sabato 21 novembre 2020

Le vite salvate dalla Dad

Quantificare quante vite si stanno salvando con le misure prese dal Governo è difficile. Di certo aver ridotto gli affollamenti nei mezzi di trasporto con la chiusura momentanea della didattica in presenza è stato dirimente

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto di Giovanni Pulvino

Nelle ultime 24 ore sono stati registrati 34.767 nuovi casi di Covid-19 e 692 decessi. Sono stati effettuati 237.225 tamponi, il rapporto con i positivi è diminuito al 14,66%. I decessi totali sono aumentati a 49.261. In terapia intensiva ci sono attualmente 3.758 pazienti ed i contagiati sono 791.746. Particolarmente grave rimane la situazione in Lombardia (+8.853 casi), in Campania (+3.354 casi) e in Veneto (+3.367 casi). Diminuiscono i nuovi ricoveri in terapia intensiva e l’indice Rt è in calo da alcuni giorni. In quattro regioni è sotto 1.

Questi sono gli ultimi dati sull’andamento della pandemia nel nostro Paese. La situazione sta migliorando anche se è ancora molto grave. Le misure prese nelle ultime settimane dal Governo sembrano funzionare. Le chiusure di ristoranti, bar e, in genere, dei luoghi di assembramento stanno producendo i loro effetti. In particolare, aver limitato l’affollamento nei mezzi pubblici con la riattivazione della Didattica a distanza per le scuole superiori si sta dimostrando particolarmente efficace.

E' bene precisare a tale proposito che l’attività delle scuole, a differenza di quanto sostiene la ministra Lucia Azzolina, non si è mai fermata. La Dad è un impegno notevole per alunni e docenti. Certo bisogna fare i conti con le carenze strutturali della Rete e dei mezzi tecnologici a disposizione delle famiglie, soprattutto nel Sud del Paese, ma, nonostante ciò, la formazione continua senza soste. Anzi, l’attività è triplicata rispetto alla didattica in presenza. Gli studenti stanno imparando ad usare strumenti informatici fondamentali per il loro futuro, soprattutto per quello lavorativo. 

L’aspetto negativo è che i ragazzi non possono socializzare, ma si tratta di avere pazienza ancora per pochi mesi, poi torneranno ad affollare in sicurezza bus ed aule. Intanto, essi stanno constatando in prima persona cosa vuol dire far parte di una comunità e di quanto sia importante la condivisione ed il rispetto delle regole anche se questo comporta una limitazione momentanea delle libertà personali. 

E spiace vedere in televisione e sui giornali alunni e docenti, pochi per la verità, che protestano davanti alle scuole simulando una lezione in cortile. Alcuni mesi di attenzione e di limitazioni nei comportamenti individuali non sono nulla rispetto ad una vita, non dimentichiamolo mai.

lunedì 9 novembre 2020

CGIA di Mestre: ‘Il Pil del Sud torna indietro al 1989’

Secondo l’ufficio studi della CGIA di Mestre con la pandemiaogni italiano perde quasi 2.500 euro ed il Prodotto Interno Lordo del Meridione torna indietro di 31 anni’

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da teleborsa.it

La pandemia causata dal Coronavirus farà perdere ad ogni italiano in media 2.484 euro. A Milano saranno 5.575, a Bolzano 4.058, a Modena 3.645 e a Firenze 3.603.

Il dato più allarmante riguarda il Sud. Secondo l’Ufficio studi della CGIA di Mestre la ricchezza prodotta nel Mezzogiorno diminuirà meno delle altre aree del Paese, cioè -9%, ma, nonostante ciò, ‘il Pil del Sud tornerà allo stesso livello del 1989’. Molise, Campania e Calabria torneranno al 1988, la Sicilia addirittura al 1986.

Con meno soldi in tasca, più disoccupati e tante attività che entro la fine dell’anno chiuderanno definitivamente i battenti – dichiara il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo - rischiamo che la gravissima difficoltà economica che stiamo vivendo in questo momento sfoci in una pericolosa crisi sociale. Soprattutto nel Mezzogiorno, che è l’area del Paese più in difficoltà, c’è il pericolo che le organizzazioni criminali di stampo mafioso cavalchino questo disagio traendone un grande vantaggio in termini di consenso.

Ed ancora: ‘solo se riusciremo a mantenere in vita le aziende potremo difendere i posti di lavoro, altrimenti saremo chiamati ad affrontare mesi molto difficili’.

Nonostante il blocco dei licenziamenti, sottolinea il rapporto, ‘gli occupati scenderanno di circa 500 mila unità’. A subire il calo maggiore sarà ancora una volta il Mezzogiorno (-180 mila addetti). La Sicilia farà registrare un -2,9%, la Campania -3,5% e la Calabria -5,1%.

Piove sul bagnato. La crisi dovuta alla pandemia sta mettendo in ginocchio l’economia delle regioni del Sud. La perdita di posti di lavoro causerà un incremento della migrazione verso il Nord Italia o verso l’estero ed un ulteriore impoverimento del tessuto sociale ed economico del Meridione.

Una seria politica di investimenti nel Mezzogiorno non è più rinviabile. E se a sostenerlo sono anche gli artigiani del profondo Nord c’è da crederci.

Fonte CGIA di Mestre

lunedì 2 novembre 2020

La meglio gioventù e non solo

Tutti quelli che c’erano ricordano quel giorno, tutti sanno i nomi di chi c’era, tutti si riconoscono come parte di quella comunità. Eppure, è un’immagine che esiste solo per puro caso. Fino ad un minuto prima nessuno avrebbe pensato ad una foto di gruppo dei Torremuzzari

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

 I Torremuzzari, fine anni Settanta - (foto di Petronio)

Era un giorno come tanti nel piccolo borgo marinaro di Torremuzza. Una domenica come un’altra. Spensierata, a giocare a bocce e, in diversi, a guardare. Si, perché allora otto bocce ed un pallino erano comunità e condivisione. Non serviva altro. Segnava le domeniche invernali dei Torremuzzari di tutte le età. Nelle piccole comunità è così: le generazioni si contaminano a vicenda, non c’è l’anziano ed il giovane, ma una ‘umanità’ senza tempo, senza età.   

Le squadre si formavano al momento, tenendo conto di chi c’era o più semplicemente di chi arrivava per primo in piazzetta. Il campo era la strada con le mattonelle un po’ sconnesse ed i marciapiedi bassi, dritti o ad angolo.

Quella mattina è stata diversa dalle altre. Nessuno di noi lo sapeva, ma è sempre così, le cose succedono senza volerlo, nel bene o nel male accadono. Durante la partita, ecco che arriva Petronio, stava semplicemente passando. Di certo non sapeva di quella piccola ‘folla’ di Torremuzzari. Un attimo ed uno di loro ha un’idea brillante. ‘Petronio perché non ci fai una foto?’. Sì, perché Petronio era un fotografo, non ho mai saputo se fosse un dilettante o un professionista e se quella foto, poi, sia stata pagata e da chi, e soprattutto non ho mai saputo chi ha l’originale. Ma che importa, c’è, questo solo conta. Anzi, tutti noi dobbiamo ringraziare chi ebbe quella brillante idea, di certo è o era qualcuno particolarmente affezionato a quel luogo ed a quella comunità.

È bastato poco per chiamare chi si trovava in quel momento in piazza Marina. Anche le ragazze si sono avvicinate. Tutti in posa sul muretto, quello dove ci sedevamo per guardare le partite di bocce. Dietro a pochi metri dalla ferrovia c’era il filo per stendere i panni, a destra la fontanella, a sinistra i ponti che caratterizzano il piccolo borgo marinaro.

Uno scatto, uno solo ed ecco che un momento di vita vissuta resterà immortalato per sempre. Rivedersi giovani, con i capelli lunghi, con espressioni spensierate è struggente, ti ricorda che il tempo passa, che non lo puoi fermare. Eppure, quella foto racchiude una comunità, un’entità precisa, unica, come, del resto, lo sono tante altre.  

Quel giorno nessuno di noi avrebbe mai pensato di vivere un momento di vita che sarebbe stato possibile ricordare e tramandare a chi verrà dopo noi. E non voglio scrivere i nomi di chi c’era, non ora, non più, adesso non potrei.

Gli sguardi dei giovani e degli anziani in posa esprimono l’animo di una comunità, meglio di come possa fare qualunque parola o pensiero. Diversi per età, spesso antagonisti e polemici, divisi dalla politica, dal calcio, ma pur sempre appartenenti agli stessi luoghi ... alle stesse strade ... al rumore del mare ... ai ponti della ferrovia ... allo stabilimento che produceva olio di sansa ... alla Torre ... allo scoglio ... al tabacchino ... alla piazzetta ... alle bocce di quel giorno ... a Petronio ... a quel muretto ... a quel momento, triste e bello nello stesso tempo.

Tutti, anche quelli che quel giorno non c’erano, anche quelli che non ci sono più, appartenevamo ed apparteniamo allo stesso borgo marinaro, alla stessa famiglia, a quella dei Torremuzzari.

Si, perché non siamo nient’altro. Solo pensieri ed immagini di chi ci sta di fronte, di chi abbiamo incontrato nella nostra strada, di chi anche senza volere ci tiene in un angolino della sua memoria.

sabato 31 ottobre 2020

Whirpool, prendi i soldi e scappa

La vicenda Whirpool di Napoli è emblematica. La delocalizzazione delle fabbriche italiane non è una novità. È solo l’ultimo episodio di una lunga serie

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da startmag.it

I dipendenti della Whirpool di Napoli sono stati ‘esentati dal rendere la propria prestazione lavorativa presso il sito e qualsiasi accesso non autorizzato sarà perseguito a termini di legge’. Per questo motivo i lavoratori hanno deciso di iniziare da subito il presidio dei locali dell’azienda. La vicenda per loro non è conclusa, e come potrebbe esserlo.

Dopo 18 mesi di lotte e di scioperi, con un messaggio telefonico, sono stati licenziati 400 addetti, ma il numero raddoppia se consideriamo anche l’indotto. A nulla sono valsi i tentativi di mediazione del Governo. La multinazionale statunitense negli ultimi anni ha ricevuto circa cento milioni di euro di aiuti pubblici per continuare a produrre nella città campana. Ed altri poteva riceverne, ma nulla è riuscito a far cambiare opinione agli amministratori dell’azienda produttrice di elettrodomestici.

La vicenda della fabbrica della Whirpool di Napoli è solo l’ultima di una lunga serie. Le imprese italiane ed estere acquisiscono i marchi più famosi del Made in Italy, approfittano degli aiuti statali e, infine, delocalizzano. Spesso si tratta di aziende che producono utili e lavoro, ma, nonostante ciò, si trasferiscono all’estero, perché? La risposta è ovvia: tutto è fatto in funzione della produttività. È la logica del capitalismo, è, cioè, la logica del profitto a tutti i costi. L’obiettivo degli imprenditori non è il benessere dei lavoratori e delle comunità dove le aziende hanno la sede e gli stabilimenti, ma l’arricchimento dei proprietari.

Con la globalizzazione le opportunità di accumulazione del capitale hanno varcato i confini nazionali, per cui spesso è più conveniente produrre nei paesi dove il costo del lavoro e delle materie prime sono più bassi.

Intanto, un’altra fabbrica del Sud chiude i battenti. E centinaia di lavoratori si ritrovano senza un’occupazione stabile. È una sconfitta della politica e degli imprenditori italiani. È la sconfessione dell’efficacia del Decreto Dignità introdotto dal Governo ‘pentaleghista’ e, voluto, in particolare da Luigi Di Maio. È la disfatta dell’operato del ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli e dell’azione dei sindacati.

Ed è la dimostrazione dell’inutilità delle politiche di incentivi statali alle imprese private. I finanziamenti e le agevolazioni concesse per garantire i posti di lavoro non bastano, occorrono politiche industriali e piani di investimento pubblico nel medio-lungo periodo. Fino a quando la logica sarà solo quella del profitto, le delocalizzazioni continueranno, specie nel Sud Italia, ed a pagarne le conseguenze saranno sempre e solo i lavoratori.

Fonte televideo.rai.it

giovedì 29 ottobre 2020

Siamo proprio sicuri che a vincere sarà Joe Biden?

I sondaggi per l'elezione del Presidente degli Stati Uniti d'America danno Donald Trump indietro rispetto all’altro candidato, Joe Biden. Nonostante ciò, ci sono alcune circostanze che potrebbero smentire le previsioni, ecco quali

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Donald Trump e Joe Biden

Di solito il Presidente uscente viene riconfermato. La circostanza si ripete dal 1993 e Donald Trump è al termine del primo mandato. Una sua rielezione, quindi, non è da escludere.

Tutti ricordano come andò quattro anni fa quando la candidata democratica, Hillary Clinton, era data per favorita. L’ex first lady pur avendo ottenuto, in valori assoluti, più voti del suo avversario non venne eletta. Sarebbe stata la prima donna a capo della Casa Bianca.

La sorpresa dell’indipendente e miliardario Donald Trump fu determinata da una campagna elettorale aggressiva, in perfetto stile sovranista, lo stesso che sta caratterizzando molti governi in tutto il mondo. Allora il popolo americano, soprattutto quello della provincia, votò in massa per l’attuale Presidente. Quello è stato un voto contro l’establishment democratico. Un rifiuto della élite di potere che da otto anni stavano guidando il Paese a stelle e strisce.

Del resto, la Sinistra non fa più la Sinistra da tempo, anche quella super soft degli Usa. Joe Biden, l’avversario di Trump è la sublimazione di questo decadimento ideologico. Rappresenta una classe dirigente autoreferenziale, lontana dai bisogni ‘reali’ di milioni di persone, soprattutto lavoratori.

I cambiamenti sociali ed economici che i 'liberal' d'oltreoceano propongono non sono adeguati a limitare le disuguaglianze e le ingiustizie provocate dal sistema economico capitalista. La riforma sanitaria approvata durante la presidenza di Barak Obama (Biden era il suo vice) è parsa agli elettori progressisti ‘poca cosa’ rispetto ai bisogni dei ceti sociali più deboli. Nessun presidente democratico è mai riuscito ad imporre delle limitazioni alla vendita di armi o ad introdurre un sistema di welfare degno di questo nome. È sempre prevalsa la logica del profitto, che è il mantra ideologico della maggioranza degli americani.

Il Partito democratico non ha saputo proporre neanche un candidato nuovo, lontano dai vecchi schemi di palazzo. La Sinistra americana non riesce ad imporsi e quella democratica non sa rinnovarsi. I vecchi ed i nuovi leader non si impegnano ad attuare un cambiamento radicale della società americana, ma si limitano ad opporsi alle bizzarrie del Presidente uscente. Troppo poco. Un partito senza ambizioni, senza un seguito popolare non può fare molta strada.

Tuttavia, come già avvenne nel 2016, a pochi giorni dal voto sembra che l’esponente democratico possa farcela. Sembra, appunto. Non possiamo affermare con certezza chi sarà eletto, ma se dovesse prevalere Joe Biden a vincere non sarebbe il candidato democratico, ma la certificazione di una sconfitta: quella dell’arroganza e della presunzione di Donald Trump. 


giovedì 22 ottobre 2020

144 milioni di bambini soffrono di malnutrizione cronica

Il rapporto 'La Malnutrizione infantile e l’impatto del Covid-19pubblicato da Save the Children conferma la crescita delle disuguaglianze causata dalla pandemia 

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Campo profughi- (foto da facebook.it)
'La malnutrizione cronica colpisce nel mondo 144 milioni (circa il 21% del totale) di bambini sotto i cinque anni. A sostenerlo è Save the Children. Uno su due (78,2 milioni) vive in Asia, quattro su dieci (57,5 milioni) in Africa’. Di questi 47 milioni sono affetti damalnutrizione acuta’. 

La crisi causata dal Covid-19 potrebbe far cadere 27 Paesi ‘nella peggiore crisi alimentare di sempre, per l’impatto congiunto di crisi economica, insicurezza e instabilità politica, condizioni climatiche e malattie di origine animale’.

Secondo il rapporto ‘circa 6,7 milioni di bambini sotto i 5 anni potrebbero soffrire di malnutrizione acuta entro la fine di quest’anno’ ed il numero di quelli che vivono in famiglie povere potrebbe aumentare di 117 milioni.

Il Coronavirus sta aggravando anche le condizioni ‘socioeconomiche’ delle popolazioni che vivono in alcune aree. 1,6 milioni di bambini, a causa della pandemia non sono potuti andare a scuola e molti non hanno potuto usufruire della didattica a distanza. Con la conseguenza che, sottolinea il Report, ‘368,5 milioni di bambini non hanno potuto accedere neanche ad un pasto completo al giorno’.

Ed ancora. Un bambino su sei vive in paesi ‘fragili o flagellati da conflitti e guerre civili. Questo li espone a gravi forme di malnutrizione. Nel mondo ‘160 milioni di bambini crescono in aree soggette a siccità, mentre un altro mezzo miliardo si concentri in aree ad alto rischio di alluvioni e di tempeste’.

La pandemia, le guerre, i cambiamenti climatici, sono un mix micidiale per milioni di individui, soprattutto bambini. Con il Covid-19 aumentano le disuguaglianze. I ricchi continuano ad accrescere i loro patrimoni, mentre milioni di bambini si aggiungeranno a quelli che già oggi soffrono di fame e di malnutrizione. 

Le crisi economiche e sanitarie non sono uguali per tutti, ma sono un’ulteriore occasione per creare nuove ingiustizie ed il Rapporto di Save the Children ne è la conferma.

Fonte savethechildren.it

domenica 18 ottobre 2020

Pensionati: i 'furbetti' dei paradisi fiscali

Mentre si cerca di attrarre nel nostro Paese i pensionati stranieri, la fuga di quelli italiani continua

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da lindro.it
Non solo imprese e facoltosi imprenditori si trasferiscono all’estero per pagare meno tasse, adesso a farlo sono anche i pensionati italiani. Nel 2019 secondo i dati Inps erano 388 mila. La maggior parte lo fa per ragioni familiari e gli assegni sono mediamente bassi, circa 259 euro. Ma ci sono anche pensionati che percepiscono assegni più consistenti e che hanno deciso di andare ad abitare all’estero per pagare meno tasse. I paradisi fiscali sono in diversi paesi, alcuni fanno parte dell’Unione europea. La metà preferita dagli italiani è il Portogallo. Clima mite e comunità accoglienti dove i redditi dei pensionati ‘non abituali’ sono esentati dal pagamento delle tasse per dieci anni. Unica condizione richiesta dal governo portoghese è la dimora per sei mesi all’anno. I nostri connazionali che nel 2019 hanno usufruito di questa agevolazione fiscale erano 2.897 ed hanno ricevuto mediamente dall’Inps 2.719,99 euro al mese.

Altra meta degli italiani è Cipro. Qui i ‘furbetti’ residenti sono circa 200. Essi godono di una no tax area fino a 19.500 euro all’anno. Questo significa che chi ha una pensione di 1.500 euro al mese non paga nulla, fino a 2.500 euro versa il 2,5%, che diventa il 3% fino a 3.500 euro. Chi ha una pensione superiora paga il 3,5% di tasse.

Malta è stata scelta da circa cento italiani. Il sistema fiscale prevede un’aliquota fissa del 15%.

Infine, la Tunisia, dove l’80% del reddito imponibile è esente. La tassazione, cioè, è solo sul restante 20%. L’aliquota è progressiva, quella massima è del 35% ma riguarda solo i redditi sopra i 50.000 euro.

Per frenare questo fenomeno il Parlamento ha introdotta con la Legge di Bilancio del 2019 (corretta con il Decreto crescita) un’imposta sostitutiva del 7%. I pensionati italiani o stranieri residenti all’estero ne possono usufruire per dieci anni se si trasferiscono in un piccolo Comune del Sud che ha meno di 20 mila abitanti.

I furbetti della pensione si aggiungono alle grandi e medio-piccole imprese che hanno delocalizzano o trasferito le loro sedi nel paradisi fiscali. Quello che è paradossale è che alcuni di questi paesi fanno parte dell’Unione europea. Abbiamo un mercato economico comune, la libera circolazione di merci e persone, la stessa moneta e la stessa Banca centrale, ma sistemi fiscali diversi. Fino a quando dovremo assistere a queste 'furberie' degli Stati, delle imprese ed ora anche dei pensionati?

Fonte inps.it

sabato 10 ottobre 2020

Covid-19, è in arrivo la seconda ondata

Per la prima volta i nuovi casi di Covid-19 registrati in un solo giorno in Europa sono stati oltre 100 mila, ormai è chiaro, la seconda ondata della pandemia è iniziata, ed ora?

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella
(Foto da @chetempochefa)

Il Ministro della Salute, Roberto Speranza, pochi giorni fa ha dichiarato che ‘sarà un autunno di resistenza’ ed ancora che saranno mesi da affrontare ‘con il coltello tra i denti’. Il numero dei contagiati continua a crescere. Coloro che in queste settimane hanno minimizzato sulla pericolosità del Covid-19 sono stati smentiti dai fatti ancora una volta. La situazione peggiora in Europa. In un solo giorno i nuovi casi di Coronavirus sono stati oltre 100 mila. Record in Russia e nei Paesi dell’Est e continuano a crescere in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna ed ora anche in Germania ed Italia. Chiudono interi quartieri delle città e tornano le limitazioni alle attività di ristorazione e sportive. I Governi reintroducono l’obbligo delle mascherina all’aperto ed il divieto di assembramenti anche tra conoscenti e parenti. Ma è solo l’inizio.

Il nostro Paese sembrava un’oasi felice, invece non è così. L’epidemia sta riprendendo vigore. Non solo, stavolta i focolai pandemici sono diffusi su tutto il territorio nazionale. Si ha la sensazione che tutte le precauzione prese finora non siano state sufficienti a contenere i contagi. Il ‘liberi tutti’ o quasattuato durante la stagione estiva ha creato le condizioni per la diffusione del virus.

Senza considerare il fatto che ancora non sappiamo quali saranno gli effetti che causerà il rientro a scuola. I primi dati, al di là delle rassicurazioni della ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, non sono confortanti. Non c’è istituto dove non si registra qualche caso di positività. Alcune scuole sono già in Dad. Come era facilmente prevedibile le misure di contenimento stanno limitando i contagi, ma non riescono ad impedirli.

La seconda ondata della pandemia è arrivata in anticipo rispetto alle previsioni degli esperti. Sarà un autunno piuttosto complicato anche perché sarà difficile distinguere i sintomi del Coronavirus con quelli dell’influenza stagionale. Solo i tamponi potranno accertare se la febbre sarà dovuta all’uno o all’altro virus. Gli ospedali e i laboratori di analisi reggeranno una nuova situazione di criticità? E, soprattutto, riusciremo a limitare le terapie intensive ed i decessi? Una risposta certa non può esserci, possiamo solo fare gli scongiuri o pregare, ma soprattutto continuare a adottare tutte le precauzioni che da mesi gli esperti ed i politici, tranne qualcuno, ci spiegano e ci invitato a rispettare.

martedì 6 ottobre 2020

Il Covid-19 sta accentuando le disuguaglianze

Uno studio pubblicato da Istitute for Policy Studies evidenzia come ‘le risposte pandemiche e imperfette abbiano ampliato le divisioni economiche, razziali e di genere di lunga data’

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Foto da ips-dc.org

Negli Stati Uniti i morti per Covid-19 sono circa 200 mila, lo stesso numero di deceduti con i bombardamenti di Hiroshima e Nagasaki. Non solo, sono di più delle vite americane perse nella guerra in Vietnam, l’11 settembre e la Prima guerra mondiale messe insieme. Ora, dopo aver minimizzato per mesi sulla diffusione della pandemia, anche il presidente degli Stati Uniti d’America, Donald Trump, è risultato positivo al Covid-19. Chissà se è ancora convinto del fatto che ‘la malattia non colpisce praticamente nessuno’. Evidentemente il Presidente uscente degli Usa si riferiva ai suoi amici miliardari. I ricchi hanno meno probabilità di contagiarsi. Le ragioni sono ovvie. Non vanno al lavoro. Non devono spostarsi affollando i mezzi di trasporto ed i luoghi di ritrovo che frequentano sono ‘esclusivi’. Non solo. Secondo Ips molti di essi hanno visto le loro ricchezze ‘espandersi nel periodo della pandemia’.

La ricchezza di circa 600 miliardari statunitensi è cresciuta notevolmente. Quella dei cinque più ricchi è aumentata ancora più velocemente. ‘Jeff Bezos (Amazon), Bill Gates (Microsoft Corporation), Mark Zuckerberg (Facebook Inc.), Warren Buffet (Berkshire Hathaway) ed Elon Musk (Tesla, SpaceX, Neuralink e The Boring Company) hanno visto un aumento del 59% della loro ricchezza tra il 18 marzo ed il 20 settembre è passata da $ 358 miliardi a $ 569 miliardi’.

Nello stesso tempo l’epidemia sta colpendo soprattutto i ceti sociali più deboli. Gli stessi che pagheranno più pesantemente gli effetti della crisi. In particolare, essi avranno maggiori possibilità di perdere il posto di lavoro.

Il tasso di mortalità negli Usa è simile a quello di altri paesi in via di sviluppo ‘altamente diseguali’ come Brasile e Messico. Percentuale che è superiore rispetto a quella delle nazioni sviluppate più ‘egualitarie’ e con un buon sistema sanitario pubblico come Italia e Germania. Non solo, i decessi per Covid-19 dei neri americani sono doppi rispetto a quelli delle altre razze del continente.

Il Coronavirus sta facendo emergere le criticità tipiche del sistema economico capitalistico. Anziché ridurre le ingiustizie le sta aggravando. I ricchi sono sempre più ricchi ed hanno meno probabilità di ammalarsi ed in ogni caso possono avvalersi dei migliori centri di cura in caso di contagio. Non rischiano il posto di lavoro e comunque dispongono di patrimoni che gli garantiscono la stabilità economica. No, nonostante i progressi delle tecnologie produttive e della crescita culturale dei ceti più disagiati, continuano ad aumentare le disuguaglianze e le ingiustizie, quando cominceremo a cambiare rotta?

Fonte ips-dc.org


venerdì 2 ottobre 2020

Giro d’Italia 2020, in Sicilia le prime quattro tappe

L’accordo stipulato nel 2019 tra la Regione e RCS Sport ha consentito la realizzazione, dopo 42 anni, del Giro di Sicilia ed ha riportato la Corsa Rosa nell’isola, dove si svolgeranno le prime quattro tappe dell'edizione del 2020

di Giovanni Pulvino (@PulvinoGiovanni)

Agrigento (foto da giroditalia.it)

Dopo tanti anni di esclusioni dal percorso del Giro d’Italia, la Sicilia torna ad essere protagonista in una delle corse ciclistiche più importanti al mondo. Le prime quattro tappe della 103ª edizione della Corsa rosa si svolgeranno in Sicilia. Per gli isolani sarà un’occasione unica per far conoscere le bellezze paesaggistiche ed architettoniche della loro terra. 

Si comincerà con la Monreale-Palermo. Una cronometro di 15,1 Km. Il percorso prenderà il via dalla magnifica cattedrale di Monreale e percorrerà il centro storico del capoluogo siciliano

Giorno 4 si svolgerà la Alcamo-Agrigento. I 149 km del percorso inizieranno con qualche asperità, poi i corridori percorreranno il litorale occidentale dell’isola dove la strada è quasi tutta pianeggiante. L’arrivo, nel magnifico scenario della valle dei Templi di Agrigento, è di quelli da non perdere.

La terza tappa Enna - Etna è di 150 km. Per molti sarà l’occasione per conoscere le asperità che caratterizzano gran parte del territorio della Sicilia. Sì, perché l’isola non è solo mare e colline, ma anche valli e montagne. Il percorso si snoderà nelle strade interne, per concludersi nello scenario lunare del vulcano più grande d’Europa. Tratto finale per scalatori, con arrivo al Gpm di Linguaglossa - Piano Provenzana.

La quarta tappa siciliana del Giro partirà da Catania e si concluderà a Villafranca Tirrena. 140 Km con un insidioso Gpm a Portella Mandrazzi, ma siamo a metà percorso. Tratto finale pianeggiante ed arrivo in una cittadina che si trova sul litorale tirrenico della Sicilia. 

La Corsa rosa farà per la prima volta il giro dell'isola, attraversandola, inoltre, da sud a nord. Sarà un’occasione per conoscere un’altra Sicilia, quella delle valli e delle montagne. Sarà una novità per molti. Sarà, nonostante i problemi causati dal Covid-19, una festa di sport ed uno scenario perfetto per i campioni del ciclismo internazionale. E di certo, sarà la corsa della vita per il siciliano Vincenzo Nibali e non solo.

Fonte giroditalia.it