di Barbera Erina
![]() |
Torremuzza, Sicilia - Tramonto di agosto 2022 (foto di Barbera Erina) 'Ognuno sta solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera'. (Salvatore Quasimodo) |
di Barbera Erina
![]() |
Torremuzza, Sicilia - Tramonto di agosto 2022 (foto di Barbera Erina) 'Ognuno sta solo sul cuore della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera'. (Salvatore Quasimodo) |
Cresce il rischio di cadere in povertà ed il Rdc non dà dignità a chi vuole non vuole vivere di assistenza
![]() |
Foto da farodiroma.it |
È il dato peggiore dal 1995.
Questa situazione dovrebbe indurre i partiti a mettere al centro del dibattito elettorale
la questione sociale, invece non è così, perché? Quasi tutte le forze politiche
hanno annunciato di voler modificare o addirittura cancellare il Reddito di
cittadinanza. I leader della Destra hanno proposto di utilizzare quelle risorse per
finanziare la flat tax o tassa piatta. Può sembrare paradossale, ma nella
sostanza s’intende togliere ai poveri per dare ai benestanti.
Tra
i percettori dell’indennità voluta dal M5s ci sono soggetti che non sono in grado
di lavorare o che hanno un lavoro saltuario, ma ci sono anche coloro che potrebbero farlo ma si ‘accontentano’ dell’indennità che percepiscono.
L’errore
principale è stato quello di aver messo insieme povertà e politiche attive sul lavoro. Molte mansioni oltre ad
essere precarie e saltuarie sono mal retribuite. Questo non incentiva i
giovani. Lavorare per rimanere poveri scoraggia anche i più volenterosi. In
secondo luogo, le maggiori opportunità occupazionali sono soprattutto nel nord del Paese o all’estero. Per i migranti meridionali non c’è solo il
trauma dell’abbandono di amici e parenti, ma, spesso, si va a svolgere una mansione che è precaria o a tempo determinato e con il rischio concreto di cadere in
povertà.
Il
Rdc è necessario, ma non risolve i problemi sociali e soprattutto
non dà dignità a chi non vuole vivere di assistenza.
Fonte Eurostat
‘Dio, patria e famiglia’ è uno slogan fascista che i leader del Centrodestra, in particolare Giorgia Meloni, ripetono spesso, ma nella loro vita privata essi agiscono in tutt’altro modo
![]() |
Manifesto elettorale di FdI (foto di @NelloBattiloro - Twitter) |
Convivono,
hanno contratto più matrimoni, hanno avuto figli da più relazioni, non rispettano
i principi affermati dal diritto canonico, eppure continuano a propugnare i
valori della famiglia tradizionale.
Una
volta questa era composta da marito, moglie e figli. Fino all’introduzione del
divorzio, avvenuta nel 1970, si poteva contrarre un secondo matrimonio solo
dopo aver raggiunto lo status di vedovo/a.
Con
l’entrata in vigore di quella legge si sono create sempre più le cosiddette ‘famiglie
allargate’, quelle composte da nuovi partner e dai figli di quest’ultimi.
Secondo
un’indagine Istat oggi in Italia ci sono circa mezzo milione di famiglie ‘ricomposte’,
cioè con coppie in cui almeno uno dei due coniugi o compagni/e ha
avuto un matrimonio o una separazione.
Ognuno
di noi può gestire la sua vita come meglio crede. I rapporti iniziano, magari
finiscono, altri cominciano, non c’è nulla di straordinario o di illegittimo.
Quello che è incomprensibile e paradossale è dire una cosa e farne un’altra. Difendono la famiglia tradizionale declamandola continuamente come un valore
fondamentale del popolo italiano, ma poi i leader della Destra agiscono come un
‘comunista’ qualsiasi.
Le
regole ed i principi valgono solo per gli altri, soprattutto per gli avversari
politici. L’intento di Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi è
ottenere consensi tra coloro che sono più sensibile a quei valori. E se
qualcuno fa notare la loro mancanza di coerenza, pazienza.
Fonti wikipedia.org e REDNEWS
La linea politica di Silvino Berlusconi è fondata sul 'laissez faire' e sulla leadership, la sua ovviamente, nella sua vita non ha fatto altro e non potrà esserci altro. L’età non conta. I suoi emuli, e sono tanti, dovranno aspettare ancora
![]() |
Il palazzo del Quirinale e Silvio Berlusconi (foto da it.wikipedia.org) |
‘C’è
un presidente un solo presidente’, sottolinea il ritornello della canzone. Silvio Berlusconi è e si sente il presidente, ogni altra ipotesi è inaccettabile per i
suoi dipendenti, per il suo elettorato e per sé stesso. Presidente di Mediaset, del Milan, di Forza Italia, del Popolo della libertà, del Consiglio dei ministri, persino del Monza calcio, ect…
Dopo
l’accordo stipulato pochi giorni fa tra i tre leader della Destra, Giorgia
Meloni, Matteo Salvini e lo stesso Silvio Berlusconi, che prevede la presidenza
del Consiglio per l’esponente di FdI, l’ex Cavaliere ha subito rilanciato. È
chiaro che non accetta un ruolo di secondo piano. Dapprima ha paventato una sua
non candidatura, dopo ci ha ripensato ed infine ha dichiarato che ‘non intende’
fare il presidente del Senato. Con la successiva dichiarazione abbiamo capito
perché. Lui vuole fare il presidente della Repubblica, non il vice. E siccome
non ci riesce con l’attuale sistema di elezione previsto dall’articolo 83 della
Costituzione ha pensato bene di indicare come primo punto del programma della coalizione di Centrodestra l’elezione diretta del capo dello
Stato.
La linea politica di Silvino Berlusconi è fondata sul laissez faire e sulla leadership, la sua ovviamente, nella sua vita non ha fatto altro e non potrà esserci altro. L’età non conta. I suoi emuli, e sono tanti, dovranno aspettare ancora.
Pochi mesi fa, in
occasione dell'elezione del presidente della Repubblica, insistette con Matteo Salvini per
sostenere la sua candidatura, quando capì che non sarebbe stato eletto
rinunciò, a quel punto non gli rimase che mettere il suo imprimatur sulla rielezione di Sergio Mattarella. Ora, dopo le dimissioni nel 2011 da
presidente del Consiglio (lo fece per salvare le sue aziende) e la mancata elezione a capo dello Stato, spera nella rivincita.
L’accordo elettorale tra i tre leader delle Destre è chiaro. A FdI andrà la presidenza del Consiglio, alla Lega il ministero dell’Interno, a Silvio Berlusconi la presidenza del Senato, ma solo in attesa della riforma costituzionale che dovrebbe introdurre l’elezione diretta del presidente della Repubblica. A quel punto le dimissioni di Sergio Mattarella diventerebbero, secondo il leader forzista, inevitabili. Quel posto spetta a Lui.
di Barbera Erina
![]() |
Torremuzza - Sicilia - Tramonti di agosto 2022 (foto di barbera Erina) |
Bianco, giallo, arancione, rosso
sotto, invisibile, il blu del mare
e là, in fondo, il cielo azzurrognolo che si staglia,
verso occidente, verso l'infinito
È un sogno che diventa realtà, è un fuoco senza tempo
che si accende ogni sera, tutti i giorni, eterno, sempre diverso
non è un'illusione, sono i tramonti di agosto, sono i
tesori di Sicilia
Un presidente eletto da una minoranza non potrà mai rappresentare tutti gli italiani, allora perché i leader della Destra insistono con l’elezione diretta del capo dello Stato?
![]() |
Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi (foto da wikipedia.org) |
L’art.
83 della Costituzione italiana stabilisce: ‘Il Presidente della Repubblica è
eletto dal Parlamento in seduta comune dei suoi membri. All'elezione
partecipano tre delegati per ogni Regione eletti dal Consiglio regionale in
modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle d'Aosta ha
un solo delegato. L'elezione del Presidente della Repubblica ha luogo per
scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell'assemblea. Dopo il terzo
scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta’.
Lo
scopo della norma costituzionale è quello di impedire l’elezione del capo dello Stato da parte
di una minoranza come invece accadrebbe con l’introduzione della nuova forma di
governo propugnata dalla Destra, cioè la Repubblica presidenziale. In questo
caso sarebbe sempre una figura di parte, non potrebbe in nessuno caso
rappresentare tutto il Paese. Non solo, ricoprirebbe anche il ruolo di presidente del Consiglio e probabilmente disporrebbe di un'ampia maggioranza parlamentare. Si potrebbe determinare una concentrazione di poteri assai pericolosa per la democrazia, noi italiani lo sappiamo bene o, meglio, dovremmo saperlo, allora perché la Destra insite per l’elezione diretta del capo
dello Stato?
La democrazia ed il confronto sarebbero una 'fatica
inutile', meglio che sia il Capo ad assumersi la responsabilità di decide per
tutti e non importa se tra questi tutti c'è chi non è d’accordo.
I disastri compiuti dal fascismo non sono bastati per togliere dalla mente e dai cuori di
tanti, troppi nostalgici l’idea dell’uomo solo al comando.
Nel
1932 Emil Ludwig durante un’intervista domandò a Benito Mussolini: ‘Ma deve essere
ben difficile governare gente così individualista ed anarchica come gli
italiani’. La risposta del Duce fu: ‘Difficile? Ma per nulla. È
semplicemente inutile’. Ed ancora: ‘I regimi democratici possono essere
definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l'illusione di
essere sovrano.. La democrazia è un regime senza re, ma con
moltissimi re talora più esclusivi, tirannici e rovinosi che un solo re che sia
tiranno’.
Oggi come allora le regole della democrazia costituirebbero un'inutile e costosa perdita di tempo. Troppi vincoli impedirebbero il governo del Paese. Il Presidente deve essere un Capo, non un mediatore.
Se i
presupposti sono questi, allora dobbiamo chiederci cosa succederà quando le
Destre avranno le leve del potere in mano?
Per gli antifascisti non c’è tempo da perdere, tra poco potrebbe essere troppo tardi.
Fonti: senato.it, frasicelebri.it
e le-citazioni.it
Un sorso basta per farti tornare indietro nel tempo, quando il poco che c’era era tutto
![]() |
Torremuzza (Sicilia), 26 luglio 2022 (foto di Barbera Erina) |
Stavamo così, seduti a leggere un libro o ad assaggiare dalla mini-bottiglietta il
succo di frutta alla pera, a volte era una gazzosa, frizzante e dolce, a volte era altro, assaporavamo
quelle bibite appena uscite dall’indistruttibile ’Indesit’, lo facevamo con
lentezza, un poco per volta, per farli durare di più, per gustarli fino all’ultima
goccia …
Li vendeva il fruttivendolo
di Reitano, non ricordo il nome, di certo gli avevamo dato un soprannome
curioso, forse era ‘u pisiedru’, ma non sono sicuro. Passava ogni
settimana con il suo camioncino carico di frutta, ortaggi e verdure di ogni
tipo. M. lo chiamava le tre P perché per richiamare l’attenzione delle
casalinghe gridava: ‘pummaruoro, patati, pisedri’.
In frigorifero ce n’era sempre una confezione da sei. Erano
cento ml di succo alla pera, non alla pesca, ma rigorosamente alla pera. Poco? Questo
era, ma bastava. Aveva un sapore dolce ed intenso, di quelli che ti rimangono
impressi nella memoria come uno sguardo, una parola non detta, un gesto
involontario, un vuoto che non potrai mai colmare.
Ed ora
è ancora lì, aspetta per tornare ancora una volta, come tutto come tutti, ... come la frase di una canzone, di quelle che segnano il trascorrere del tempo ...
‘Vorrei
dirti le stesse cose .. ma come fan presto amore ad appassir le rose … e quando
ti troverai in mano quei fiori appassiti al sole di un aprile ormai lontano … li
rimpiangerai ma sarà la prima che incontri per strada che tu coprirai d’oro per
un bacio mai dato per un amore nuovo …’
......
Pretendono, pongono veti, dettano la linea politica, mancano di umiltà, sono autoreferenziali, si sentono indispensabili, ma sono solo Generali senza truppe
Il trasformismo ed i cambi di ‘casacca’ oltre ad essere poco etici sono inevitabili.
La
legge voluta dal governo di Matteo Renzi riesce a riprodurre contemporaneamente
gli aspetti più negativi del sistema proporzionale e di quello maggioritario.
Non garantisce la governabilità e non consente ai partiti, sia grandi che
piccoli, di essere autonomi. Tutte le formazioni politiche sono ‘costrette’ al
compromesso prima delle elezioni, ma possono far saltare tutto subito dopo.
I
generali senza truppe si moltiplicano, soprattutto nello schieramento di
Centrosinistra. Il loro potere di contrattazione a volte è superiore alla loro
forza elettorale. Il partito di Carlo Calenda, Azione, è l’esempio più evidente
di questa tendenza.
Rappresenta
un numero piuttosto limitato di cittadini, non ha un apparato adeguato per la
formazione delle liste, eppure ha dimostrato di avere un potere di negoziazione
elevatissimo. Nella trattativa con il Pd l’ex ministro dello sviluppo
Economico ha imposto il numero dei seggi da garantire ai suoi candidati, ha messo
veti e pretendeva di stabilire la linea politica a tutto il Centrosinistra come
se fosse il leader.
Il
passo indietro delle ultime ore è emblematico. Gli accordi si fondano sui
compromessi, non possono essere frutto di imposizioni e veti. Ora, Enrico Letta
può rimediare al suo errore inziale, quello di aver escluso il M5s e l’Unione
popolare di Luigi de Magistris da ogni possibile accordo elettorale.
Rimanere inerti e andare al voto divisi è da irresponsabili.
Se si è umili si può, anzi si deve fare se non si vuole consegnare il Paese alle Destre.
Proporzionale, maggioritario, uninominale, liste bloccate, soglia di sbarramento, liste di genere, ballottaggio, turno unico, è un guazzabuglio di regole e di sistemi elettorali, votare in Italia è una corsa ad ostacoli per candidati ed elettori, ma com’è possibile?
![]() |
Tafazzi da 'Mai dire gol' (Foto da it.wikipedia.org) |
I
nostri politici dal 1991, data del referendum che abolì le preferenze,
continuano ad inventarsi sistemi elettorali nuovi. Ogni Regione per
disposizione costituzionale ha il suo. Per i Comuni cambia in base al numero di
abitanti. Per le Province è di secondo livello, lo stesso vale per le Città
metropolitane.
Per
eleggere i rappresentati al Parlamento europeo è previsto quello proporzionale, mentre per le elezioni politiche nazionali è misto e le modalità sono diverse per
l’elettorato passivo.
Il
cosiddetto ‘Mattarellum’, dal nome del primo firmatario, Sergio Mattarella, era
il sistema più equilibrato, ma il Centrodestra appena ha potuto ha approvato
una legge elettorale a proprio uso e consumo. La Sinistra, invece, quando
poteva farlo non vi ha posto rimedio, anzi ha peggiorato i meccanismi di
selezione.
L’ultima
versione, il ‘Rosatellum’, dal nome del primo firmatario della legge, Ettore Rosato,
renziano doc, è un sistema misto. Prevede le liste bloccate come nel ‘Porcellum’
berlusconiano, vale a dire sono i segretari di partito a decidere chi verrà
eletto. Prevede lo sbarramento al 3% se vai da solo ed al 10% per le coalizioni.
Esclude le preferenze ed il voto disgiunto, ma prevede quello di genere e dei
residenti all’estero e, soprattutto, il 37% dei seggi è assegnato nei collegi
uninominali, cioè con il sistema maggioritario. I 147 deputati ed i 74 senatori che saranno eletti con questo sistema saranno decisivi per determinare le maggioranze parlamentari.
I numeri non sono un’opinione. Si vince solo se ci si presenta con un’ampia coalizione.
Gli ultimi sondaggi danno il Centrodestra al 45%,
mentre il Centrosinistra (il Pd con Azione e + Europa e gli altri gruppi) potrà ambire al 30% dei
consensi. Il M5s è dato intorno al 12%. Solo con un’ampia convergenza l'alleanza elettorale guidata da Enrico Letta potrà contendere la vittoria alla Destra, il resto sono solo sterili polemiche
politiche di chi è abituato a fare opinione stando comodamente seduto nei
salotti delle televisioni nazionali.
Se a
questo aggiungiamo il ‘taglio del numero dei parlamentari’ (-200 alla Camera dei
deputati e -100 al Senato) voluto dal Pd e dal M5s, la Destra alle prossime
elezioni politiche potrebbe avere i numeri sufficienti per una modifica sostanziale
della Costituzione e per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica.
Nonostante
questi pericoli per la nostra democrazia, i tanti leader, si fa per dire, del
Centrosinistra anziché allearsi si fanno la guerra e vanno alle elezioni in
ordine sparso, ovviamente per perdere.
Non solo. Sarebbe
bastata una legge elettorale di un solo articolo per tornare al sistema proporzionale e per impedire alla Destra di Giorgia Meloni di mettere un'ipoteca sulla presidenza del
Consiglio con poco più del 20% dei voti. Una stortura della democrazia rappresentativa che già vediamo con
l’elezione di governatori e sindaci. Da un lato aumenta il potere di chi ci governa e dall'altro diminuisce il consenso per ottenerlo.
I governi Conte uno e due e quello Draghi non sono stati capaci di fare questa semplice modifica al sistema elettorale. Il Pd e il M5s avevano i numeri per correggere quest'obbrobrio che è il 'Rosatellum', ma non è successo nulla.
È l’ennesimo regalo alla Destre. A Sinistra, purtroppo, i ‘tafazzisti’ ed i populisti imperversano, ma anche questa non è una novità.
I presupposti per una vittoria della Destra alle prossime elezioni politiche ci sono tutti, ma si può evitare?
![]() |
Enrico Letta e Carlo Calenda |
Cosa
determinò quel risultato?
Il Partito
democratico fondato il 14 ottobre del 2007 decise di presentarsi alla consultazione
alleandosi solo con l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Il segretario,
Walter Veltroni, ed il gruppo dirigente di allora ritennero di poter vincere le
elezioni escludendo dalla coalizione la Sinistra cosiddetta ‘radicale’. Quell’alleanza
raggiunse il 37% dei voti, mentre la Destra superò il 46%.
Il
Pd di Enrico Letta sembra intenzionato a seguire la stessa linea politica. Un’alleanza
elettorale fatta di ex, tutti o quasi di Centro. Ex renziani come Carlo Calenda, ex
grillini come Luigi Di Maio, ex radicali come Benedetto Della Vedova e Emma Bonino, socialisti come Riccardo Nencini, ex
forzisti come Mariastella Gelmini e Mara Carfagna ed ex Pd come Roberto Speranza e forse Matteo Renzi, si proprio quello che disse ‘stai sereno Enrico’. Leader o esponenti di piccoli
gruppi in cerca di seggi blindati.
È un’armata
Brancaleone che si dividerà subito dopo le elezioni. Un miscuglio che mette
insieme tutte le forze politiche ‘moderate’ a sinistra ed a destra del Pd, ma
esclude il M5s e la nascente Unione popolare dell’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris,
perché?
La
motivazione è politica. E non ha nulla a che vedere con la caduta del governo
Draghi. Il ragionamento è semplice. Il Centrosinistra non può vincere le elezioni,
ma, limitando il ‘danno’, può, ad urne chiuse, creare le condizioni per un
governo ‘moderato e riformista’, (una volta avremmo detto ‘democristiano’), magari
con un ritorno dell'ex governatore della Bce alla presidenza del Consiglio.
La strada
è in salita. Il sistema elettorale voluto dal Pd di Matteo Renzi e la riforma
costituzionale che ha ridotto il numero dei parlamentari voluta dal M5s e votata
dal Centrosinistra rendono il raggiungimento di questo obiettivo assai
difficile. Solo il cosiddetto ‘campo largo’ potrebbe competere, ma allora
perché rinunciarvi a priori?
Il 37% dei seggi sarà assegnato con il sistema maggioritario a turno unico. Le coalizioni hanno un notevole vantaggio sui singoli partiti. I sondaggi danno il Centrodestra al 45%. Il Centrosinistra (il Pd con Azione e + Europa e gli altri gruppi) può ambire al 30% dei consensi. Il M5s è dato intorno al 12%. I numeri non sono un’opinione. Ed è evidente che solo con un’ampia convergenza il Centrosinistra potrà contendere la vittoria alla Destra, il resto sono solo sterili polemiche politiche di chi è abituato a vivere nei quartieri Ztl ed a fare politica stando comodamente seduto nei salotti delle televisioni nazionali.