di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)
La
previsione è stata fatta dal professore Pasquale Saraceno ed è stata riportata in
un rapporto del ministero del Bilancio, l’anno era il 1972. Il boom economico degli anni Sessanta ‘nel Sud è avvenuto in modo disordinato,
aggiungendo ai vecchi motivi di arretratezza nuove cause di disorientamento’.
L’articolista descrive come ‘Piramidi sulle sabbie mobili’ le industrie siderurgiche (Taranto) e petrolchimiche (Milazzo, Gela e Pozzallo)
sorte in quegli anni con la Cassa per il Mezzogiorno. Esse ‘hanno
rappresentato le espressioni più avanzate dell’industrializzazione del Sud, ma
si tratta di attività produttive a basso tasso di occupazione’. Ed ancora: ’In
questo quadro di arretratezza laureati e diplomati non trovano sblocchi professionali, mentre un’élite lotta tenacemente, quanto sfortunatamente,
contro resistenze ancestrali’.
Sembra
un’analisi fatta oggi, invece è di 47 anni fa. Da allora nulla è cambiato. I diplomati ed i laureati continuano ad emigrare ed il declino economico e sociale del Sud prosegue.
Due dati, tra i tanti che si potrebbero citare, ci fanno capire la situazione. Il reddito medio pro-capite al Nord (circa 33.000 euro) è quasi il doppio
di quello del Sud (circa 17.000 euro). Il tasso di disoccupazione in alcune
aree del Mezzogiorno supera il 18%, mentre in tante città settentrionali è
meno del 5%.
Il
2020 è arrivato e possiamo affermare senza timore di essere smentiti che la previsione fatta dal Corriere della Sera non si è avverata, anzi le distanze economiche
e sociali tra Nord e Sud del paese sono cresciute notevolmente, perché?
Di
certo ci sono ragioni strutturali come la lontananza dai mercati di produzione
e di sbocco dei prodotti, una rete di infrastrutture inadeguate, una classe
dirigente incapace e spesso collusa con la criminalità organizzata. Ma tutto
questo non basta. Dietro il mancato sviluppo del Meridione ci sono le scelte di politica economica fatte dalle classi dirigenti che hanno governato il Paese dal dopoguerra ad
oggi. Nonostante l'intraprendenza di tanti piccoli imprenditori meridionali, il Sud era ed è destinato ad essere un mercato di sbocco per
i prodotti delle aziende lombarde, piemontesi, venete ed emiliane. Nello stesso
tempo esso è un bacino elettorale per quelle forze politiche che intendono mantenere il ‘dualismo’ e che oggi con l'autonomia differenziata vorrebbero addirittura incrementare.
La
previsione per il 2050, a questo punto, è facile: il divario si manterrà se va
bene per i meridionali. Del resto, ad illudere chi non ha nulla ci vuole poco e per
foraggiare le clientele non occorre molto, bastano le briciole.
Fonte ilpost.it