte insonni a struggersi, giorni interi ad aspettare, ma niente: nulla veniva, nulla si realizzava, nulla consolava.

Finché c’era una prospettiva riteneva che ci fosse ancora un’opportunità, che prima o poi sarebbe successo anche a lui. Il tempo sarebbe stato galantuomo, pensava, ma così non era.

Continuava a dare, non faceva altro che dare, dare e ancora dare. A volte era patetico, altre un illuso, altre un ingenuo, ma nonostante ciò continuava ad insistere.

Poi venne il giorno in cui restò immobile a fissare il nulla, non gli rimaneva altro. 

Chissà, pensava, chissà se …  

venerdì 14 novembre 2025

Alicudi, 11 novembre 2025

di Giovanni Pulvino

Torremuzza, Alicudi, 11 novembre 2025 (foto di Giovanni Pulvino)

Sempre la stessa isola, sempre lo stesso mare, e tale sarà anche dopo, resterà lì a definire il tempo dato, ad impedire di tornare indietro, a scolorire i ricordi, a segnare il trascorre lento del tempo e della vita ..


venerdì 7 novembre 2025

E poi ci convinciamo che è tutto inutile

E' un vano tentativo di dimenticarsiNon tutti se ne convincono, ma non c’è altro

di Giovanni Pulvino

Bambini giocano a Parigi, 1960 - Foto da @alcarbon68 

Ci sono tre categorie di individui: quelli che comprendono subito cosa fare, quelli che invece ci mettono più tempo ad agire, ed altri, infine, che si rifiutano proprio e rimangono lì ad aspettare ma non si sa bene cosa.

Potremmo anche dire che ci sono persone che si arrendono subito, quelli che invece lottano prima di farlo e quelli che non lo fanno mai anche se sanno che è inutile insistere.

Il risultato è sempre lo stesso, ma i tempi di interiorizzazione del concetto sono diversi. 

E' solo una questione di intelligenza o è ostinazione dovuta al bisogno? 

Il ragionamento istintivo è quello di chi non vuole perdersi in ‘chiacchiere’ ed egoisticamente passa ad altro senza indugi. Potremmo dire ‘io sono io e tu non sei nessuno’.

No. È troppo semplice. Non può essere così.

Comprendere subito è la ‘fortuna’ o, in certi casi, la ‘sfortuna’ di chi è in grado di capire all’istante, e lo sa fare per una superiore capacità intellettiva e/o sensibilità umana. 

Non sono persone che non si perdono ‘in chiacchiere’, semplicemente sono ad un livello QI oltre la media.

Chi invece insiste è perché, probabilmente, non si basta ed allora ha bisogno di più tempo per realizzare quello che per altri è ovvio. È vittima delle proprie fragilità. Non è una questione di 'limitatezza' nelle capacità di comprensione, piuttosto è un bisogno diverso di riconoscimento, un non bastarsi potremmo dire. Condizione che non può durare a lungo, anche se per alcuni è immodificabile.

Il risultato finale è lo stesso per tutti. È un inutile tentativo di dimenticarsi.

Non tutti alla fine se ne convincono, ma il senso di tutto è nel non senso.

Non c’è altro.

giovedì 30 ottobre 2025

Karìbu

‘Sono partita per caso e sono rimasta per scelta. Una scelta consapevole e serena’, Cristina Fazzi

di Giovanni Pulvino

La copertina del libro di Cristina Fazzi e Lidia Tilotta

Ecco alcuni brani del libro Karibù di Cristina Fazzi, medico di Enna che vive e lavora in Zambia e che ha ottenuto l’adozione di un bimbo zambiano per la prima volta di un single in Italia e di Lidia Tilotta, giornalista del Tgr Rai Sicilia. Il testo racconta la storia di una giovane donne che quasi per caso si ritrova in uno dei paesi più poveri del mondo e di quanto amore sia necessario per mettere la propria vita a disposizione degli altri, di chi non ha nulla, ma proprio nulla.

Un giorno mi portarono una bimba di cinque anni. Mi fissava con i suoi grandi occhi. Mi chiedeva un aiuto che non potevo darle. Provai di tutto. Cercai di rianimarla, ma non ci riuscii. Mi morì tra le braccia. Il suo sguardo supplicante è uno dei miei incubi ricorrenti. Non riuscivo a capacitarmi di non essere riuscita a sconfiggere non un cancro, ma la fame. Non una malattia incurabile, ma una patologia che non dovrebbe nemmeno esistere. È un’assurdità. Da una parte il cibo si butta e dall’altra per il cibo si muore.’

‘Imporre non serve. Serve rendere consapevoli’.

In un orfanotrofio.

‘La bambina era morta la sera prima. Inorridita, chiesi dove avessero messo il suo corpo. La donna mi condusse alla culletta, perfettamente in ordine con il suo materassino, il lenzuolino, il cuscinetto. .... Poi sollevò il materassino e sotto, poggiata sulle sbarre, coperta dal materassino, c’era Sara. Non volevo credere ai miei occhi. Ma perché lo avete fatto, chiesi in preda alla rabbia. L’avrei presa a sberle. Lei rispose serafica: Sai, non è bello lasciare che gli altri bambini la vedano morta sul lettino. Quindi, fino a che non arriva la bara, quando muoiono li mettiamo sotto il materasso’‘Sara era passata inosservata nei suoi otto mesi di vita ed era stata oltraggiata pure nel momento della sua morte’.

Una donna eccezionale.

‘Sono sempre stata un tipo indipendente, non ho mai voluto legarmi perché volevo avere la possibilità di muovermi e lavorare senza vincoli. Mentre percorrevo la strada verso l’orfanotrofio pensavo al piccolo fagottino che avrei portato con me (Joseph adottato da Cristina Fazzi, la prima single in Italia a poterlo fare). Che avrebbe cambiato per sempre le mie idee e le mie scelte di autonomia e indipendenza estreme’.

‘Ignoranza e povertà camminano di pari passo’.

Miriam e Ruth.

‘Porsi a Miriam un biscotto. Lei lo prese, lo spezzò e ne diede metà a sua sorella. Le assicurai che ce n’erano abbastanza per entrambe ma si convinse e iniziò a mangiare solo quando anche Ruth lo ebbe fatto. La trattava come una figlia, non come una sorella. Quello scricciolo di tre anni si comportava come una vecchia e aveva sviluppato un istinto di protezione incredibile’.

L’acqua.

‘Predavamo l’acqua, la filtravamo da fango e sabbia, la bollivamo e solo dopo potevamo usarla in casa. Quella che restava, invece, serviva per innaffiare l’orto. Nemmeno una goccia poteva andare perduta’.

Kemel e Budur.

‘La sua unica ambizione è morire (Kemel rimasto paralizzato per il colpo di un cecchino) per liberare le sue donne e lasciare che finalmente possano vivere una vita dignitosa. Che finisca, per lui e per loro, questo inutile calvario. È disarmante. Penso al bastardo che ha deciso di distruggere questo amore puro. Mi resta negli occhi Budur (la giovane moglie). Mi resta negli occhi questa creatura esile che sopporta un peso gigantesco per una guerra che non ha voluto lei. Per la sfortuna di essere nata nel posto sbagliato nel momento sbagliato’.

Bambini e donne.

‘Bambini vestiti di stracci ma pieni di risorse e di voglia di giocare, donne che assumono ciascuna su di sé gran parte del peso del vivere in luoghi in cui manca tutto. Che percorrono chilometri per recuperare l’acqua dai pozzi, che devono cercare mille rimedi per riuscire a sopravvivere e non vedere morire troppo presto i loro figli. In foresta così come nelle baraccopoli’.

Dovrete creare – ci disse – i loro ricordi positivi che ci aiutino quando diventeranno grandi'.

Jatu.

‘Jatu mi, fiato mio, vita mia. Me lo dicevano i miei nonni e i miei genitori e me lo ripeteva il mio Giovanni. Fiato è quello che diamo ai progetti che mettiamo in campo e abbiamo deciso che il nostro simbolo sarebbe stato un fiore, il soffione’.  

Fonte Karìbu di Cristina Fazzi e Lidia Tilotta

domenica 12 ottobre 2025

‘Quando il mondo dorme’, di Francesca Albanese

Ci sono troppi assenti nel piano di pace di Trump e Netanyahu...dov'è il popolo Palestinese? Dov'è la Cisgiordania? Dov'è la giustizia?’, Francesca Albanese alla marcia per la Pace Perugia-Assisi

di Giovanni Pulvino

La copertina del nuovo libro di Francesca Albanese
'Quando il mondo dorme'

‘Quando il mondo dorme’ è il titolo dell’ultimo libro pubblicato da Francesca Albanese. Ecco alcuni brani con cui l’autrice racconta la tragedia del popolo palestinese.

Quanta arroganza nella postura di noi occidentali rispetto a culture e parole di cui non comprendiamo significato, radici ed essenza. Che ha contribuito a rendere invisibile l’umanità dei palestinesi, allontanando ancora di più la loro salvezza’.

Le colonie israeliane in Cisgiordania sono state progettate strategicamente, affinché la colonizzazione creasse una frammentazione territoriale capace di ostacolare la continuità del territorio, alla gestione delle infrastrutture e della mobilità’.

Se per uccidere un corpo, infatti, bastano i proiettili, per uccidere un popolo serve molto di più: occorre attivare ogni mezzo a disposizione, affinché quel corpo collettivo venga svuotato, annientato, anche se continua a muoversi.’

L’uomo è un filo nel vasto tessuto dell’esistenza, non il fulcro. Un modo di stare al mondo che ci restituisce proporzioni dimenticate, ci riporta a una saggezza antica con il suo simbolismo magico: una rivelazione che in questo momento storico ha il potere di sussurrarci verità da tempo sopite’.

E’ proprio questo che dobbiamo fare: cogliere ogni occasione per imparare a vedere meglio, a comprendere, a preservare e onorare la memoria di ciò che è scomparso, lottando al fianco di chi resiste, per aiutarci a lenire insieme le ferite dei popoli offesi’.

Nessuno è libero finché non sono liberi tutti. Tutti. Tutti quelli che sono stati resi invisibili su questa Terra; tutti i popoli la cui memoria, tradizione, cultura sono state ridotte a folclore; tutti quelli che ancora hanno la realizzazione della libertà dall’oppressione e dal bisogno solo come orizzonte e non come presente’.

C’è qualcosa di profondamente distorto in chi non riesce a riconoscere l’umanità dell’altro .. decolonizzare la mente significa abbattere confini e barrire, fare del nostro meglio per liberarci, da entrambe le parti, delle sovrastrutture che ci impediscono di restare in contatto con ciò che di più umano e vero abbiamo in comune, su questa Terra che condividiamo e che, in fondo, è l’unica cosa che davvero conta. … i genocidi operano non solo uccidendo materialmente le persone, ma anche cancellando l’identità di un popolo’.

Le vittime finiscono per non avere più volti, storie, nomi; diventano numeri nei bollettini di guerra a cui, giorno dopo giorno, le persone sembrano assuefarsi’.

E’ quando il mondo dorme che si generano i mostri … Prima di tutto, la nostra indifferenza’.

Ricordarmi che prima di tutto il cambiamento lo devi essere, se vuoi farlo, e che non puoi cambiare nulla se in qualche modo non cambi te stesso; che non puoi lavorare ... nel mondo se prima di tutto non hai la pace interiore, se non sei un autentico costruttore di pace…. Portare la pace nella nostra vita di tutti i giorni, far diventare quella speranza il nostro vizio è la più grande delle sfide’.

‘Spero che il mondo riesca ad abbracciare israeliani e palestinesi con spirito di compassione e buon senso. Possano entrambi ritrovarsi in questo momento di dolore acuto e comprensione del trauma dell’altro’.

Fonte ‘Quando il mondo dorme’, di Francesca Albanese

'Mi votu e mi rivotu'




Mi votu e mi rivotu suspirannu
passu li notti ‘nteri senza sonnu.
E li biddizzi tò iu cuntimplannu
li passu di la notti ‘nsinu a jornu.
Pi tia nun pozzu ora
cchiù durmìri
paci nun havi cchiù
st’afflittu cori.
Lu sai quannu ca iu
t’haiu a lassari:
quannu la vita mia
finisci e mori.
Palumma ca camini mari mari
ferma, quantu ti dicu du paroli
quannu ti pinnu na pinna di st'ali
quantu fazzu na littra
a lu me amuri;
li littri ti li mannu a tri a dui
risposta ca di tia nun haiu mai.
O chi si persi la carta pi vui
o puramenti scriviri nun sai
Mi votu e mi rivotu suspirannu
passu li notti ‘nteri senza sonnu

lunedì 29 settembre 2025

La Flotilla non si ferma, ma non forzerà il blocco navale

I recenti inviti alla Global Sumud Flotilla a fermare la navigazione verso Gaza da parte del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e del ministro della Difesa, Guido Crosetto, dimostrano la gravità del momento e dei percoli che gli attivisti ed i parlamentari della Global Sumud Flotilla stanno correndo

di Giovanni Pulvino

Non possiamo accettare la proposta del Presidente Mattarella di deviare la nostra rotta e affidare al Patriarcato Latino di Gerusalemme il compito di consegnare gli aiuti a Gaza. La questione degli aiuti è fondamentale, e siamo pronti a valutare mediazioni, ma non a costo di cambiare rotta. Cambiare rotta significherebbe ammettere che Israele può continuare ad agire nell’illegalità, indisturbato, senza che nessuno possa (o voglia) far nulla’. Così Maria Elena Delia portavoce della Global Sumud Flotillia ha risposto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella che aveva lanciato un appello agli attivisti affinché accogliessero l'offerta del Patriarcato Latino di Gerusalemme di consegnare in sicurezza gli aiuti raccolti per la popolazione di Gaza.

‘Non ho paura di Israele. Ho paura di un mondo che sembra aver perso il senso dell’umanità. Quello che stiamo facendo qui è cercare di dimostrare che è rimasta ancora un po' di umanità, che ci sono ancora persone disposte a farsi avanti quando tutti gli altri mezzi falliscono. Ma questa è la nostra ultima risorsa. Questa missione non dovrebbe esistere. La Commissione delle Nazioni Unite ha ora confermato ciò che i palestinesi e le organizzazioni per i diritti umani dicono da molto, molto tempo, che a Gaza è in atto un genocidio. E secondo il diritto internazionale, gli Stati hanno il dovere legale di agire, non solo di parlare, ma di agire per fermarlo, fermando i trasferimenti di armi, ponendo fine alla complicità ed esercitando una pressione reale. E chiediamo a tutti i governi del mondo di assumersi questa responsabilità legale. Non deve ricadere su di noi, come civili il compito di intervenire, e di fornire aiuti umanitari’, Greta Thunberg dalla Flotilla diretta a Gaza.

L'hanno detto alla radio perché tutti sentissero: Impediremo alle navi di raggiungere Gaza. Come se dirlo ad alta voce lo rendesse legge. Come se il mare gli appartenesse. QUESTA TERRA ÈNOSTRA. QUESTO MARE È NOSTRO’, così dalla riva di Gaza Juwayriya, giovane palestinese,  incoraggia le imbarcazioni della Flotilla a continuare la navigazione.

Il viaggio prosegue, ma i membri del Partito democratico a bordo delle imbarcazioni hanno dichiarato a fanpage.it che 'l'obiettivo è rompere l'assedio per ripristinare un canale umanitario, ma non forzeremo il blocco mettendo a rischio vite umane'.

Fonte fanpage.it

venerdì 26 settembre 2025

La cartella della 4AL

... è come l’incontro inconsapevole tra due anime gentili

di Giovanni Pulvino

Apro il cassetto della cattedra, vedo un raccoglitore. Sono curioso, non posso non sbirciare. Sembra vuoto, poi vedo dei fogli messi in ordine. Alzo gli occhi e, mostrando la cartella, chiedo: ‘Di cosa si tratta?’. Mi risponde una ragazza, la stessa a cui poco prima avevo detto: ‘Mi sembri un po' ‘dark’’. Non so perché l’ho pensato, forse sarà stato per il colore degli occhi o per via del trucco, o forse per il sorriso e per la sua espressione solare, o per quella leggerezza tipica degli adolescenti, ancora lontani dai problemi e dai rimorsi, che ancora non hanno bisogno di dimenticarsi. ‘E' il raccoglitore dei verbali', mi dice con un sorriso compiaciuto. 'Conserviamo, il resoconto delle riunioni fatte in classe. Quelli sono degli anni passati. È un lavoro che faccio insieme al mio compagno’ e mi indica un ragazzo. Chissà perché non avrei mai pensato che potesse essere Lui, invece è proprio Lui. Questi incuriosito si gira verso di noi per capire di cosa stiamo parlando. Poi torna a chiacchierare con un compagno.

La mia espressione di meraviglia credo sia evidente e non posso non sottolineare: ‘E' bellissimo. State lasciando traccia del vostro impegno, è memoria che rimane, sia pure per poco. È un lavoro di archivio importante, dimostra l’attaccamento al gruppo, ai compagni, è un tentativo per fermare il tempo, certo è inutile ma che bello’.

Mi alzo, mi avvicino ad una ragazza che sta leggendo. Ho una stretta al cuore nel vedere un’adolescente capace di estraniarsi da chi gli sta intorno per entrare in un mondo non suo, in una storia pensata e scritta per Lei, per Noi.

Chiedo: ‘Cosa stai leggendo?’ Mi risponde: ‘Il fantasma di Canterville’. Per un momento confondo il titolo e l’autore con il Mastino di Baskerville di Conan Doyle. ‘No, prof è di Oscar Wilde’. Mi vergogno dell’errore, ma non fa nulla, che bello farsi correggere da una giovane lettrice. Noto che sottolinea le frasi più interessanti come facevo e faccio sempre. ‘Mi piace evidenziare le frasi più importanti’, mi dice. Il mio stupore e la mia ammirazione crescono.

Nonostante i nostri dubbi e i nostri pregiudizi dovuti alla maturità, i ragazzi sanno sorprenderci e sanno essere generosi senza se e senza ma. In fondo, noi ‘boomer’ viviamo un tempo che non ci appartiene più, anche se molti non lo accettano.

Mi sposto, vedo un fumetto tra le mani di un’altra ragazza e chiedo se è Diabolik. ‘No prof è Batman’. Altra correzione. ‘Non è un fumetto è una raccolta con tutti gli episodi del celebre personaggio’, sottolinea con l’espressione tipica di una lettrice soddisfatta. E' come se avesse voluto dirmi non sono una bambina che legge fumetti, questo è un libro. È evidente che non sa che tanti adulti leggono i fumetti. Per molti è memoria, è malinconia, è come ritornare ad un tempo che non esiste più.

La mia meraviglia aumenta. Che bello vedere adolescenti intenti a leggere, a discutere, a sorridere. Ragazzi che non si lasciano condizionare dalle cose fatue ed inutili.

Poco prima del suono della campana vedo la ragazza del raccoglitore che inizia a conservare negli zaini dei compagni i loro quaderni, i libri e le matite. Gli chiedo: ‘Cosa stai facendo?’. ‘Mi piace mettere le cose al loro posto’, risponde. Non lo dice ma lo fa con soddisfazione sua e della compagna.

Che bello questo gesto di solidarietà, di necessità di comunanza con i compagni.

E' il momento di uscire, si avvicina per salutare e gli dico: ‘Tra poco ci saranno le elezioni studentesche ed una persona capace di tanto altruismo non può non mettersi in gioco’. Ci pensa, mi guarda incerta e mi dice: ‘Se mi convinco La vengo a cercare’.

Non so se lo farà, ma che belli questi ragazzi. Educati, impegnati, solari. Che vivono la loro gioventù con leggerezza. Quella che con il tempo verrà meno, ma che importa.

Penso alla loro prof.ssa di Italiano e alla sua capacità di trasmettere questi valori.

Sono contento per Lei e per Loro. Del resto non poteva che essere così.

Questa classe è come l’incontro inconsapevole tra due anime gentili.

In loro resterà il ricordo di questi anni vissuti insieme, del tempo che gli ha consentito di dimenticarsi almeno per un po' ed io ho avuto per sbaglio l’occasione di rubarne un pochino.

Grazie ragazzi e grazie prof.ssa.

lunedì 22 settembre 2025

La scuola educa anche quando sceglie di fermarsi

'Facciamo silenzio quando i bambini dormono, non quando muoiono'

di Giovanni Pulvino

Palermo, 22 settembre 2025 - Foto di Maria Teresa Langona

Che tristezza vedere questi adolescenti girare tra le macerie di quelle che una volta erano le loro case. E vederli sorridere se ritrovano un oggetto o un piccolo ricordo di cosa è stata la loro vita fino a pochi mesi fa.

Che dolore vederli piangere abbracciati ad un adulto che non è il loro papà che non c’è più, o la loro mamma che è sepolta sotto le macerie.

Che sofferenza vedere questi genitori che si disperano tenendo in braccio i corpicini esanimi dei loro bambini che non potranno godere il tempo che è dato a noi che guardiamo tutto questo con indifferenza o impotenza.
Palermo, 22 settembre 2025 - Foto di Maria Teresa Langona

Che rabbia vederli raschiare inutilmente i pentoloni di cibo vuoti o vederli ridotti a scheletri per la fame.

No, l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre non può giustificare tutto questo.

È tutt’altro. Sono atti commessi con l’intenzione di distruggere e di uccidere. La guerra non si dovrebbe fare mai, ma quando si fa è perché si ha di fronte un altro esercito non una popolazione inerme.  

La guerra non si dovrebbe fare mai, ma quando si fa è perché si ha di fronte un altro esercito non una popolazione inerme.

Usiamo il termine che ci sembra più adatto, ma gridiamolo, gridiamolo forte affinché giunga alle orecchie di chi può fermare tutto questo.

Facciamo in modo che giunga nei cuori di chi è sordo alla misericordia, di chi continua a seminare odio e dolore.

'Facciamo silenzio quando i bambini dormono, non quando muoiono'.

Non dimentichiamolo mai: la vita è breve per tutti, ebrei, palestinesi, sionisti, islamici, russi, ucraini … nessuno è escluso. Il tempo dato è poco e tutti hanno il diritto di viverlo dignitosamente.

Fonte REDNEWS

lunedì 15 settembre 2025

Era un appuntamento settembrino che non capivamo

Eravamo un bel gruppetto di torremuzzari di tutte le età. Non ricordo bene chi ci fosse, ma non importa 

di Giovanni Pulvino

La chiesa del Letto Santo, Santo Stefano di Camastra (Sicilia) - Foto di Nicolò Serraino

La prima volta fu una scoperta, poi divenne un’abitudine, ma non duro a lungo. Era un appuntamento settembrino che non capivamo, ma che ripetevamo inconsapevoli. Per i nostri genitori, gli zii e i nonni era un 'Voto' al Letto Santo, per noi era solo una ‘sfida’ con noi stessi e con chi arrivava per primo.

Eravamo un bel gruppetto di torremuzzari di tutte le età. Non ricordo bene chi ci fosse, ma non importa. C’erano i nostri familiari, questo è sicuro.

Partivamo di notte, per noi ragazzi era come vivere un’avventura. Subito si formavano piccoli gruppi. Percorrevamo soprattutto strade di campagna. Tutte in salita. Attraversavamo i cincu ponti, passavamo vicino al cimitero nuovo di Santo Stefano, accanto al Collegio e poi ancora più su, tra alberi, arbusti e viottoli.

I più anziani rimanevano indietro, ma questo era scontato. Non so come facevamo a riconoscere la strada, ma non perdemmo mai la direzione. A volte si sbucava sulla statale, poi sullo sterrato, poi di nuovo un tratto sulla statale o in campagna e così di seguito. Non provavamo stanchezza o paura. Era un ‘gioco’. Bevevamo l’acqua fresca delle sorgenti che incontravamo e non ci chiedevamo se fosse potabile oppure no, lo davamo per scontato.

Le prime luci dell’alba indicavano che la meta era vicina. L’ultimo tratto era una vera e propria salita che affrontavamo per accorciare, con la statale avremmo allungato. 

Si respirava un’aria pura, di montagna. E non importava chi arrivava per primo. Le bancarelle lungo la strada e nella piccola piazzetta ci ricordavano che era un giorno di festa. I devoti che affluivano al Santuario erano intenti ad entrare in Chiesa. Le messe si susseguivano già di primo mattino. Non c'era tanta gente. Era un fresco mattino di settembre. Ed era già memoria.

Il ‘Voto’ era stato adempiuto. Per i nostri genitori era importante, ma allora non lo capivamo. Non so neanche perché questo luogo sacro si chiama Letto Santo. C’è una chiesetta su un promontorio, nient’altro. Non ho mai indagato ed ora che potrei farlo preferisco non sapere, chissà perchè?

Una volta, circa tre secoli fa, Santo Stefano di Camastra era situata in questa zona poi una frana costrinse i residenti a ricostruire il paese più in basso, quasi in marina, ma i stifanari non sono mai stati pescatori. Questo ci distingue. Portarono con loro l’arte delle ceramiche, ma u Paisi non è mai stato un borgo marinaro.

U Lettu Santu era ed è la ricorrenza religiosa più importante per i 'cattolici' di Santo Stefano e non solo. Non è un caso che in tanti hanno la seconda casa attorno al Santuario. Nelle prime due settimane di settembre u Paisi si svuota, parte della popolazione si trasferisce in campagna. La Festa è diventata un'occasione per fare scampagnate. Ormai è un evento che unisce in modo innocente sacro e profano.

In una delle bancarelle c'era u Caliaru ...

Il sole alto e l'uscita dei pellegrini dalla chiesetta ci faceva capire che la messa era finita e che era giunto il momento di ritornare al Borgo. Non ricordo come facevamo. Sicuramente non a piedi. Prima di andare non dimenticavamo di compare a calia appena arrustuta, gli zuccherini colorati, gli arachidi, i salativi di cui non ricordo il nome, ect... . In Sicilia non c'è ricorrenza padronale senza queste bancarelle e queste piccole leccornie.

Con il passare del tempo il 'pellegrinaggio' settembrino finì, almeno pi torremuzzari. A Santo Stefano c’è ancora una piccola comunità che mantiene la tradizione, ma il numero dei fedeli che ripete il 'Voto' sta diminuendo. È la conseguenza della cosiddetta secolarizzazione della Chiesa ed è un evento inevitabile.

Per i ragazzini del Borgo era un 'gioco' ed oggi rimane questo flebile ricordo, null’altro.

venerdì 5 settembre 2025

Le guerre dimenticate

'Ogni guerra ha una costante: il 90% delle vittime sono civili, persone che non hanno mai imbracciato un fucile. Che non sanno neanche perché gli arriva in testa una bomba. Le guerre vengono dichiarate dai ricchi e potenti, che poi ci mandano a morire i figli dei poveri', Gino Strada

di Giovanni Pulvino

Gaza - (foto da Emergency)

Ho chiesto a Copilot (Ai di Microsoft) di fare un elenco dei conflitti oggi in atto nel mondo, ecco la risposta: ‘Purtroppo, il numero è in crescita: si contano 56 conflitti in corso, il dato più alto dalla Seconda Guerra Mondiale’. Vediamone alcuni.

Europa ed Asia Centrale: guerra tra Russia e Ucraina iniziata nel 2022 che sta causando gravi perdite umane e instabilità regionale; Nagorno-Karabakh, nonostante il cessate il fuoco, sono persistenti le tensioni tra Armenia e Azerbaigian.

Medio Oriente: occupazione israeliana della Palestina; Siria, dopo la caduta di Assad, è frammentata e instabile; Yemen, guerra civile tra il governo e i ribelli Houthi.

Africa: Sudan, 150.000 vittime nel conflitto tra Esercito e Forze di Supporto Rapido; Sahel (Mali, Burkina Faso e Niger), continui attacchi Jihadisti e conflitti etnici; Etiopia nella regione del Tigray, scontri etnici e tensioni post-belliche; Somalia, attacchi del gruppo al-Shabaab.

Asia: in Myanmar dopo il colpo di Stato del 2021 è in corso la guerra civile con milioni di sfollati; Afghanistan, in alcune regioni è attiva la resistenza armata contro il governo talebano.

America latina: Messico, continua il conflitto tra i cartelli della droga e le forze di sicurezza; ad Haiti e Venezuela episodi di violenza armata.

L'elenco è lungo ed è difficile riportare tutti i conflitti in corso, come è difficile contare i morti ed i feriti che stanno provocando.

Le vittime registrate nel 2022 sono state 153.100, nel 2023 sono state 170.700, per il 2024 le proiezioni prevedono un aumento del 30%, cioè circa 230.000 decessi.

L’Ufficio del Rappresentante Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite segnala un costante aumento dei decessi di minorenni, se ne contano oltre 11.600, tra vittime e mutilati, nel solo 2023.

In Palestina si contano oltre 67.000 morti a cui si dovranno aggiungere quelli che sono sotto le macerie. Di questi oltre l’83% sono civili e secondo alcune fonti i bambini rimasti uccisi sono oltre 17mila. I deceduti per fame secondo l’ONU sarebbero centinaia, ma il numero cresce ogni giorno. I feriti sono oltre 155.000.

Non sappiamo quanti morti e mutilati sta provocando la guerra tra Russia e Ucraina. E forse non lo sapremo mai.

A causa dei conflitti oltre 100 milioni di persone sono state costrette a migrare.

Quanto altro dolore dobbiamo provocare prima di comprendere che le guerre non servono a nulla, ma perché continuiamo a farle? Perché?

Fonte Copilot