giovedì 10 agosto 2023

È un tempo che non ci appartiene

Tentiamo di dare un senso al tempo che trascorre, e lo facciamo sempre, ma è tutto inutile, non possiamo decidere ne come ne cosa, lo subiamo soltanto, senza poter fare nulla

di Giovanni Pulvino

Torremuzza (Sicilia), 4 agosto 2023 (foto di Pippo Russo)

I giorni trascorrono lenti, ma non hanno più lo stesso colore. È un tempo che non ci appartiene. Siamo degli estranei.
Manca la leggerezza. Manca quel fare o quel non fare senza chiederti il perché. Manca il decidere al momento senza programmare, senza pensare.

I luoghi sono gli stessi, ma noi siamo fuori dal tempo, siamo altro.

È solo un accumulo di memoria a perdere.

Un giorno di luglio di tanti anni fa mio padre ci porto a Maccarruni. Nella parte alta della strada statale c’era u stazuni, lì imparammo a fare i tivuli. Quell’attività ci abituò al sacrificio e ci fece capire che potevamo fare tutto o quasi con un po' d’impegno e buona volontà, che a dire il vero non è mai mancata.

Quel mattino, invece, imboccammo un viottolo in terra battuta che portava nella parte bassa. Passammo sotto il ponte della ferrovia e giungemmo in riva al mare. Ovviamente non c’era nessuno. Fu lì che imparammo a nuotare o qualcosa di simile. Riuscivamo a stare a galla muovendo avanti e indietro mani e piedi. Fu l’inizio, poi, nelle settimane successive prendemmo coraggio.

Una volta rischiai di annegare.

Un giorno di luglio mia zia M. ci porto al mare. Anche se si toccava andai sott’acqua, ma non riuscivo più a riemergere. Tentai più volte ma non ci riuscivo. Un po' come succede nei sogni, provi a muoverti, ma non ci riesci. Stavo bevendo acqua salata, fu mia zia a tirarmi fuori. Lei era l’unica delle tre sorelle che ci portava al mare. Le altre due non hanno mai conosciuto il piacere di ‘fare il bagno’.

Che tristezza.

Di solito le nostre mamme andavano in spiaggia nel tardo pomeriggio o di prima mattina quando non c’era nessuno e lo facevano solo per bagnarsi i piedi, ma sempre con i vestiti addosso. Allora era così ed era considerato ‘normale’.

Il pudore ed il rispetto per la propria dignità prevalevano sui desideri.

Donne che hanno vissuto a ‘pochi’ metri dal mare; eppure, non sapevano nuotare e non hanno mai fatto un bagno. Come deve essere stato difficile per loro rinunciare ad uno dei pochi piaceri a cui potevano accedere gratuitamente. Il mare era lì, ma non potevano, non potevano. Non so perché, ma mi sento responsabile di tutte le privazioni che hanno dovuto sopportare per crescere i figli e per tenere unite le loro famiglie.

Nuotare è naturale, ma occorre non aver paura dell’acqua, non bisogna temere di andare a fondo anche se il rispetto del mare non deve venire meno, mai.

Nei mesi estivi scendere in spiaggia e fare subito un tuffo era una prassi quotidiana per noi torremuzzari, un po' meno pi nzusari. Per non sentire il freddo del primo impatto entravamo in acqua quasi di corsa o lo facevamo lentamente facendo un passo dopo l’altro fin dove si toccava e infine ci immergevamo. Ed era allora che entravi in simbiosi con l’acqua, era un leggero ondeggiare senza pensieri, senza timore.

Eri a pochi metri dalla riva, ma da lì potevi osservare tutta la borgata. La spiaggia, la ferrovia, la strada, lo stabilimento di sansa e la campagna oltre le case. A volte passava un treno e pensavi all’invidia che dovevano provare coloro che erano costretti a viaggiare in quelle bellissime giornate di luglio. I rumori e le voci giungevano quasi incomprensibili e non potevi non chiederti se sotto i ponti o là in alto sulla Torre ci fosse qualcuno che sbirciava. Il rintocco cadenzato delle campane ci indicava che era già mezzogiorno e che era ora di uscire dall’acqua, ma dovevi fare attenzione per evitare di perdere l’equilibrio sulle pietre lippose.

E com’era bello prendere il sole stando seduti sul brecciolino a pochi centimetri dall’acqua, quel tanto che bastava per evitare le onde più lunghe oppure tenendo i piedi immersi sulla battigia. Ed è in quei momenti che rimani stordito dall’immensità del mare e dal continuo ed incomprensibile movimento delle onde. L’acqua a volte sembra ritirarsi, altre ti arriva vicino e sei costretto a fare un balzo all’indietro o a bagnarti di nuovo senza volere.

Nelle giornate di maestrale solo i più temerari provavano a fare un tuffo, ma com’era bello farsi avvolgere dal vento e dalle goccioline di acqua salata. E com’era bello rimanere frastornati dal fragore delle onde che inevitabilmente si infrangevano sulla sabbia e sulle pietre emerse momentaneamente per il risucchio e che ti costringevano a tirarti indietro quando un cavallone più alto portava l’acqua a sfiorarti. Oppure ti lasciavi bagnare i piedi dalla schiuma d’acqua e sale che ti veniva incontro minacciosa, ma non avevamo paura sapevamo che era innocua.

E com’è stato bello quel giorno d’inverno fare una lezione guardando il litorale. Chissà se S. e L. lo ricordano. Il mare era agitato, lo vedevamo bene dalle finestre della nostra classe. La professoressa M. mi stava interrogando, ma si accorse delle mie difficoltà e volle aiutarmi chiedendomi come mi piaceva il mare. Risposi che è bello quando è agitato o quando è completamente piatto, che non mi piacevano le vie di mezzo. L’insegnante apprezzò la mia risposta e di certo mi valutò più del dovuto anche per quell’osservazione.

Chissà perché questi pensieri e non altri ricompaiono sempre. È il mare che li fa tornare? Sono le giornate di luglio? Ma che importa, di certo non possiamo tornare indietro e non possiamo cancellare il passato.

Siamo prigionieri.

Tentiamo di dare un senso al tempo che trascorre, e lo facciamo sempre, ma è tutto inutile, non possiamo decidere ne come ne cosa, lo subiamo soltanto, senza poter fare nulla.

E' un tempo che non ci appartiene.

 

domenica 6 agosto 2023

Reddito di ‘giornalanza’

La maggior parte dei giornali propugna il liberismo, ma nessuno di essi rinuncia agli ‘aiuti’ di Stato

di Giovanni Pulvino

La maggior parte dei giornali italiani usufruiscono di agevolazioni e finanziamenti da parte dello Stato, ma non tutti lo sanno. Una specie di reddito di ‘giornalanza’. Senza queste risorse diversi quotidiani fallirebbero.

Il capitalismo, come ci spiegano gli economisti classici, si fonda sulla libera concorrenza e non prevede l’intervento pubblico. Ma così non è, almeno per gran parte della nostra editoria.

Si propugna il liberismo, ma nessuno rinuncia agli ‘aiuti’ di Stato.

In modo diretto o indiretto ne usufruiscono tutti.

La giustificazione è sempre la stessa: il pluralismo nell’informazione è il sale della democrazia. Questo è vero, ma solo quando i giornali fanno bene il loro mestiere.

Invece, spesso essi sono strumenti di propaganda politica o di partito. Una pratica legittima purché non avvenga con i finanziamenti pubblici, che per definizione sono di tutti. Si invoca la libertà di espressione, ma a spese della collettività. Un po' come avviene con l’istruzione privata. L’articolo 33 della Costituzione stabilisce: ‘Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato’. Ma come sappiamo così non è. E non lo è neanche per i giornali.

Sul sito del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri c’è l’elenco completo dei quotidiani che usufruiscono dei finanziamenti diretti. I contributi assegnati nel 2021 sono stati 30 milioni di euro, di questi 2,5 milioni sono andati a pubblicazione diffuse all’estero. Le testate beneficiarie sono state 180.

6,2 milioni di euro sono andati al Dolomiten, quotidiano di lingua tedesca. Seguono Famiglia cristiana con 6 milioni di euro e Avvenire con 5,6 milioni di euro, 4 milioni a testa sono stati erogati a Italia oggi e alla Gazzetta del Sud. A Libero quasi 3,9 milioni e 3,3 al Manifesto. Il Foglio quasi 1,9 milioni di euro.  E così via.

18 milioni di euro su 30 sono andati ai primi tre, chissà perché? Altro che liberismo e libera iniziativa, questi giornali chiuderebbero senza gli aiuti di Stato. E dire che la linea editoriale della maggior parte di essi è antistatalista, ma come si vede è un principio con deroga che avvantaggia gli stessi propugnatori.

Poi ci sono gli aiuti indiretti.

Tutti i quotidiani, anche quelli a maggiore diffusione, usufruisco di agevolazione per l’acquisto della carta per la stampa. In nome del pluralismo lo Stato tiene in piedi decine di giornali anche se vendono poche copie e si limitano alla propaganda politica, perché?

Fonte senato.it

sabato 29 luglio 2023

Giorgia Meloni, l’incoerenza al Governo

Quante Giorgia Meloni ci sono? Dopo quasi un anno di governo possiamo affermare con certezza che ne esistono almeno due

di Giovanni Pulvino

Giorgia Meloni

Quante Giorgia Meloni ci sono? Dopo quasi un anno di governo possiamo affermare con certezza che ne esistono almeno due. La prima è quella che non le mandava a dire e che prometteva di stravolgere la politica italiana. La seconda è quella  governativa, europeista e atlantista.

Quando un partito o un leader accede al potere di solito diventa più moderato nei propositi e rinnega quanto aveva promesso in campagna elettorale.

Il caso di Giorgia Meloni è emblematico.

In un’intervista la leader di Fratelli d'Italia dichiarò la sua avversione verso i corruttori: ‘Per noi chi ruba è un traditore, perché vedete la corruzione è una tassa sui poveri, è una tassa sui più deboli, sulla povera gente, ed è il motivo per il quale noi vogliamo proporre per i reati di corruzione nell’esercizio delle funzioni pubbliche siano inseriti tra i reati di tradimento, cioè all’interno del nostro codice penale siano individuati come reati contro la personalità dello Stato, cioè reati per i quali nel nostro ordinamento è prevista anche la pena dell’ergastolo, così vediamo’. Quest’affermazione evidentemente non vale per la deputata e vicepresidente della commissione parlamentare di vigilanza della Rai di FdI Augusta Montaruli, condannata in via definitiva a 1 anno e sei mesi di reclusione per peculato. La regola vale solo per gli altri. Non solo. Uno dei primi provvedimenti del Governo è stato l’abolizione dell’abuso d’ufficio. Altro che ergastolo agli approfittatori della cosa pubblica.

Il nostro primo provvedimento sarà 1.000 euro subito su ogni conto corrente con un click’, promise in campagna elettorale. Invece il governo Meloni ha 'cancellato' il Reddito di cittadinanza ed ha introdotto una card di poche centinaia di euro all’anno e non per tutti i poveri e solo per alcuni beni di prima necessità.

Le incongruenze sono tante.

Dall'Italia ritiri immediatamente il proprio sostegno alle sanzioni contro la Russia’ all’invio di armi ed al sostegno senza se senza ma all’Ucraina.

Dal ‘Blocco navale subito a ‘L’Italia e l’Europa hanno bisogno di immigrazione. È doveroso aiutare anche chi scappa dalla fame e da catastrofi naturali’.

Dall’abolizione della legge Fornero all’ipotesi 103, ma solo per una parte dei lavoratori.

Dalla cancellazione delle accise sui carburanti all’eliminazione degli sgravi introdotti dal governo Draghi. Dal sovranismo all’europeismo, dal no al Mes al probabile sì nei prossimi mesi.  

L’elenco è lungo.

Vareremo un grande piano di prevenzione idrogeologica’ annuncia il 27 luglio la Premier, il giorno dopo il ministro Raffaele Fitto nella bozza di rimodulazione del PNRR stralcia alcuni progetti per ‘la gestione del rischio di alluvione e per la riduzione del rischio idrogeologico’.

Giorgia Meloni è nostalgica nei toni, ma conservatrice e atlantista nei fatti. Coerente quando si rivolge ai propri elettori, ma 'democristiana' quando deve confrontarsi con la realtà quotidiana.

Questa duplicità di comportamenti è evidente anche nel rapporto con i giornalisti.

Quando può evita le conferenze stampa, almeno in Italia, forse teme che venga fuori la Meloni sovranista? O è una tecnica per mantenere i consensi elettorali? Spesso si limita a messaggi preconfezionati e registrati, perché

Come direbbe Matteo Renzi stia serena, perché chi vota a Destra continuerà a farlo qualunque cosa possa dire o fare. Una parte degli italiani sostiene FdI a prescindere perché è intollerante verso la Sinistra, qualunque essa sia.


lunedì 17 luglio 2023

Rita Atria, la settima vittima di via d’Amelio

‘Prima di combattere la mafia devi farti un auto-esame di coscienza e poi, dopo aver sconfitto la mafia dentro di te, puoi combattere la mafia che c'è nel giro dei tuoi amici, la mafia siamo noi e il nostro modo sbagliato di comportarci. Borsellino sei morto per ciò in cui credevi, ma io senza di te sono morta, Rita Atria

di Giovanni Pulvino

Paolo Borsellino e Rita Atria

Nel 1985 all’età di undici anni Rita Atria perde in un agguato il padre affiliato a Cosa nostra. Da quel momento si lega ancora di più al fratello, Nicola, anche lui mafioso. Ed è in quel periodo che raccoglie le confidenze sugli affari delle famiglie malavitose di Partanna, piccolo comune della ‘provincia’ di Trapani. Nel 1991 anche Nicola viene ucciso. Ed è allora che la moglie di lui, Piera Aiello, decide di denunciare gli assassini. I due si erano sposati con un matrimonio combinato pochi giorni prima della morte di Vito Atria.

Nel novembre del 1991 anche Rita decide di rivolgersi alla magistratura per avere giustizia su quegli omicidi. Ed è allora che conosce il giudice Paolo Borsellino. Le sue deposizioni permetteranno di arrestare numerosi mafiosi e di avviare le indagini sul deputato democristiano di allora nonché per trent’anni sindaco di Partanna, Vincenzino Culicchia.

Rita, subito dopo la strage di via d’Amelio, scoraggiata e depressa per quell’evento, decide di togliersi la vita. Era il 26 luglio del 1992, aveva appena 17 anni.

Cosa nostra uccide gli innocenti

Era una giovane siciliana che aveva trovato la forza per denunciare la Mafia. Era una figlia che aveva perso l’affetto della madre che, dopo la sua morte, distrusse la sua lapide a martellate.

Rita aveva inseguito vanamente un ideale di giustizia pur non essendo una vera e propria pentita. Era, come la cognata, una testimone di giustizia.

La giovane Atria aveva una solo colpa: essere nata in una famiglia di mafiosi e di volere la giustizia per la morte del padre e del fratello. Voleva cambiare, voleva dare dignità alla sua vita, invece ha trovato la morte.

Rimasta sola, ripudiata dalla famiglia, lontana dalla sua terra, piena di dubbi e di rimorsi, si è sentita abbandonata da tutti. Il salto dal balcone dell’appartamento di Roma dove era costretta ad abitare gli deve essere apparso come l’unica soluzione possibile ad una esistenza sbagliata.

Una giovane vita spezzata dal sopruso e dal malaffare, vittima dell’odio e dell’indifferenza di quanti potrebbero agire e non lo fanno, di quanti spesso, troppo spesso si girano dall’altra parte e fanno finta di nulla.

Si, Rita Atria è, come qualcuno ha detto, la settima vittima di via d’Amelio.

Fonte it.wikipedia.org

mercoledì 12 luglio 2023

Ecco come gli extraprofitti creano povertà

Quando è troppo è troppo. I governi non devono consentire alle grandi corporation e ai super ricchi di trarre profitto dalla sofferenza delle persone’, Arthur Larok, segretario generale di ActionAid 

di Giovanni Pulvino

Foto da oxfamitalia.org

Quasi 1.000 miliardi di extraprofitti all’anno. Questo è quello che hanno realizzato negli ultimi 24 mesi 722 grandi imprese. Nello stesso periodo i prezzi dei beni di consumo sono saliti alle stelle con ‘un impatto devastante sul costo della vita per miliardi di persone in tutto il mondo’. A sostenerlo sono Oxfam ed AzionAid.

Nel 2021 e nel 2022 quarantacinque società energetiche hanno realizzato in media ‘237 miliardi di dollari all’anno di profitti in eccesso’. Novantasei miliardari hanno fatto le loro fortune grazie ai combustibili fossili ed oggi hanno ‘un patrimonio complessivo di 432 miliardi di dollari’ con un incremento di 50 miliardi rispetto allo scorso anno.

Nello stesso periodo un miliardo di lavoratori ha subito una riduzione reale dei salari per 746 miliardi di dollari ed i prezzi dei prodotti alimentari sono saliti del 14%, ‘contribuendo a portare alla fame 250 milioni di persone’. In Italia la contrazione è stata del 7,6%. 

Ad avvantaggiarsi di questa situazione sono state le multinazionali del comparto alimentare e i principali rivenditori al dettaglio. Le imprese del settore hanno trasferito i costi dell’inflazione sui prezzi. Questo gli ha consentito di incrementare i margini di guadagno. I salari invece aumentano più lentamente, quindi nel breve periodo perdono il loro valore reale.

Per le due ONG è indispensabile ed ‘urgente introdurre un’imposta straordinaria sugli extraprofitti e di estenderla a tutti i settori dell’economia’. In questo modo si potrebbero recuperare le risorse necessarie ‘per garantire i servizi essenziali dei Paesi in via di sviluppo e per il loro adeguamento ai cambiamenti climatici’.

Quando è troppo è troppo. I governi non devono consentire alle grandi corporation e ai super ricchi di trarre profitto dalla sofferenza delle persone’. Questo è quanto ha dichiarato Arthur Larok, segretario generale di ActionAid. Ed ancora: ‘Per questo è necessario tassare gli extra-profitti societari in tutti i settoriil bene comune non deve essere messo sotto scacco dagli interessi di pochi privilegiati’.

Fonte oxafamitalia.org

domenica 9 luglio 2023

‘I ciappuli’

Anche questi pensieri sono memoria a perdere, vani e superflui come tutto come tutti

di Giovanni Pulvino

La spiaggia di Torremuzza, tramonto agosto 2022, foto di Erina Barbera
Nel corso delle olimpiadi invernali in televisione trasmettono le gare di curling. Un gioco che si pratica sul ghiaccio ed è simile alle bocce. Da ragazzini ne facevamo uno analogo, ma sul selciato della piazzetta: ‘u iuocu ri ciappuli.

Era un gioco di strada, come tutti quelli che facevamo. Li inventavamo noi. Erano a chilometro zero e soprattutto a costo zero o quasi.

Bastava fare una passeggiata in riva al mare per procurarci quello che ci serviva. Cercavamo le pietre levigate dalla sabbia e dall’acqua. Sceglievamo quelle piatte e con una forma rotonda, dovevano essere adatte a scorrere sull’asfalto o sulle mattonelle di pece della piazzetta appena pavimentata.

E dovevano essere un po' più grandi di quelle che usavamo per farle scivolare sull’acqua. Un gioco questo che facevamo spesso quando eravamo in riva al mare.

L’abilità consisteva nel farle andare lontano facendole rimbalzare più volte. Ci abbassavamo da un lato per lanciarle. Una volta uno di noi per sbaglio colpì il compagno che gli stava accanto. Non so se e quanti punti ci siano voluti per sanare la ferita. E non so perché mi torna in mente chi subì le conseguenze di quel gesto involontario, ma non chi lo colpì.

Era un gioco semplice come gli altri. Avevamo il mare, le pietre e la spensieratezza necessaria. Capivamo i rischi, ma stavamo attenti, quell’incidente capitò solo quella volta.

Un’estate vidi un ragazzino che faceva quel gioco con il mare pieno di bagnanti e quel che è peggio con la mamma che lo lasciava fare indifferente del pericolo. Non successe nulla, ma fu solo fortuna.

A ciappuli giocavamo nella piazzetta o sotto i ponti.

Non ricordo se c’era un pallino come nelle bocce o se esso consistesse nel posizionarsi il più vicino possibile ad un punto prestabilito che poteva essere lo scalino del marciapiede o un’altra pietra, comunque era simile al curling. 

Giocavamo per strada .. e lo facevamo in tutte le stagioni … eravamo liberi di muoverci … di partecipare  … di guardare … eravamo felici … facevamo un gioco inventato da noi … non copiavamo la fantasia di un altro … gli influencer eravamo noi … e non avevamo bisogno d’altro.

Se una ‘ciappula’ si rompeva bastava fare una passeggiata in riva al mare per trovarne un’altra … non c’erano limiti.

Una pietra piatta, la piazzetta, un compagno di giochi, nient’altro. E non c’era nessuna costrizione, solo voglia di misurarsi e non importava vincere bastava partecipare, eravamo una comunità.

sabato 8 luglio 2023

Istat, 1,7 milioni di Neet

Secondo le stime dell'Istat i Neet (i giovani che non lavorano e non studiano) sono il 19%. Nel Mezzogiorno, l'incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord

di Giovanni Pulvino

Foto da colletiva.it

Secondo il rapporto annuale 2023 pubblicato dall’Istat ‘un quinto dei giovani tra i 15 ed i 29 anni non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione’.

In Italia i cosiddetti Neet, (acronimo inglese di Not in Employment, education or training), sono 1,7 milioni.

Il tasso è superiore di oltre sette punti rispetto a quello della media europea (11,75%) e nell’UE siamo secondi solo alla Romania. Nel Mezzogiorno, l'incidenza è doppia rispetto al Centro-Nord

Secondo l’Istituto di statistica le ragioni sono riconducibili alla scarsa ‘offerta formativa professionalizzante, alla carenza di efficaci politiche attive sul lavoro, e alle dinamiche del mercato’.

Anche il tasso di disoccupazione giovanile è particolarmente elevato.

I giovani tra 15 ed i 29 anni in cerca di occupazione sono il 18%, sette punti percentuali in più rispetto alla media europea. L’8,8% lo fa da almeno 12 mesi, cioè il triplo della media europea (2,8%)

I giovani che lavorano sul totale degli occupati sono il 33,8%, una percentuale più bassa di oltre 15 punti rispetto alla media europea. Gli studenti lavoratori sono solo il 6% mentre in Europa la media supera il 16,7%.

Nel 2022, la percentuale di giovani d’età tra i 18 e i 24 anni che ha abbandonato precocemente gli studi è dell’11,5%. Nel Mezzogiorno, l’incidenza raggiunge il 15,1%.

Questi dati dovrebbero preoccupare ed impegnare le nostre istituzioni. Si dovrebbero aumentare gli investimenti nella scuola, nella formazione e nelle politiche attive sul lavoro; invece, si ripristinano i vitalizzi dei parlamentari anche quelli trasmissibili agli eredi.

Fonte istat.it

martedì 4 luglio 2023

Migranti, triplicati gli sbarchi

Nel 2023 gli barchi di migranti sono aumentanti del trecento per cento, ma per Giorgia Meloni va tutto bene, anzi ci sarebbe nell‘Unione Europea un totale cambio di passo’

di Giovanni Pulvino

Barchino di migranti diretto a Lampedusa (foto da Twitter)

I migranti sbarcati nei primi sei mesi del 2023 sono stati 64.930, il triplo del 2021 (20.532) e del 2022 (27.633). A certificarlo sono i dati ufficiali del ministero dell’Interno.

L’hotspot di Lampedusa è sempre stracolmo. I continui trasferimenti in Sicilia e nei centri di prima accoglienza delle altre regioni non riescono a svuotare quello della piccola isola. Attualmente il 12% di questi disperati che fuggono dalle guerre e dalla miseria si trovano in Lombardia, il 10% in Emilia-Romagna, il 9% nel Lazio ed in Piemonte, l’8% in Sicilia e, con percentuali minori, in tutte le altre regioni.

La maggior parte provengono dalla Costa d’Avorio (7.921), dalla Guinea (7.155), dall’Egitto (7.128), dal Pakistan (5.943), dal Bangladesh (5.910), dalla Tunisia (4.318) e dalla Siria (3.665).

I minori sbarcati non accompagnati sono stati 6.833, in diminuzione rispetto al 2020 (14.044) e il 2021 (10.053).

Per vedere qualche immagine di questi continui arrivi occorre sintonizzarsi con il Tgr Sicilia. I telegiornali nazionali, soprattutto quelli del servizio pubblico, anziché occuparsi di questo straordinario e a volte tragico flusso di migranti, si limitano a porre in evidenza i tentativi di porvi rimedio da parte della nostra Premier.

Blocco navale subito, sosteneva quando era all’opposizione, ma finora l’unico atto concreto è stato quello di limitare e in alcuni casi impedire il soccorso delle Ong.

I tentativi di coinvolgere l’Unione Europea sono stati inutili. Ad opporsi sono stati i Paesi cosiddetti sovranisti alleati proprio della leader di Fratelli d'Italia. Polonia e Ungheria continuano a ribadire la loro contrarietà ad ogni intervento dell’UE. Il paradosso è che Giorgia Meloni li giustifica, sostenendo che fanno i loro interessi nazionali.

Fonte interno.gov.it

mercoledì 28 giugno 2023

Gli Usa e le sparatorie non intenzionali

Uno Stato dove circolano più armi che persone è un paese civile? No, non lo è

di Giovanni Pulvino

Foto postata su Twitter dalla deputata del Congresso Usa
Lauren Boebert in posa con i suoi figli sotto l'albero
di Natele, 8 dicembre 2021

Quante volte da bambini abbiamo giocato ai cowboy e agli indiani. Le nostre pistole ed i nostri fucili erano di plastica o di legno e c’era chi, non potendoselo permettere, usava le mani. Ovviamente era tutto finto e tutto si basava sulla reciproca fiducia. Si doveva, cioè, riconoscere lealmente che eravamo stati ‘uccisi’ dal colpo di pistola o fucile ‘finto’ del nostro compagno di gioco.

Quello che succede negli Usa invece è tutto vero, sia le armi, sia i morti che i feriti.

Un bambino di 2 anni ha ucciso involontariamente la mamma incinta di 8 mesi. È avvenuto pochi giorni fa in Ohio, negli Stati Uniti. Probabilmente il ragazzino ancora non parla e non cammina, ma sa sparare sia pure per gioco. È stata la madre a chiamare il numero di emergenza ed a spiegare cosa era successo. I soccorsi sono stati inutili ed i medici non sono riusciti a salvare neanche il bimbo che la donna portava in grembo.

Nelle stesse ore un ragazzino di 7 anni ha sparato al fratellino di 5 anni uccidendolo. Il fatto è avvenuto a Jackson County nel Kentucky orientale. Anche in questo caso i soccorsi sono stati inutili.

Quest’anno ci sono stati nel paese a stelle e strisce più di 150 sparatorie non intenzionali che hanno coinvolto bambini e che hanno provocato 58 morti e 101 feriti.

Com’è possibile tutto questo? Com’è possibile che bambini così piccoli possano accedere alle armi. Per noi europei è una situazione inconcepibile, negli Usa no. Tenere una pistola o un fucile a portata di mano e senza la sicura è considerato ‘normale’. Chiunque può comprare armi da guerra o semplicemente da difesa.

Il 'fai da te' ha origine nella guerra di Indipendenza. Garantire la sicurezza in un territorio sterminato come quello del continente Nordamericano era praticamente impossibile. Il diritto alla difesa individuale e quello di possedere armi sancito nella Costituzione del 1776 aveva una sua 'giustificazione'. Oggi quel principio non ha più motivo d’essere. Esso è diventato un fatto economico e culturale e non c’è nessuna volontà politica di estirparlo o di limitarlo.

L'individualismo e l’interesse delle industrie produttrici prevalgono anche sul buon senso. Per tanti, troppi americani l’altro non è una ‘risorsa’ per vivere meglio, ma un pericolo da attenzionare.

E non meravigliamoci se gli ‘yankee’ sono stati i primi ed i soli ad avere usato la bomba atomica e ad aver fatto ed a fare guerre in giro per il mondo. E non dobbiamo sorprenderci se qualcuno si fa giustizia da solo o se un bambino di due anni uccide la madre incinta o il fratellino di 5 anni.

No, gli Stati Uniti d'America non sono un paese civile.

martedì 20 giugno 2023

Italiani brava gente?

Spesso si dice che gli italiani sono ‘brava gente’, ma sarà vero? Generalizzare è sempre sbagliato, ma siamo tutti ‘brava gente’? La risposta possiamo trovarla nella storia, ecco due esempi

di Giovanni Pulvino

Un Ufficiale italiano osserva un bambino ucciso
nelle vicinanze di Gorazde nel 1943 
Foto da it.wikipedia.org
Italiani brava gente? Il quesito fa venire in mente il Ventennio e di certo non è casuale. Non possiamo non pensare alla violenza sistematica praticata all’inizio degli anni Venti del secolo scorso dalle squadre della morte organizzate dai fascisti. Gruppi addestrati ai pestaggi e alle uccisioni degli oppositori politici, soprattutto comunisti e socialisti. Intolleranza che è diventata repressione con le leggi ‘fascistissime’ del 1925 e quelle razziali del 1938.

Italiani brava gente? Per gli etiopi di certo non lo siamo stati.

L’occupazione del paese africano è stata a dir poco cruenta. L’attentato fallito del 19 febbraio del 1937 al viceré d’Etiopia, Rodolfo Graziani, capo delle forze militari occupanti, ha provocato una reazione immediata e violenta. Ecco alcune testimonianze oculari.

I civili italiani presenti ad Addis Abeba uscirono nelle strade mossi da autentico squadrismo fascista armati di manganelli e sbarre di metallo, picchiando e uccidendo i civili etiopici che si trovavano in strada’. Ed ancora. ‘Nel tardo pomeriggio, squadre composte da camicie nere, autisti, ascari libici e civili, si riversarono nei quartieri più poveri, e diedero inizio ad «una forsennata "caccia al moro». In genere davano fuoco ai tucul (piccoli edifici di paglia e fango) con la benzina e finivano a colpi di bombe a mano quelli che tentavano di sfuggire ai roghi’.

Non ci fu pietà per nessuno. ‘Gli abitanti di Addis Abeba che malauguratamente portavano addosso anche solo un coltello, venivano uccisi sul posto.  La mattina seguente, attraverso i quartieri lungo i due torrenti, erano rimasti in piedi ben poche abitazioni, e fra le macerie c'erano cumuli di cadaveri bruciacchiati’.

Non fu un episodio isolato, era un modus operandi dei soldati italiani o, meglio, dei loro comandanti. I fascisti più convinti, invece, non aspettavano gli ordini, agivano a prescindere.

Il comportamento non è stato diverso durante l’occupazione della Grecia. Militarmente eravamo deboli, ma fummo feroci con chi si opponeva legittimamente all'occupazione.

Ecco cosa scrivevano ai loro familiari i soldati italiani presenti nei Balcani.

Ho avuto modo … di assistere alla fucilazione di 50 ribelli…è una cosa terribile, ma non puoi fare a meno di godere … è sempre ancora troppo poco far loro saltar le cervella e squarciare la loro pancia e le loro membra a raffiche di mitraglia’.

Ed ancora. ‘Abbiamo distrutto tutto da cima a fondo senza risparmiare gli innocenti. Uccidiamo intere famiglie ogni sera, picchiandoli a morte o sparando contro di loro. Se cercano soltanto di muoversi tiriamo senza pietà e chi muore muore’.

No, gli italiani non siamo brava gente, non tutti almeno. Ci sono coloro che godono nel causare dolore e sofferenza. E noi, il ceppo o etnia italica come direbbe il ministro Francesco Lollobrigida, non siamo secondi a nessuno.

Fonte it.wikipdia.org